RFF13, Three Identical Strangers: quando la scienza diventa disumana
Il docufilm Three Identical Strangers racconta la storia di tre gemelli che fino ai 19 anni erano all'oscuro della loro esistenza. Coincidenza o qualcosa di più?
Quante volte, girando l’angolo di una strada, è capitato di trovarsi davanti ad un perfetto sconosciuto, fissarlo e pensare: “Questo tipo è la copia spiccicata di un mio amico. Sembra quasi il suo gemello!”
Nel 1980, per tre diciannovenni americani successe una cosa simile. Infatti, il destino volle che le loro vite si incrociassero per puro caso, scoprendo così di essere gemelli. Per l’appunto: Three Identical Strangers.
Robert Shafran, Edward Galland, David Kellman e la loro incredibile storia sono i protagonisti del docufilm di Tim Wardle: Three Identical Strangers. Presentato durante la 13esima edizione della Festa del cinema di Roma, il film, non solo ha avuto un ottimo riscontro al botteghino americano guadagnando 12,3 milioni, ma, è stato anche premiato al Sundance.
Tutto inizia con l’arrivo di Robert al college. Un normale ragazzo che si affaccia al mondo “adulto”. Carico delle ansie e delle paure di chi affronta per la prima volta un passo così grande. Eppure, tutto il nervosismo del primo giorno viene spazzato via in una manciata di secondi. I ragazzi lo salutano, lo abbracciano, lo fermano per scherzare. Sembra quasi un sogno. Tuttavia si tratta di un equivoco, infatti Robert è stato scambiato per Edward Galland.
Ecco, dunque, che avviene la sensazionale scoperta. Entrambi sono nati il 12 luglio 1961 e sono stati adottati grazie alla stessa agenzia: la Lousie Wise Service. Si tratta di due gemelli separati dalla nascita che dopo 19 anni si sono ritrovati. Un evento talmente incredibile che non poteva non finire addirittura sui giornali. E, proprio grazie ai numerosi articoli pubblicati, David, adottato e nato il 12 luglio 1961, scopre così di essere il terzo gemello.
Una storia che sembra uscita più da un copione di Hollywood, che dalla vita di tutti i giorni. Eppure è realtà. I tre gemelli e la loro singolare vicenda entrano dentro un vero circo mediatico. Ospiti di numerosi programmi, sempre al centro dei rotocalchi, la loro fama è talmente grande che si ritrovano a fare le comparse in Cercasi Susan Disperatamente con Madonna.
Tuttavia, ciò che lascia a bocca aperta sono le somiglianze che i tre dimostrano di avere, nonostante, fino ad allora, erano tre perfetti sconosciuti. Gli stessi gusti in fatto di donne, gli stessi interessi, addirittura praticarono lo stesso sport: il wrestling.
Ma, non tutto è oro ciò che luccica. Difatti, da un evento così, unico e gioioso, dietro si cela un terribile quanto inquietante segreto che è il cuore di Three Identical Strangers.
La separazione dei tre non sarebbe da ricondurre ad un modo per semplificare l’adozione di queste tre vite, come giustifica la Louise Wise Service. Ma, si tratterebbe di un esperimento scientifico per rispondere ad una battaglia che assilla il mondo della psichiatria: Ambiente contro Natura, cosa è più forte?. Ciononostante, questa domanda è solo la punta di un iceberg più profondo e più oscuro.
La forza del lavoro di Wardle risiede nell’abilità di unire due narrazioni in un unico film. Three Identical Strangers potrebbe, infatti, essere diviso in due parti: un documentario sulla vita dei tre gemelli e un’inchiesta su un macabro esperimento iniziato negli anni ’60.
La prima parte, introdotta sulle energiche note di Since You Been Gone dei Rainbow, è l’euforico racconto della gioia dei tre ragazzi. Incalzante, rapida, è un susseguirsi di immagini e di sorrisi, che tuttavia con delle brevi, quanto sapienti, battute preparano il terreno per la seconda parte. È una climax crescente, che improvvisamente si interrompe in un momento di silenzio. Ecco che arriva l’inchiesta. Ricostruita minuziosamente da Wardle, che cerca di dare un quadro completo di questo “folle” esperimento. Eppure, alla fine, anche davanti alle spiegazioni di alcuni dei collaboratori, ci si ritrova dalla parte dei gemelli, sentendosi, quasi, come delle cavie da laboratorio.
Una delle particolarità di Three Identical Stranger è l’assenza di attori. Infatti, narratori ed interpreti del docufilm sono Robert Shafran, David Kellman, gli amici e i parenti, che da onniscienti diventano sempre più interni, quasi come degli spettatori. Sanno cosa è successo, sanno cosa stanno vivendo, ma non sanno cosa accadrà. Hanno vissuto sulla propria pelle le difficoltà di doversi relazionare con un “fratello adulto”. Di quanto possa essere complicato trovare quel “compromesso” per vivere in armonia, tuttavia non sanno il perché di tutto questo.
Wardle riesce a creare un docufilm dai mille volti. Si tratta di emozione allo stato puro. È prima felicità, gioia, poi tristezza ed infine rabbia. È un turbine di sensazionii che investe lo spettatore, il quale, alzatosi dalla poltrona della sala, si troverà davanti ad una sola domanda: “Come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto?“