La rivoluzione promessa da alcune piattaforme di streaming, Netflix inclusa, dovrà rallentare presto in Italia. Un decreto appena firmato dal Ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli impedirà ai film di uscire in contemporanea al cinema e in streaming.
Il caso più emblematico è sicuramente Sulla mia pelle di Alessio Cremonini, prodotto e co-distribuito da Netflix, uscì al cinema (realizzando tra l’altro solo 100mila presenze, vista l’avversione degli esercenti) e su Netflix in contemporanea. È proprio questo, quindi, il modello che il Governo ha intenzione di avversare.
Ha detto in un’intervista il ministro:
“Mi accingo oggi a firmare il decreto che regola le finestre in base a cui i film dovranno essere prima distribuiti nelle sale e dopo di questo su tutte le piattaforme. Penso sia importante assicurare che chi gestisce una sala sia tranquillo nel poter programmare film senza che questi siano disponibili in contemporanea su altre piattaforme”.
Legge sulle finestre temporali: come funziona
Il decreto di cui parla il ministro Bonisoli è ristretto solo ai film italiani. Ciò significa, ad esempio, che non dovrebbero esserci problemi – salvo eclatanti proteste degli esercenti – alla doppia distribuzione di un film come The Irishman.
In Italia la legge non ha mai stabilito rigide finestre temporali per l’uscita dei film come in Francia (motivo principale per cui Netflix è bandito dal Festival di Cannes), ma c’erano delle consuetudini che tutti fin ora hanno rispettato.
Per usufruire della norma sul tax-credit (usata da quasi tutte le produzioni cinematografiche italiane), i cinema dovevano avere l’esclusiva per ben 105 giorni. Regola diversa per i film che uscivano solo per 3 giorni: in quel caso dopo 10 giorni sarebbero potuti andare in streaming o distribuiti su altri canali (è il caso di Il Principe Libero e la messa in onda su Rai 1).
L’irrigidimento è dovuto, probabilmente, all’inserimento di nuovi competitors nel mondo della cinematografia che ha spiazzato i punti di riferimento e gli accordi taciti tra produttori, distributori ed esercenti.
La norma già prevista nel 2016 e attuabile da quest’anno, paradossalmente boicotta proprio quei film italiani che ricavano successo e popolarità dalle piattaforme streaming.
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