L’animo indie dei Blue Town nel loro singolo in anteprima

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L’indie (rock) del gruppo pugliese è una boccata d’aria fresca che guarda costantemente al passato, non per rubare, ma per riproporre.

“Indie” è il termine meno identitario della storia della musica. E “rock” è al secondo posto. Due parole che sono passate dall’indicare un’attitudine all’indicare un ristretto gruppo di band e poi di nuovo un’attitudine, completamente diversa da quella originaria, in un vortice di fraintendimenti che ha perso le proprie radici.

Se dovessimo descrivere il nuovo singolo dei Blue Town in una parola, invece, sceglieremmo proprio “radici”. Perchè i Blue Town fanno indie rock, sì, ma ormai sembra che lo facciano tutti. Non tutti, al contrario, citano così limpidamente gli Smashing Pumpkins, gli Stone Roses e gli Slowdive.

Il singolo del giovanissimo gruppo pugliese, autoprodotto e in anteprima su LaScimmiaPensa.com, non mente nè vuole farlo: ci sono le chitarre piene di riverbero, il basso sferragliante e la voce tranquilla dell’indie degli anni Novanta.

C’è anche l’attitudine al non affidarsi a case discografiche, al girare ancora i video come piace a loro e al parlare di sé stessi, non della vita da antieroe del rock di venticinque anni fa.

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Non ci sono stereotipi nei quattro minuti dei Blue Town, solo citazioni.

La loro vita, le loro esperienze, le loro delusioni, non le centinaia di vite uguali delle colonne del rock indipendente del secolo scorso, che potranno funzionare ma fanno sembrare qualsiasi brano solo l’ennesima copia della copia. I quattro accordi che chiudono l’intro non sono rubati dagli appunti di Billy Corgan, solo presi in prestito e incorniciati da un video orgogliosamente lo-fi senza rischio di fraintendimenti: siamo tristi, e non possiamo essere altrimenti. I Blue Town prendono il potere comunicativo e catartico della musica davvero sul serio, e al livello più spontaneo possibile.

Ed è così che vogliamo il rock indipendente italiano. Che i Blue Town continuino a fare citazionismo, perché funziona benissimo ed è molto più “nuovo” di ciò che dovrebbe esserlo veramente.