Skinny Love: un amore “magro”, destinato a finire.
Skinny Love è forse ancora oggi la canzone più nota dei Bon Iver, certo quella che meglio simboleggia il loro primo periodo folk. Tratta da For Emma, Forever Ago (2008), il loro primo album, la canzone parla di un amore “magro”, inteso come ridotto ad inconsistente, poco importante, o anche sottile, come si vedrà. Un amore che, finita la passione iniziale, serve solo l’ego di uno o dell’altro partner, e che insomma risponde ad un bisogno, ma ha pochi altri motivi di continuare.
Già la prima strofa del testo dice molto in pochi versi, tra le righe:
“Come on, skinny love, just last the year Pour a little salt, we were never here My, my, my, my, my, my, my, my Staring at the sink of blood and crushed veneer”
Il narratore, Justin Vernon, prega l’amore, ossia la relazione, di durare almeno fino alla fine dell’anno. Ne ha bisogno, come spesso molti di noi abbiamo bisogno di relazioni nelle quali in realtà non stiamo più bene, ma che ci servono per sentirci forti e affrontare gli altri problemi. Nella preghiera di Vernon è insita la consapevolezza che un amore come quello poi descritto non può durare. E infatti il secondo verso richiama la pratica di versare il sale sul terreno per fare in modo che nulla possa ricrescere. Cosa che per esempio fecero, pare, i Romani sulle rovine di Cartagine. Allo stesso tempo il sale può simboleggiare altre due cose: l’applicazione, necessariamente dolorosa, su di una ferita; e l’usanza scaramantica di gettare il sale dietro di sé per buona fortuna.
In ogni caso si tratta di cancellare, dimenticare, superare il trauma della separazione.
La reiterazione del termine “my”, letteralmente “mio”, si lega all’espressione inglese “oh my”, spesso seguita da altre parole (“oh my god”, per esempio). Espressione che italiano potrebbe essere resa con “accidenti, accidenti, accidenti”, e che così ripetuta vuole rendere il profondo senso di disagio e costernazione del narratore, di fronte alla constatazione del suo amore ormai finito. Constatazione che si risolve nell’immagine di un avvenuto sfogo emotivo: il narratore probabilmente tira un pugno, frustrato, ad una parete o ad un mobile. Dopo essersi sfogato, fissa il sangue che cola dalla mano ferita (sink of blood) dopo aver rotto il rivestimento di legno (crushed veneer).
La frustrazione deriva dalla sua percepita incapacità di tenere in piedi una relazione sana, significativa.
“I tell my love to wreck it all Cut out all the ropes and let me fall My, my, my, my, my, my, my, my Right in this moment, this order’s tall”
Una volta realizzato questo, Vernon vorrebbe che fosse la sua compagna a porre fine a questa relazione malsana, perché lui non ne è capace. Vorrebbe farla naufragare, e tagliare tutte le corde, ma per lui farlo è troppo difficile (“this order’s tall”). Nel refrain, che segue subito dopo, si riassumono in maniera breve ma estremamente forte le aspettative e i sensi di colpa, i rancori e le pretese di questa relazione ora affondata:
“And I told you to be patient And I told you to be fine And I told you to be balanced And I told you to be kind”
L’espressione “I told you” (ti ho detto) richiama l’idea di un ordine, più che di una proposta. Uno dei problemi principali di una relazione è il senso di obbligo, l’idea di dover essere in un certo modo, o di dover fare una certa cosa, solo per accontentare il partner. Situazione che tipicamente crea pressione e difficoltà. Nei versi successivi, la relazione prosegue, ma è “di tipo diverso”.
Perché, anche se i due amanti si risvegliano insieme, è chiaro che la passione è ormai svanita.
