Rock Is Dead – Chi uccise Brian Jones?

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Cos’è il rock ‘n roll senza un velo di mistero? Il mondo della musica è costellato di stranezze che non fanno altro che alimentarne la fama. Nella nostra rubrica “Rock is Dead” parleremo delle morti misteriose e controverse delle leggende del rock (ma non solo).

L’appuntamento di oggi è dedicato allo storico fondatore dei Rolling Stones, Brian Jones, che se fosse ancora vivo, oggi avrebbe quasi 77 anni. Un artista poliedrico, strappato alla vita a soli 27 anni, il 3 (o 2?) luglio del 1969.

Definirlo unicamente come chitarrista dei Rolling Stones sarebbe riduttivo e probabilmente anche un po’ offensivo, considerando quanto il celebre gruppo britannico debba al suo genio artistico. Fu un innovatore, nonostante la sua vita travagliata. L’anima estetica del gruppo.

C’era una volta in Gloucestershire

Figlio di due insegnanti della medio-alta borghesia, Brian Jones nacque a Cheltenham, Gloucestershire, il 7 febbario del 1942. Frequentò le scuole private più in dell’epoca ottenendo risultati brillanti e alimentando le speranze di suo padre, che più di tutti desiderava che suo figlio Brian seguisse le sue orme e si iscrivesse all’università. Pensate che colpo fu per lui quando, qualche anno dopo, il giovane Jones decise di mollare la scuola, simultaneamente alla nascita del suo primo figlio, nato da una breve storia con una sua coetanea (sedici anni).

Poco dopo esternò addirittura la sua avversione per l’università e il mondo accademico. La causa? Charlie Parker! Fulminato dalla sua musica, Jones inizialmente cominciò col suonare il saxofono, per imbracciare la chitarra acustica successivamente. Fu solo dopo aver assistito ad un concerto della Chris Barber Band che però si convertì inesorabilmente al blues.

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…e le Pietre Rotolanti.

Ossessionato dal blues, Brian Jones si dedicò maniacalmente alla pratica della slide guitar, consumando i dischi di Elmore James e Robert Johnson. Bazzicava abitualmente il club londinese Ealing Blues, in cui si esibiva spesso: quando Mick Jagger e Keith Richards lo notarono in una delle sue performance, furono stregati dalla sua bravura e dal suo modo di suonare. Insieme a Ian Stewart, diedero vita alla band che, dopo l’esibizione in uno dei templi del rock, il Marquee di Londra nel 1962, tutti conosciamo come i Rolling Stones.

«Era un ribelle senza un motivo particolare, ma quando si presentavano gli esami risultava sempre brillante»

Ci appariva doveroso citare l’inizio del fenomeno rock noto a tutti con il nome di Rolling Stones, ma la nostra disamina verte su uno di loro in particolare. Avevamo lasciato il giovane Jones alle prese con un figlio illegittimo, che la sua allora “fidanzatina” decise di dare in adozione ad una coppia sterile. L’evento lo segnò particolarmente: dopo aver lasciato la scuola, pellegrinò per un breve periodo da una parte all’altra dell’Europa, conducendo una vita da bohemien e dormendo in alloggi di fortuna.

Una volta tornato, si interessò a diversi generi musicali: passò dal jazz alla classica, dalla classica al folk, dal folk al blues, in un circolo tutt’altro che vizioso che lo portò a suonare in alcuni dei club londinesi più prestigiosi dell’epoca. I pochi spiccioli che guadagnava, li spendeva immediatamente in strumenti musicali. L’interesse per la musica nacque in famiglia e Brian rivelò sin da bambino un talento particolare: a 14 anni suonava già clarinetto e pianoforte a livelli tali da consentirgli i posti in prima linea nell’orchestra della scuola. La sua velocità di apprendimento era impressionante: suonava uno strumento all’infinito, notte e giorno, fino a che la noia non lo spingeva ad orientarsi verso un altro.

Anche a scuola si rivelò uno studente eccezionale, raggiungendo i massimi risultati in tutte le materie, e con il minimo sforzo. Brian però era un tipo difficile: detestava l’eccessiva rigidità della scuola, irritava i professori di continuo e rifiutava di indossare l’uniforme scolastica. Questo atteggiamento libertino gli valse una certa popolarità (soprattutto nel mondo femminile, considerando che a 22 anni aveva già messo al mondo 4 figli e vantava una serie spropositata di relazioni) e due sospensioni da scuola.

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La civiltà occidentale ha reso molti di noi dei veri relitti emotivi.” sosteneva Brian Jones.

