Ispirati e con un’idea ben precisa del loro percorso.
Per chi non li conoscesse, i Virtual Time sono una band composta da quattro elementi, nata nel 2012 a Bassano del Grappa. Alessandro Meneghini, Luca Gazzola, Marco Pivato e Filippo Lorenzo Mocellin hanno un progetto ben oliato e strutturato su un revival anni ’70 che però si concede spesso un tocco di modernità. Probabilmente è proprio questo tocco a dare un valore aggiunto alle loro opere.
Animal Regression e il passato.
Non è il primo lavoro del 2018, From the Roots to a Folded Sky è stato il primo di 5 album che chiuderanno un progetto già ben pensato e organizzato. Animal Regression segue infatti le orme dell’altro disco recentemente uscito ma prendendo una strada diversa.
Come descritto anche in parte dal titolo, il primo lavoro di questo 2018 torna alle origini, alle radici della musica. Dal blues al folk passando dal country sono riusciti a mantenere sempre e comunque un ottimo ritmo per tutto l’album pur restando con le distorsioni settate verso il basso. Con Animal Regression invece si guarda sempre al passato ma con occhi diversi, puntando alla sponda hard rock che stava man mano prendendo sempre più piede in quel decennio.
La prima traccia dell’album è Grain of Existence e mette le basi su ciò che dovremo attenderci in questo nuovo lavoro. Un hard rock dal sapore classico che esalta l’ottimo stile della band. Al suo interno possiamo percepire sonorità presenti nel rock anni ’90 che ritroveremo anche in altre tracce.
High Class Woman riprende il sound dei Deep Purple, un rock misto a funk dall’energia dirompente. È con The Adventure of Funky Boy che questo elemento rock/funk viene però espresso alla massima potenza.
Un’omogeneità che non stanca. Un prima e un dopo.
Heaven Is Asking… è bellissima. Non ci sono altre accezioni per descrivere questa canzone. Il quartetto dei Virtual Time ha confezionato un prodotto che non ha niente da invidiare alle massime classifiche internazionali di genere. C’è poi un mezzo passo falso.
Da qui un album decisamente diverso.
La title track Animal Regression si ispira ai Muse nei versi principali e forse lo fa un po’ troppo marcatamente. Il risultato è di canzone già sentita e rimanda fin troppo alla canzone degli inglesi. L’esperimento è anche apprezzabile visto che nella traccia si unisce una voce prettamente anni ’70 a una sonorità post 2000. Diciamo che l’idea è sicuramente giusta ma la realizzazione poteva essere curata un po’ di più.
Rush of Air ha la carica southern rock moderno, ritmi potenti e distorti. Anche in questo caso l’unione di questi suoni a quelli più revival risulta ben orchestrata e riesce a sorprendere positivamente durante l’ascolto.
Anche in I See The Moonlight si usano chitarre distorte e cadenze lente e potenti per esprimere al meglio la carica che i Virtual Time riescono a portare poi sul palco. Tocca poi a Fly Away chiudere in modo brillante l’ultima fatica del quartetto. Un funk ispiratissimo, veloce e divertente che mette in risalto le ottime doti vocali di Filippo Lorenzo Mocellin.
Un revival intelligente che riesce a ripescare suoni del passato ripresentandoli oggi sotto una veste personale.
I Virtual Time hanno decisamente vinto nuovamente la loro sfida. Dopo un esordio coi fiocchi con Long Distance, la band ha voluto rimettersi in gioco con un progetto a dir poco ambizioso. 5 album che ripercorreranno la storia del rock sotto la loro reinterpretazione. Dopo l’ottimo From the Roots to a Folded Sky si sono confermati con questo Animal Regression. Viene quindi la curiosità di sapere cosa avranno in serbo per noi con i nuovi 3, imminenti, album.
Un revival decisamente creativo e dalla giusta forma, un ottimo modo di attingere dai grandi gruppi del passato per creare qualcosa di proprio.