Santiago, Italia – La recensione in anteprima del nuovo film di Nanni Moretti

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“Era un Paese innamorato di Allende ed di ciò che stava succedendo. Era fantastico, era giusto, era bello.”

Santiago, Italia – La recensione in anteprima del nuovo film di Nanni Moretti. – Nanni Moretti torna al cinema con un nuovo documentario, presentato in anteprima mondiale al 36° Torino Film Festival come film di chiusura. Un film dal titolo emblematico, che racconta la storia di centinaia di cileni che, dopo il golpe di Pinochet, trovarono rifugio nell’ambasciata italiana. Un ultimo baluardo che portò in salvo in Italia molte persone ricercate dalla polizia.

Santiago, Italia si apre presentando i fatti. Salvador Allende, leader del partito comunista, vince le elezioni del 1970, diventando il primo marxista ad assere eletto democraticamente. Il popolo ne è entusiasta, Allende è l’uomo giusto, ma è anche dannatamente pericoloso. Rappresenta infatti un potenziale simbolo per i partiti comunisti di molti paesi occidentali, sudamericani ed europei. Gli Stati Uniti, come certificato dai loro stessi dossier oggi desecretati, intervennero prima finanziando la stampa contraria al governo ed infine supportarono direttamente il golpe dei militari che instaurò il regime di Pinochet.

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Moretti tratteggia velocemente gli antefatti ben conosciuti per arrivare al nucleo del suo film. Fa parlare direttamente i protagonisti di quei giorni, dai semplici lavoratori che da un giorno all’altro si trovarono nella condizione di ricercati ai giornalisti, registi e diplomatici che vissero quei giorni concitati.  L’ambasciata italiana fu infatti l’ultima a continuare ad ospitare i rifugiati, per poi portarli in salvo in Italia. Si affida totalmente ai suoi testimoni, evitando la voce fuori campo. Il regista italiano mostra anche come negli anni questi uomini e donne abbiano saputo integrarsi perfettamente e di come gli italiani furono solidali con loro.

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Le testimonianze che Moretti raccoglie spesso commuovono, sia lo spettatore che l’intervistato, spaziando dalle esperienze personali al racconto di figure simbolo di quei giorni concitati.

Emblematiche sono poi due interviste, rispettivamente ad un generale cileno ed uno dei carcerieri condannati negli anni successivi. Il generale, imboccato da Moretti, tenta di giustificare, ancora oggi, la presa del potere, adducendo a motivazioni poco chiare. Il regista non esita a metterle in risalto per mostrare le contraddizioni ancora oggi forti.

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Del resto Santiago, Italia è un film militante, che non punta per scelta all’imparzialità. Moretti non vuole raccontare asetticamente, ma vuole portarci una storia di essere umani qualunque che da un giorno all’altro si ritrovarono a fuggire dal loro Paese senza un vero motivo. Lo stesso regista, durante l’intervista con il carceriere, dichiara di non essere imparziale in un breve dialogo fra i due. Non rinuncia certo ad far trasparire il suo punto di vista, ma del resto non ci saremmo aspettati altrimenti.

In conclusione Santiago, Italia è il film che ci si aspetta da Nanni Moretti. Un film che non ha paura di prendere una posizione forte, che racconta una storia che tocca l’animo a tratti ma che ci invita anche a riflettere sul mondo (e l’Italia) di oggi, lasciando tracce qua e là per ricordarci di non perdere l’umanità.

Il film uscirà nelle sale italiane il prossimo 6 dicembre.