Cosa fai a Capodanno?
Questa la domanda che ogni anno fa accapponare la pelle ai più. Il saluto al vecchio per il nuovo lascia sempre in tutti, oltre che ad un po’ di malinconia, la preoccupazione di come festeggiare col botto. Questo è il sentimento che si ripercuote nel film di Filippo Bologna. Ci troviamo proiettati di fronte ad un gruppo di scambisti che decidono di trascorrere la notte di Capodanno in una baita di montagna nell’intento di darsi alla pazza gioia. I protagonisti sono i proprietari della baita, due ladri, un ex politico sulla sedia a rotelle accompagnato da una ragazza dark ed una signora matura con suo figlio. La serata dovrebbe essere accompagnata da un carico di aragoste e champagne per consentire al gruppo di festeggiare nel migliore dei modi l’arrivo dell’anno nuovo, ma le disavventure non riguardano solo i componenti della futura ammucchiata. Niente andrà come pianificato. La coppia di ladri che accoglierà gli ospiti scombina i piani di tutti, in primis i loro e alla fine sarà un inizio dell’anno amaro per tutti. Trama non innovativa, ma sulla carta interessante ed intrigante, che purtroppo pecca nell’esecuzione.
Filippo Bologna, sceneggiatore con all’attivo un David di Donatello per il copione di Perfetti sconosciuti, fa il debutto alla regia con questa black comedy. Bologna tenta di ripercorrere la strada vincente del suo lavoro precedente con un altro gioco al massacro ‘casalingo’ ma non riesce a bissare il successo ottenuto. Utilizzando il pretesto della trasgressione sessuale si va ad inscenare una collisione sociale tra personaggi che non si conoscono e provenienti da universi del tutto differenti. Nell’insolita festa di Capodanno si avverte la mancanza di riferimenti alla realtà. I ladri burini ed il politico disilluso e cinico sono figure troppo stereotipate che in alcuni frangenti cadono nel banale. Un banale che nulla ha a che vedere col comico. Nessuno dei personaggi ha una storia apparentemente riconducibile alla persona comune ed è difficile per lo spettatore immedesimarsi (aspetto che era stato invece determinante nel copione di Perfetti Sconosciuti). I riferimenti alla politica e alla contemporaneità sembrano messi lì per rendere tutto più attuale, ma si cade spesso nel qualunquismo. Una commedia in cui si ride poco e si riflette ancora meno con un cast che avrebbe meritato e potuto dare di più.