Il 2018 è appena passato ed è tempo di fare bilanci. Ecco a voi i migliori prodotti televisivi del 2018! Serie tv, miniserie e film per la televisione.
Negli ultimi dieci episodi rilasciati da Netflix lo scorso sei agosto, Vince Gilligan ha portato il suo magistero a livelli inusitati. La sceneggiatura ideata per la quarta stagione di Better Call Saulrasenta i limiti della perfezione, rendendo ogni episodio un vero e proprio gioiello, impreziosito da una fotografia che sublima il genio creativo di Gilligan.
La morte di Chuck ha spalancato definitivamente le porte all’ascesa di Saul Goodman e alla conseguente sottomissione interiore del Jimmy McGill che avevamo imparato a conoscere nelle prime tre stagioni. Il machiavellismo latente in Jimmy, è venuto fuori in tutta la sua preponderanza in Saul, culminando nella messa in scena dell’episodio finale, che ha dato ufficialmente vita al personaggio già noto in Breaking Bad.
Saul è un uomo pronto a prendersi ciò che gli spetta e che per troppo tempo gli è stato negato. Nel fare ciò, come mostratoci nell’ultima parte di stagione, è pronto a sacrificare anche Kim, che per lui è stata amante, complice di malefatte e unico sostegno nel suo periodo più buio. La forza e l’amore di una donna temeraria come Kim sembrano così essere annichiliti dalla falsità di un uomo che sembra non aver mai conosciuto.
La quarta stagione ci ha inoltre mostrato come Gus Fring abbia posto le basi per la creazione del suo impero. Nel fare ciò, Gilligan ha saputo esplorare con grande maestria la figura di Mike, rivelandone l’ambivalenza e mostrandoci le scelte che rappresenteranno per lui un punto di non ritorno. Figura che merita una nota di merito, inoltre, è sicuramente quella di Lalo Salamanca, personaggio di grande interesse e che certamente dovrà mostrare ancora molte delle sue carte, nel sostituire lo zio Hector alla guida degli affari di famiglia.
In attesa di una quinta stagione che probabilmente riannoderà le fila della vicenda e ci dirà qualcosa in più sul misterioso tassista del primo episodio, ricollegandosi alla serie madre, Better Call Saul 4 rimane uno dei migliori prodotti seriali del 2018.
(a cura di Alessio Corsaro)
2) Mr. Robot 3
Tra le migliori serie TV di questo 2018, spicca senza ombra di dubbio la terza stagione di Mr. Robot. Una stagione davvero avvincente che vede arrivare all’apice la lotta tra la F Society e la E(vil) Corp con l’intromissione della Dark Army, il gruppo di hacker cinesi che supervisionano tutto, come dei veri e proprio deus ex machina. Avevamo lasciato il povero Elliot Alderson con un proiettile nello stomaco, dopo una seconda stagione letteralmente ai confini della realtà, in cui la malattia mentale del personaggio interpretato da Rami Malek aveva probabilmente toccato il suo apice. Nel frattempo, la lotta a colpi di codici binari era andata avanti, senza guardare in faccia nessuno. Tantissime le domande, pochissime le risposte. Tra cui, chi è Whiterose? Il collasso sembra essere ormai imminente, l’adrenalina sale puntata dopo puntata. Fino a raggiungere il culmine con le ultime tre, da manuale del cinema. La perfetta e concreta definizione di piano sequenza, montaggio parallelo e montaggio alternato. E ovviamente, il cliffangher finale che farà fremere tutti noi nell’attesa della quarta ed ultima stagione.
Mr. Robot deve moltissimo a Fight Club, inteso sia come il film targato David Fincher, sia come libro firmato dal grandissimo Chuck Palahniuk. Il voler ribaltare completamente la società odierna dal consumismo sfrenato potrà sembrare una scelta tematica anacronistica ma il punto di forza di Mr. Robot è proprio quello di non scadere nella retorica “anti”. Vengono esplorate anche le conseguenze nella loro completezza e nefandezza. La crisi senza fine a cui la società intera è costretta ad entrare a causa di un sistema tanto ingiusto ed iniquo quanto conclamato e radicalizzato. Chiunque perde qualcosa, anche la sua identità. Ed è proprio questo un secondo punto di forza, la costante messa in discussione dell’identità di tutti i protagonisti, costretti a fuggire ed a rischiare la propria vita da qualcuno di potente. Perché qui, si dà la caccia a Mr. Robot e non ad Elliot Alderson.
La serie prodotta da USA Network è disponibile in Italia sul canale a pagamento Premium Stories, su Infinity e su Amazon Video.
(a cura di Lorenzo Pietroletti)
3) Bojack Horseman 5
La quinta stagione di Bojack Horseman è la consacrazione di un capolavoro. Nel 2018 la serie ha confermato la sua caratura artistica, con pochi degni rivali nel mondo delle serie animate. Gli autori hanno dimostrato la capacità di rinnovare i contenuti e la storia con grande abilità e creatività. Vediamo Bojack alle prese con il suo nuovo programma di successo, Philbert, un poliziesco in cui lui veste gli abiti di un detective pieno di rimorsi e oscuri segreti. Il conflitto interiore che vive Bojack nell’interpretare Philbert si carica di tutte le colpe e le responsabilità del protagonista, ed esplode in una vera e propria nevrosi. Philbert è una grande trovata narrativa per esplorare la psiche del protagonista e aggiungere alla serie un ulteriore risvolto. Tutto ciò esplode nell’undicesimo episodio, The Showstopper, costruito in maniera impeccabile, sotto il punto di vista visivo e narrativo. Senza dubbio la spannung di questa quinta stagione, se non dell’intera serie.
