Film blu: una grande partitura – Musica e film

Film blu
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Film blu apre la memorabile trilogia dei Tre colori di Krzysztof Kieślowski.

Lo spunto dei colori della bandiera francese si trasforma in una regia ricca di strutture cromatiche che trasmigrano in altrettanti simboli. Mentre però in Film bianco e Film rosso la drammaturgia del colore è piuttosto estesa, in Film blu ha ancora un carattere sperimentale. Il suo utilizzo è limitato alla costruzione di specifiche inquadrature. Ciò che invece accomuna le tre pellicole è una storia d’amore incomunicabile e la sua problematica risoluzione. 

In Film blu la narrazione parte proprio dalla fine di una relazione. In un incidente stradale muore Patrice de Courcy, compositore di fama internazionale e marito di Julie. Da qui la vedova inizia la sua personale damnatio memoriae, cercando di eliminare tutti i ricordi che ha del defunto marito. Dalle sue proprietà immobiliari e monetarie alla partitura che ha lasciato incompleta.

Film Blu

Un tòpos preso in prestito alla storia della musica.

L’Incompiuta di Schubert e la decima sinfonia di Beethoven. La Turandot di Giacomo Puccini, e la celeberrima Messa da Requiem di Mozart. Decine di esempi di composizioni avvolte nella leggenda e nel mistero, perché orfane del loro autore durante la loro scrittura. Così le ultime pagine di Patrice, una complessa composizione poli-orchestrale da eseguirsi in contemporanea da dodici orchestre diverse in dodici capitali d’Europa.

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Il respiro unitario e internazionale di quest’opera incompiuta si riallaccia al motto francese “Libertè, egalitè, fraternitè”, al quale la trilogia è ispirata. La stessa libertà che autorizza Julie a cancellare il proprio passato e a vivere la sua nuova vita come meglio crede. Non può però tirarsi indietro di fronte ai fantasmi che si ripresentano di volta in volta. La fama del marito, il suo collaboratore Olivier, l’amante di Patrice e, su tutti, questa partitura. Il film è in buona sostanza la storia di questo Concert pour l’Europe, simbolo del passato di Julie che persiste nel suo presente. 

Non solo un simbolo narrativo, ma una vera e propria struttura sonora.

Quando sentiamo Julie leggere al pianoforte gli appunti del marito, ascoltiamo quello che è un vero e proprio leitmotiv del film. Questo motto musicale accompagna tutti i momenti di fragile emotività della protagonista.

In questo modo è il film stesso a diventare una partitura. Il sonoro di questo film è in corrispondenza biunivoca con la storia. La partitura, oggetto della narrazione, si estende a pilastro della pellicola. Da musica diegetica, suonata al pianoforte da Julie, diventa colonna sonora del film.

Anche la carica simbolica di questa musica si proietta su tutta la storia. I rintocchi che assillano Julie le ricordano che non può fuggire dal proprio passato. Così alla fine decide di completare la sinfonia, accettando l’aiuto di Olivier. Solo in questo gesto di dovere nei confronti del marito lei ritrova la libertà. La vera libertà perduta, che le permette finalmente di vivere ed accettare un nuovo amore.

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Nel finale ascoltiamo un episodio più corposo di quest’opera, finalmente completa.

Così si chiude la narrazione circolare di Film blu. L’arbitrio caotico e casuale a cui Julie decide di cedere il suo destino trova alla fine un ordine granitico nelle armonie tonali intonate dal coro e nel compimento della bozza dell’opera. La vera protagonista del film, che ne determina lo sviluppo e la forma, è proprio la musica, forza primitiva come gli impulsi contrastanti che vive Julie. E da lei riprende la forza e la direzione giusta per ricominciare davvero a vivere.

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