Dopo la formazione della band, l’aspra indole del giovane Stones non poté far altro che acuirsi. Era indubbiamente il musicista, o meglio, l’artista, più talentuoso della band, ma il suo atteggiamento era scontroso e autodistruttivo, qualcosa che, se possibile, si spingeva oltre il ritratto della “rockstar”. Si muoveva nelle retrovie, lasciando le luci della ribalta al duo Jagger/Richards per permettere la diffusione della dicotomica distinzione tra i “puri” Beatles e i più “rozzi” Rolling Stones tanto cara al manager della band, Andrew Oldham.

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Passato in secondo piano, il suo contributo all’interno della band andò scemando, un po’ a causa del suo abuso di droghe – che in più di un’occasione lo costrinsero in un letto di ospedale, lontano dalla band – un po’ per via del suo carattere emblematico. Quello di cui si è certi, è che l’atteggiamento di Brian Jones fosse ambiguo, tanto da poter essere difficilmente spiegato con un singolo aggettivo. In occasione del festival di Monterey del 1967, vestì i panni del “re” del festival, introducendo i The Jimi Hendrix Experience e presentandosi con la cantante Nico (con la quale ebbe una relazione, tanto per cambiare).

«C’erano due Brian…uno introverso, timido, sensibile, profondo… l’altro era un pavone agghindato, gregario, artistico, sempre con il disperato bisogno di sicurezze dai suoi colleghi… spingeva ogni sua amicizia al limite e oltre

Il rapporto con la band si incrinò poi totalmente: l’episodio che determinò la rottura riguarda Richards nello specifico, che rubò a Jones la donna a cui pareva tenere più di tutte, la modella Anita Pallenberg. A questo si aggiunse il fermo della polizia per possesso di droghe, che gli impedirono di andare in tour con la band, da cui, dopo l’episodio, venne cacciato.

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Cosa accadde esattamente dopo gli Stones non è ben chiaro. Brian Jones si ritirò a Cotchford Form (chi di voi conosce Winnie-the-Pooh avrà presente il luogo), nel tentativo di ritrovare un po’ di equilibrio e desideroso di avviare nuovi progetti, ma non sappiamo quale fosse esattamente il suo stato psico-fisico. Pare che avesse già incontrato alcuni artisti e musicisti con l’intento di metter su un nuovo gruppo che potesse dare filo da torcere ai Rolling Stones. Nelle ultime apparizioni con la band, Jones aveva l’aria di un’anima rassegnata alla propria dannazione, ma le testimonianze di chi lo andò a trovare a Cotchard Farm lo dipingono come attraversato da un’estrema felicità e invaso di stimoli.

Il 2 luglio del 1969 accadde il fattaccio: Jones si trovava a Cotchfard Farm con la sua fidanzata Janet Lawson. C’erano anche altre due persone a Cotchfard Farm, il costruttore Frank Thorogood, lì assieme alla moglie, incaricato di ristrutturare la villa. Pare che tra i due uomini non corresse buon sangue: l’ex Stones si era dichiarato più volte insoddisfatto dell’operato di Thorogood, la cui negligenza aveva provocato la caduta di una trave a pochi cm dalla testa di Janet.

The pool at Cotchford Farm
La piscina a Cotchard Farm

La sera del due luglio le due coppie si trovavano a bordo piscina per un cocktail party, durante il quale Brian aveva mescolato alcol e tranquillanti, come accadeva spesso. Da questo momento in poi i fatti non sono chiari: l’unica certezza è che, pochi minuti dopo, il corpo di Brian Jones giaceva sul fondo della piscina.

Non so nemmeno chi era presente quella notte, e scoprirlo è impossibile. E’ la stessa sensazione che provi quando ti chiedi chi ha ucciso Kennedy. Non si riesce ad arrivare fino in fondo.” disse Keith Richards a proposito della sua morte,

Le cronache dell’epoca riportano i fatti come segue: sono le 22.30, Brian invita la sua compagna a tuffarsi in piscina con lui. Lei rifiuta, e si allontana con la sua ospite, la moglie di Thorogood. Trascorsi una ventina di minuti, le due donne rientrano in casa, seguite da Thorogood, in cerca di un asciugamano. In quel momento, Janet vede il corpo di Brian, immobile, sul fondo della piscina. I tre lo tirano fuori dall’acqua e tentano di soccorrerlo con massaggi cardiaci e respirazione bocca a bocca, invano. Arrivano nel frattempo i soccorsi che provano a rianimarlo con una pompa cardiaca, ma ogni tentativo sembra inutile. Brian viene dunque dichiarato morto nella notte del 3 luglio.

