5. “Mamma diceva sempre che morire fa parte della vita”
Magari non fosse così. Le due traiettorie dei protagonisti, Forrest e Jenny, si sfiorano e allontanano per tutta la vita a partire dal loro primo incontro. Il modo in cui il film affronta la morte della protagonista è candido e fanciullesco come solo Forrest Gump può essere.
Questo snodo narrativo ci ha regalato uno dei monologhi più belli di sempre sulla morte. Il film non ci chiarisce però il motivo della morte di Jenny. Si accenna ad una malattia che i dottori non sono stati capaci di guarire, alludendo forse all’AIDS.
Jenny raschiò il fondo del baratro della droga e della prostituzione, quindi l’ipotesi è lecita. La conferma la abbiamo proprio dal libro Gump&Co. in cui apprendiamo che Jenny è morta di Epatite C, un ceppo virale non ancora isolato negli anni ’70, la cui scoperta risale al 1989.
6. Astronauta e giocatore di scacchi.
Il Forrest Gump che tutti conosciamo è un instancabile corridore, campione di football e di ping pong, reduce da una guerra che ha segnato profondamente la sua storia personale. Nel romanzo da cui è tratto in realtà conosciamo un Forrest ben diverso.
Persino meno impacciato sotto le lenzuola: la sua prima performance con Jenny è una vera e propria maratona, a differenza del film di cui conosciamo bene la spiacevole conclusione.
Un amante insaziabile che intraprende un’insolita carriera da scacchista e finisce arruolato dalla NASA per una missione spaziale che finisce tragicamente. Precipita infatti in Papua Nuova Guinea, dove un’ostile tribù di aborigeni lo tengono prigioniero per quattro anni.
A proposito del soggetto originale, vi è un chiaro riferimento al destino da astronauta del Forrest di carta e inchiostro. Il tenente Dan, quando ascolta il progetto di Forrest di avviare un’attività di pesca di gamberi, afferma:
“If you’re ever a shrimp boat captain, that’s the day I’m an astronaut!”
“Se mai sarai il capitano di una barca per gamberi, quel giorno sarò un astronauta!”
Gary Sinise mantenne la promessa giusto un anno dopo, affiancando proprio Tom Hanks nell’equipaggio di Apollo 13, altra pietra miliare dei blockbuster statunitensi.
8. Una camicia blu a quadri.
Il comparto tecnico e artistico di Forrest Gump era notevole, specie per una commedia. La CGI che ha collocato il protagonista in enormi scenari storici e affianco a personaggi come Kennedy valse al film il premio per gli effetti visivi.
Una ricercatezza nell’immagine che passa anche attraverso sottigliezze molto studiate. Ad esempio, nella scena iniziale di ogni salto temporale, Forrest indossa una camicia blu a quadri. Un elemento ricorrente che crea una struttura visiva che aiuta la memoria e crea coerenza.
9. Un velato omaggio al grande cinema italiano
Il primo incontro dopo la guerra del Vietnam tra Forrest e Jenny avviene a Washington, dopo un discorso del reduce Gump.
Un discorso particolare, di cui non si ode niente se non “E questo è tutto ciò che ho da dire sul Vietnam”, ironizzando sottilmente su quanto si possa dire di quel conflitto assurdo. Nella folla Jenny cerca di raggiungere Forrest attraversando lo specchio d’acqua del Lincoln Memorial Reflecting Pool. Lui la vede e la raggiunge facendosi il bagno con lei.
Una scena che sembra voler richiamare alla mente quella celeberrima de La dolce vita di Federico Fellini, in cui Anita Ekberg fa il bagno nella Fontana di Trevi.
10. Una panchina da museo
La panchina su cui Forrest sviluppa il lungo flashback agli avventori dell’autobus era diventata una meta di pellegrinaggio. Forrest Gump era entrato con prepotenza nel cuore di tutti, tanto da trasformare la panchina in un luogo di culto, che però venne spostata in un museo per preservarla.
Così oggi è possibile guardarla al Savannah History Museum, mentre se si vuole rivivere il magico set si può andare in uno qualsiasi dei ristoranti della catena Booba Gump Shrimp Company, attrezzati con gli oggetti più iconici del film.