Bojack non è però il solo a vivere il suo dramma. Tutti i personaggi che orbitano intorno a lui in questa stagione assumono caratteri molto più approfonditi e indipendenti. Le loro storie sono sotto-trame precise e ben delineate, e ci raccontano le loro tragedie personali come siamo stati abituati a vedere per Bojack. Soprattutto le storie di Diane e Miss Carolyne contribuiscono a quel tono drammatico che in questa quinta stagione viene portato all’estremo del pathos. Come accade a Bojack nel sesto episodio, Free Churro, altra puntata da menzione d’onore. Al funerale della madre, perno narrativo fondamentale della quarta stagione, Bojack recita un lungo e appassionato monologo sul rapporto complesso e ambivalente con la defunta Beatrice. L’inquadratura fissa su Bojack per tutta la durata dell’episodio è un esperimento raro per qualsiasi opera analoga, ma riuscitissimo. Ennesima prova delle vette elevatissime che questa punta di diamante di Netflix può raggiungere.
(a cura di Leonardo Di Nino)
4) Atlanta 2
Dopo il successo di pubblico e critica che le è valso due Golden Globe, Atlanta torna con una seconda stagione di grande livello. Glover ha dimostrato nuovamente non solo di essere un bravo attore, ma anche un ottimo regista e scrittore. È il tipo di realizzazione che ti sconcerta positivamente, una serie intelligente e profonda capace di essere estremamente divertente e ben curata in ogni aspetto. E’ un dramma che diverte ed è una commedia che punge facendo riflettere. Atlanta è probabilmente una delle migliori serie in circolazione proprio per la sua capacità di cambiare forma e apparire sempre la stessa. Uno show camaleontico dove le trasformazioni lasciano inalterata la qualità.
I suoi 4 personaggi principali raccontano la vita afroamericana contemporanea con lo stile di una commedia indipendente. Questa serie targata FX ha tanto contenuto artistico differente al punto che non sembra volersi definire completamente, lasciando aperta la possibilità di scoprire sempre qualcosa di nuovo guardandola. È una serie che si può facilmente descrivere ma che diventa molto difficile da spiegare completamente. Se non avete visto la nuova stagione correte a recuperarla, se non avete visto nemmeno la prima… correte più forte.
Nel 2018 si è conclusa la seconda stagione di Westworld(già rinnovata da HBO per una terza in uscita nel 2020), ed è ora di tirare le somme. Nella prima stagione, il pubblico è stato introdotto nel parco giochi per adulti, popolato da androidi completamente identici nell’aspetto e nelle emozioni agli umani, progettati allo scopo di divertire e realizzare qualsiasi fantasia passi per la testa dei paganti.
A differenza della prima serie, Westworld 2 manca del profondo aspetto filosofico che rendeva la capostipite una delle più interessanti novità degli ultimi anni. Sia chiaro, le domande morali, le diverse linee temporali e i flashback confusionari son sempre presenti, ma hanno un impatto minore all’interno di una storia che risulta piuttosto semplice, con molti momenti morti.
Nella seconda parte della storia si raddoppia l’azione con la ribellione dei robot guidata da Dolores (Evan Rachel Wood). Ma le parti in cui Westworld 2 riesce a brillare e ad emozionare veramente sono nell’esplorazione e nella conoscenza di nuovi mondi e personaggi. In aggiunta è interessante vedere come nel momento in cui gli androidi acquisiscono le proprie emozioni assieme al desiderio di fuggire dal parco e di trovare una strada verso la libertà, diventano succubi delle tipiche paure umane, oltre alla silenziosa onnipresenza della tecnologia, lo sfruttamento degli oppressi, la lotta per l’autorealizzazione e l’orribile presa di coscienza nella creazione dell’immortalità digitale.
Akane no Mai (episodio 5) e Kiksuya (episodio 8) si concentrano rispettivamente sullo Shogun World e la comunità dei nativi di Westworld , entrambi episodi eccellenti. Grandiosi anche gli episodi di flashback, come Reunion (episodio 2) e The Riddle of the Sphinx (episodio 4), hanno mostrato che c’è ancora una storia da raccontare sulle origini del parco e su William (Jimmi Simpson) e nella storia dell’Uomo in Nero (Ed Harris).
La storia subisce un leggero calo nella “rivoluzione dei robot”, durante le azioni di Dolores all’indomani della morte di Ford (Anthony Hopkins) e nella cronologia del “presente” con Karl Strand (Gustaf Skarsgård) e il suo team armato giunto nel parco per sistemare le cose. La linea temporale corrente è poco rilevante alla storia e piena di personaggi poco coinvolgenti (Charlotte, Elsie, Stubbs e perfino il continuo stato confusionale di Bernard presenta troppe lungaggini). Bello e per nulla scontato il finale con il “Valley Beyond “, Maeve e la fuga di Dolores che fan presagire in attesa della terza stagione, post-credit inclusi.
Il nome che Ford ha dato al suo nuovo racconto poco prima della sua morte è stato “Journey Into Night”e Westworld 2 prende appropriatamente quel titolo in vista della terza stagione, poiché è un viaggio ancora più oscuro nel lato oscuro dell’umanità e della disumanità.
(a cura di Tommaso Parapini)
6) The Americans 6
Fin dalle prime stagioni, The Americans, serie prodotta da Fx e mandata in onda in Italia da Fox, ha fatto del proprio realismo di fondo la sua arma vincente.
Sei lunghi anni di glorioso trionfo, cosparsi di premi e candidature, hanno fatto di The Americans una serie cult ed una delle migliori del genere storico. Immense le interpretazioni dei due protagonisti Keri Russell e Matthew Rhys.
Non diremo di più, poiché la sesta stagione chiude questa credibile epopea storica, pertanto, silenzio assoluto. Godetevi un finale da urlo.