“And in the morning I’ll be with you But it will be a different kind And I’ll be holding all the tickets And you’ll be owning all the fines”
Il verso più bello della canzone, e quello di più difficile interpretazione: io terrò tutti i biglietti, ma tu avrai tutti i guadagni. Un’interpretazione può essere questa: io ho sofferto, ho cercato di cambiare, ho cercato di renderti felice; tu non hai fatto altrettanto, godendoti le mie attenzioni e il mio amore incondizionato. Perciò, a guadagnarci sei stata solo tu. Il termine “fine” (letteralmente: multa) dà l’idea di un continuo scotto da pagare, un prezzo fisso per ogni errore commesso nella relazione, rispetto agli “ordini” sopra impartiti (“Ti ho detto di essere paziente…”). Il biglietto può anche indicare ciò che si acquista per partecipare od assistere a uno spettacolo. Biglietti che Vernon ha dovuto comprare, di tasca sua, per fruire dello spettacolo (la relazione), ma i cui proventi alla fine vanno, appunto, solo all’amante.
“Come on, skinny love, what happened here? Suckle on the hope in light brassiere My, my, my, my, my, my, my, my Sullen load is full, so slow on the split”
Un altro verso straordinario: “Nutrirsi dalla speranza con reggiseno piccolo“. Il vocabolo “suckle” indica l’allattamento, mentre un piccolo reggiseno indica, per forza, un piccolo seno. Il “seno” della speranza è “piccolo”, cioè, nella metafora della maternità, può allattare poco. Insomma, c’è poca speranza. Questa immagine complicata serve anche a richiamare la natura prevalentemente sessuale della relazione sul viale del tramonto: la vicinanza fisica è, spesso, quella più difficile da interrompere. Allo stesso tempo, l’immagine della maternità serve a sottolineare il rapporto di dipendenza che il narratore intrattiene con la relazione.
Stare con la sua amante gli serve come ad un bambino serve succhiare il latte dal seno della mamma.
Il peso di tutto ciò rende Vernon ombroso, tetro, cupo (“sullen”), e gli fa capire che la misura è colma (“load is full”). Allo stesso tempo, la rottura (“split”) avviene con estrema lentezza, poiché, come già spiegato, egli non ha il coraggio o non trova la forza di staccarsi dal “seno” della speranza. Speranza che si riassume nella volontà di far durare il più possibile questo amore “magro”, risparmiandosi di affrontarne la fine.
“And now all your love is wasted And then who the hell was I? And I’m breaking at the britches And at the end of all your lines”
“E ora tutto il tuo amore è andato sprecato/e allora chi diavolo ero io?” Il senso di vuoto che accompagna la fine di una relazione porta con sé anche l’idea di aver sprecato tempo ed energie per un qualcosa che è finito in niente. “I’m breaking at the britches” potrebbe essere inteso come “non sto più nei pantaloni”, un’altra metafora per il bisogno di un sesso vuoto che renda la relazione degna di continuare. Oppure, potrebbe essere un altro modo di dire che la misura è colma: una persona non sta più nei pantaloni quando ingrassa. Il peso è naturalmente quello della responsabilità, del rancore e del dolore.
La metafora avrebbe senso se contrapposta alla “magrezza” dell’amore stesso.
Vernon aggiunge che “cedo alla fine di tutti i tuoi versi”, laddove “lines” indica delle frasi fatte, recitate: la battuta che la ragazza deve dire. In questo senso, possiamo immaginarci tutta quella serie di frasi di circostanza che due amanti si dicono, ma che dopo tanto tempo hanno ormai perso ogni significato. La falsità e l’ipocrisia di queste “battute” sono palesi, e tradiscono la fine dell’amore tra i due. Perciò: “I’m breaking”, cedo, rinuncio, mollo. Oppure, in maniera più vigorosa, rompo (la relazione).
“Who will love you? Who will fight? Who will fall far behind?”
Vernon chiude con delle domande universali, che riassumono tutto quell’universo di emozioni che emergono alla fine di un rapporto. Domande che potrebbero essere rivolte all’ormai ex-amante, come a sé stesso: chi ti amerà? Chi combatterà (per questo amore)? Chi resterà indietro? Ovviamente, alla fine di un rapporto (specie se si viene lasciati e non viceversa) l’amore sembra una battaglia senza speranza, e queste domande retoriche vogliono trovare una sola risposta: nessuno.