Amici come Prima: il Cinepanettone Parodia di sé Stesso
De Sica e Boldi "fanno pace" e recitano nello stesso film di Natale (che non è un cinepanettone), tra errori grossolani ed assenza di comicità è Assolutamente Bocciato.
Christian De Sica e Massimo Boldi tornano a lavorare insieme in Amici Come Prima, per la regia dello stesso De Sica al cinema dal 19 Dicembre.
Nell’anno in cui sono molti i volti noti a spostarsi in Natale a 5 Stelle, gli ideatori del genere decidono di realizzare un film in cui sono protagonisti assoluti.
Quando si vuole riportare in vita un sottogenere di film abusato e superato, in questo caso il cinepanettone, si è davanti a due strade: la prima è quella di riproporre nostalgicamente i modelli del passato, la seconda è quella di provare a innovare.
Amici come prima vuole innovare e lo fa malamente. Il film non è propriamente un cinepanettone perchè – pur uscendo a ridosso delle vacanze natalizie – è una commedia in cui manca qualsiasi riferimento al Natale e al clima vacanziero.
La trama è molto semplice, Christian De Sica è Cesare Proietti (nome “standard” della romanità del passato), un direttore di un albergo molto lussuoso di proprietà di Massimo Colombo (Massimo Boldi), settantenne e ricco proprietario che fa di tutto per sentirsi giovane.
La figlia di Colombo decide di vendere l’albergo ad un grande gruppo cinese e De Sica è il primo ad essere licenziato. Per continuare a proporre una vita di agio per la sua famiglia si traveste da donna e viene scelto come badante di Massimo Colombo pur di guadagnare 5000 euro al mese.
Amici come Prima, quando un Film Comico non fa Ridere
Approcciandosi a questo tipo di produzioni non ci si aspetta chissà quale virtuosismo, ma il livello qualitativo della produzione è comunque molto basso rispetto ai cinepanettoni dell'”epoca d’oro”.
Poche, monotone e anonime location fanno da cornice a Boldi e De Sica, rimasti protagonisti assoluti vista la pochezza numerica del cast.
Tecnicamente Amici come Prima non se la passa meglio. Nonostante si voglia dare l’idea che il film sia da prendere scherzosamente, alcuni errori, quali il pessimo suono in presa diretta e il doppiaggio degli stessi attori sfasato rispetto all’immagine non sono perdonabili.
Senza parlare degli sponsor commerciali camuffati in malomodo tra le scene del film. Le poche (quelle “storiche” vengono riproposte più come citazionismo ai film precedenti) sono basate sul travestimento femminile di Christian De Sica e alla verve sessuale di Massimo Boldi che vuole a tutti i costi portare a letto la sua badante.
Neanche le classiche battute sull’omosessualità e i doppi sensi allusivi riescono a strappare una risata al pubblico.
Il film risulta definitivamente una parodia (volontaria o involontaria che sia) dei vecchi cinepanettoni senza rifletterne l’elemento trash-comico.
La ragione è semplice: quel certo tipo di produzioni ha funzionato in primis in una società italiana diversa, che nelle feste di Natale aveva la possibilità economica e lavorativa per permettersi vacanze in luoghi esotici; in secundis per il cast che rispecchiava le provenienze geografiche dei vari attori.
Probabilmente la ricetta del successo per le commedie natalizie era la compresenza di personaggi iper-caratterizzati dalle proprie movenze regionali. Il metterli al confronto faceva emergere i classici stereotipi e clichees che gli italiani si attribuiscono a vicenda in chiave comica.
Ci si rende conto che in uno script composto dalle battute comiche del siciliano, del napoletano, del romano, del toscano e del milanese, i ruoli di De Sica e Boldi fungevano da primus inter pares.
Ovvero da protagonisti in un contesto corale, in cui le varie vicende andavano lentamente a fondersi. Venuta meno questa caratteristica, i personaggi inventati da Boldi e De Sica sono più deboli che mai e non riescono a strappare quell’ora e mezza di sorriso che – in segreto – tutti gli italiani attendevano ogni Natale.