Bernardo Bertolucci e la tv: una possibilità sprecata di dimostrarci diversi

Molti canali nel giorno della scomparsa del maestro Bernardo Bertolucci hanno deciso di omaggiarlo mandando in onda un suo film, senza grandi risultati

Bernardo Bertolucci
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Bernardo Bertolucci, uno dei grandi maestri del cinema italiano e internazionale, già malato da tempo, si è spento per una crisi respiratoria a Roma. Tante volte è stato considerato come un radical chic, un elitario o eccessivamente autoreferenziale, ma, senza ombra di dubbio, si tratta di un mostro sacro del cinema moderno.

Bertolucci era un interprete capace di raccontare il politico e il sociale, come ad esempio in Novecento, ma anche il volto più intimo dell’essere umano travolto dalla passione. Figlio del movimento culturale del ’68, fu quel fermento a donargli una vena visionaria e trasgressiva. Molto amico di Pier Paolo Pasolini, l’allora Bertolucci poeta venne avvicinato da quest’ultimo al cinema. Prima come assistente e poi come regista vero e proprio, addirittura lavorò nel 1968 in Dario Argento e Sergio Leone al soggetto di C’era Una Volta il West.

Bernardo Bertolucci

La fama per Bertolucci arrivò nel 1972 con L’Ultimo Tango a Parigi, in cui recitarono Marlon Brando e Maria Schneider. Provocatorio e tanto forte che, non solo venne censurato nel 1976, ma, il regista fu anche condannato per offesa al comune senso del pudore. La consacrazione nel panorama internazionale arrivò, invece, nel 1987 grazie a: L’Ultimo Imperatore. Il film gli valse ben 9 oscar tra cui: Miglior Regista e Migliore Sceneggiatura non originale.

Questo solo per capire la caratura di un personaggio che ha fatto del mondo del cinema la sua voce. Va da sé, dunque, che la morte di Bertolucci sia stato un evento davanti al quale nessuno poteva rimanere indifferente, che si tratti di un appassionato del cinema o meno. Difatti, numerose reti televisive hanno cambiato di fretta e furia il palinsesto della serata, con un solo obiettivo: tributare Bernardo Bertolucci.

Bernardo Bertolucci

Ecco quindi che in prima serata su Rai 2 viene mandato: La tragedia di un uomo ridicolo, del 1981. La7, invece, Piccolo Buddha, del 1993 con un giovanissimo Keanu Reeves, il quale, ricordando la pellicola, senza mezzi termini, disse che li cambiò la vita e gli tolse numerose insicurezze. Poi Il Tè nel Deserto su Iris, L’ultimo imperatore su Cielo e, infine, su Rai 5 un documentario sul regista: Bernardo Bertolucci – Incontri Ravvicinati.

Senza sindacare sulla scelta dei film fatta dalle emittenti, l’idea di base è giusta, soprattutto dalla Rai (un servizio pubblico). Dimostrare di essere attenti agli eventi e pronti ad accettare la sfida di mandare, nella fascia oraria più importante per la televisione, un film quasi elitario, di un regista famoso che ha fatto storia, anche se dal 2012 si era allontanato dalla cinepresa. Ovvio è che, con una scelta culturale di questo tipo, non ci si poteva aspettare una risposta come quella ottenuta da Alberto Angela e il suo Ulisse – il pacere della scoperta. Ma, risultati registrati, erano difficilmente prevedibili.

La tragedia di un uomo ridicolo: 633.000 spettatori pari al 2,7% di share; Piccolo Buddha: 577.000 spettatori con uno share del 2,7%; Il Tè nel Deserto: 260.000 spettatori e l’1,2%; Bernardo Bertolucci – Incontri Ravvicinati: 103.000 (0,4%). Il totale conquistato da Bertolucci è di 1.573.000 spettatori.

A trionfare nella serata del 26 novembre sono stati: Nero a Metà, la serie tv con Claudio Amendola su Rai 1 (5.433.000 spettatori con uno share del 23,5%) e, a seguire, il programma su Canale 5 condotto da Ilary Blasi: Il Grande Fratello VIP. Soprattutto quest’ultimo, in onda dalle 21.44 fino all’1.02, ha segnato uno share del 20,8% pari a 3.567.000 spettatori. Mettendo da parte la nuova serie tv di Rai 1, quello registrato dal programma di canale 5 è un numero impressionante. Davanti al quale ben 4 reti (senza contare Cielo), che hanno mandato in onda Bernardo Bertolucci, non sono riuscite ad arrivare alla metà degli spettatori ottenuti da Il Grande Fratello VIP, giunto alla sua terza edizione.

Bernardo Bertolucci

Volendo dare tutte le giustificazioni del caso: la durata della trasmissione era più lunga, quindi altri spettatori si sono sintonizzati in seconda serata; le offerte degli altri canali non erano appetibili; meglio un dvd; la sera sono stanco è ho voglia di qualcosa di “non impegnato” e tante, tante altre; il dato di base rimane sconcertante poiché si tratta sempre di più di 3 milioni di spettatori. Una fetta considerevole del pubblico televisivo. Ancora una volta, come popolo, dimostriamo di essere legati alla “cultura” del programma trash. Un modello che imperversa nell’etere da quasi 20 anni e dove, da sempre, i litigi, i chiacchiericci e i gossip regnano sovrani.

Quella del 26 novembre pare essere un’occasione sprecata. Lungi dall’essere un discorso che si conclude con il monito di dover guardare Bertolucci (ieri e domani), ma la risposta poteva essere ben diversa. Tanto diversa da riuscire a dar voce a quel cambiamento di palinsesto vecchio e stantio che tanto si chiede e si pretende. Eppure, questa volta, la domanda: “La cultura paga?” incassa ben 3 milioni e 567 mila “stoici” no.

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