Il coroner dichiarò che Brian Jones morì per cause naturali. Se cercate su Wikipedia, troverete sotto la voce “cause della morte” la dicitura “annegamento”. Ma c’è un velo di mistero in tutta questa storia. Subito dopo la rimozione del corpo dell’ex Stones, tutti i suoi averi sparirono: una fonte presente lì quel giorno affermò di aver visto qualcuno dar fuoco a tutti i suoi oggetti, ma chi fosse e perché l’abbia fatto resta inspiegabile. C’è chi dice che in mezzo a questi vi fossero le registrazioni di Jones con il suo nuovo gruppo, ma non è mai stato appurato con certezza. Alcune delle sue chitarre rubate spuntarono però poco dopo nel mercato dei collezionisti.

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Il Coroner aggiunse nella deposizione di quella notte che il fegato e il cuore di Jones sembravano pesantemente compromessi da droghe e alcol, adducendo questo come probabile causa della perdita di conoscenza e del conseguente annegamento. Le persone a lui più vicine, come Anita e Keith Richards, sono ed erano però restie a credere che si sia trattato di un banale incidente. Per carità, le disgrazie accadono, fa parte del gioco. Quello che è certo, è che entrambi testimoniarono il cambiamento in atto nello spirito e nel corpo di Brian Jones: non stava raschiando il fondo, ma recuperando la serenità che da tempo aveva perduto.

Stava “rimettendosi a posto“, parafrasando le parole di Richards a riguardo. Dunque l’ipotesi più accreditata, quella dovuta ad un uso smodato di droga e alcol, appare piuttosto contraddittoria, seppure perfettamente rispondente alle aspettative verso chi, come lui, aveva incarnato in toto la triade “sesso, droga e rock ‘n roll”.

Brian Jones and Jimi Hendrix at Monterey Pop Festival June 1967

Un epilogo a tinte fosche.

Anna Wholin, moglie di Throgood, nel 2000 dichiarò che il vero responsabile della morte di Brian Jones fosse proprio suo marito; anche quest’ultimo, sul letto di morte, confessò all’autista degli Stones, Thom Keylock, il suo crimine. Secondo il suo racconto, quella fatidica notte di luglio i due stavano giocando in piscina. Thorogood mise la testa di Jones sott’acqua fino a che lui – forse per l’asma, di cui soffriva, forse per le droghe, forse per un brutto scherzo del destino – perse conoscenza, sprofondando sul fondo della piscina, morendo annegato dopo pochi minuti. Preso dal panico, Thorogood rientrò nervosamente in casa, piuttosto che aiutare Brian. Questo potrebbe essere additato come epilogo definitivo, se non fosse per un particolare: Anita raccontò che, dopo aver tirato fuori dall’acqua il corpo di Jones, il suo polso sembrava avesse ancora battito; diversamente, Throgood affermò che fosse morto dopo solo pochi minuti.

Ad oggi non sappiamo dove risieda la verità, e probabilmente non lo sapremo mai. C’è anche chi sostiene che in realtà fosse un tiro mancino giocato dallo stesso Keylock, nel tentativo di impadronirsi di oggetti e proprietà di Brian. Secondo l’ex ragazza di Jones, Pat Andrews, l’omicidio fu sì, architettato da Keylock, ma perpetrato da più persone. Il movente? Il denaro, il rancore…chi può dirlo.

A questo punto le trame si infittiscono, abbandonando la cronaca e lasciando il posto alle leggende: e se si fosse trattato dell’oscuro protettore degli Stones? Quello tanto caro al folklore blues, il canale “privilegiato” da cui attinsero Faust, Robert Jhonson e tanti altri, per diversi scopi. In questo contesto il povero Brian Jones avrebbe assunto il ruolo di vittima da sacrificare per il successo eterno, magari dallo stesso Richards, o, perchè no, da Mick Jagger.

Dopotutto, i Rolling Stones sono i pallidi pronipoti dei musicisti blues, la cui musica si vociferava fosse “ispirata” dal Diavolo. Oltre al fatto che si può affermare senza timore di smentita che, se Jagger e Richards erano il cuore degli Stones, Brian Jones ne era l’anima. La sua creatività aveva traghettato il sound della band fin dagli albori: Jagger e soci lo sapevano. E se avessero temuto di non reggere il confronto?

“Morirò prima di compiere 30 anni” confessò profeticamente a Keith Richards qualche tempo prima.

Si racconta che fu seppellito sotto 4 metri di terra (per evitare esumazioni da parte di cacciatori di tombe) in una lussuosa bara d’argento spedita da Bob Dylan. Brian Jones era l’ideatore delle melodie psichedeliche e della scelta di strumenti che sembravano fare a pugni con il rock: clavicembalo, flauto, dulcimer, sitar.

Sia quel che sia, quel 3 luglio del 1969, un polistrumentalista e artista eccezionale abbandonò la sua esistenza terrena, diventando il primo membro riconosciuto del Club 27.

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