Nel 1984 Ridley Scott girò uno spot leggendario per Apple e non è mai stato ritrasmesso
Nel 1984 c’era un grande fermento tecnologico e parallelamente all’uscita di alcuni film che omaggiavano l’opera fantapolitica di Orwell (tra tutti Orwell 1984 di Radford e Brazil di Gilliam – che per la verità uscì l’anno successivo) anche un altro girato benedì la vita del proprio regista intrecciandosi con i temi del romanzo di culto.
All’inizio della propria carriera Ridley Scott inanellò quattro capolavori in rapida successione. Il suo primo film, I Duellanti, che forse non ha ancora ricevuto l’apprezzamento meritato, fu seguito dal padre del fanta-horror Alien e dall’immortale Blade Runner. Tuttavia in questo elenco di capolavori non rientra il quarto film di Scott, bensì qualcosa di diverso, vale a dire lo spot che girò per Apple e che fu mandato in onda in occasione del Super Bowl, da sempre una delle massime vetrine dello spettacolo statunitense.
900.000 dollari: questo il budget astronomico messo a disposizione dalla casa di produzione che quando consegnò il proprio lavoro, nonostante l’iniziale entusiasmo di Jobs, incontrò lo scetticismo dei membri del consiglio amministrativo di Apple. Per fortuna però lo spot fu mandato in onda e riscosse un successo talmente straordinario che entrò nella storia delle pubblicità, della tv e del cinema (per i suoi nobili natali).
Apple col proprio spot si presentava così come l’alternativa di rottura al dominio IBM del tempo, configurando la compagnia antagonista come Grande Fratello Orwelliano. L’eloquente messaggio di Apple appare a caratteri chiari sullo schermo non appena viene distrutta la monolitica figura del Big Brother da un’eroina in divisa atletica (era anche l’anno delle Olimpiadi di Los Angeles) che impugna un grosso martello: Il 24 gennaio Apple Computer presenterà Macintosh. E vedrete perché il 1984 non sarà come 1984.
L’eroina era Anya Major, lanciatrice di giavellotto, mentre gli astanti la conferenza di Big Brother erano veri skin-head cui fu fornita una paga di 125 dollari. Lo spot ebbe un successo tale che lo stesso anno Apple ordinò un vero e proprio sequel dal titolo Lemmings, girato dal fratello di Scott, Tony, che tuttavia offese a tal punto il pubblicò che la compagnia dovette scusarsi. Molti anni dopo, nel 2004, fu invece proposto una sorta di remake con l’eroina in tuta che stavolta ascolta musica da un iPod. Tuttavia, al di là del livello qualitativo e comunicativo di questi progetti successivi, quello che non era più possibile ricreare era l’effetto wow che si scatenò al momento di quell’unica, irripetuta proiezione. La ragione era legata al fatto che al tempo il Superbowl era sì una vetrina straordinaria, ma non ancora “attesa” come al giorno d’oggi. L’idea che nel bel mezzo dello show più seguito d’America un semplice spot pubblicitario si prendesse la scena fece ancor più notizia dello spot stesso, contribuendo dunque ad amplificarne la portata mediatica. A dirla tutta poi il Mac128k non ebbe neanche questo grande successo e Jobs fu licenziato. La sua ultima grande intuizione contribuì comunque alla gloriosa e storica immagine di apple.
Per Scott fu la consacrazione definitiva dopo un tris di film che rappresenta sicuramente uno degli inizi di carriera più brillanti della storia del cinema.