È una stagione importante per Netflix con diversi film, ultimo tra questi Bird Box con Sandra Bullock.
Dopo La ballata di Buster Scruggs dei Coen e Roma di Cuaron il colosso dello streaming americano porta sulla sua piattaforma il nuovo film di Susanne Bier, già vincitrice di un Oscar al miglior film straniero nel 2010 con In un mondo migliore. Come per i due film citati anche Bird Boxha ricevuto una distribuzione nelle sale, sebbene più ridotta e circoscritta ad Inghilterra e USA.
Il film, che è disponibile in tutto il mondo dal 21 dicembre, racconta la storia di Malorie (Sandra Bullock), una donna incinta che si ritrova catapultata in un mondo post apocalittico. La terra è infatti invasa da un’entità misteriosa che fa impazzire le persone conducendole al suicidio. L’unico modo per evitare di essere “infettati” è quello di non guardare il mondo esterno. Malorie, che al momento del contagio si trovava in macchina con sua sorella, viene salvata dalla moglie di Douglas (John Malkovich), che insieme ad altre persone si è chiuso nella casa del vicino per salvarsi dalla follia che regna per strada.
Durante il film la narrazione si alterna su due livelli temporali diversi.
Una riflessione dunque sullo sguardo, dopo quella sulla parola di A Quiet Place.
Una sorta di abisso che ci sussurra parole rassicuranti, ma che dopo essere stato osservato non lascia scampo. Uno sguardo che, seppure sia esterno, è senza dubbio anche interiore. Sta forse qui la chiave per comprendere la natura di questa entità malvagia, ma una spiegazione vera e propria non viene mai data allo spettatore. Se da un lato la tensione può giovarne, si ha un po’ la sensazione che si tratti più di un espediente piuttosto facilotto e comodo
Visivamente è molto efficace la scelta di usare in maniera insistente la soggettiva. Susanne Bier ci mostra infatti spesso l’immagine del mondo filtrato dalle bende che i personaggi sono obbligati ad indossare. Un ottimo espediente che ci accompagna per tutta la pellicola che sostiene l’alta tensione che si raggiunge in certe scene.
Un film dunque che, fra alti e bassi, funziona, anche grazie alle ottime interpretazioni degli attori, in particolare Sandra Bullock e Trevante Rhodes. Un buon thriller che parte da una base forte ma che si perde di tanto in tanto e che non espone in maniera netta e chiara gli elementi che mette in gioco. Il tema della maternità è ad esempio toccato (anche in maniera importante in certi tratti), ma non porta ad una vera presa di coscienza di alcun tipo da parte dello spettatore. Un film comunque consigliato ed una buona produzione Netflix che continua il momento positivo con un altro film di buon livello.
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