Bushwick è in fiamme, New York è in fiamme, gran parte degli Stati Uniti è in fiamme. Ma perchè?
Bushwick (stasera alle 22:56 su Rai 4) è un adrenalinico action underground che fa della messa in scena il suo punto di forza. Sono di Jonathan Millot e Cary Murnion le sapienti mani che hanno diretto questo piccolo gioiellino del cinema indipendente americano. I protagonisti sono Brittany Snow, star della saga di Pitch Perfect, e Dave Bautista, quest’ultimo ormai a proprio agio nei panni dell’attore dopo il grande successo come Drax il Distruttore nei Guardiani della Galassia e il ruolo in Blade Runner 2049.
La storia di Bushwick è molto semplice. Alla stazione della metropolitana di Bushwick, un quartiere di New York adiacente a Brooklyn, arriva Lucy, diretta a casa di sua nonna, ma il posto è stranamente deserto e mentre un altoparlante annuncia la sospensione di tutti i servizi della metropolitana Lucy vede un uomo in fiamme irrompere correndo e urlando nella stazione. Impaurita decide di uscire all’esterno dove si trova di fronte una vera e propria guerriglia urbana. L’inizio è l’asso nella manica di questo film.
Con una perfetta divisione in tre partiBushwick si sviluppa attraverso gli occhi di Lucy, Stupe (che incontrerà di lì a poco e che diventerà la sua spalla per l’intero film), interpretato da Bautista, e pochi altri protagonisti della vicenda. Il punto forte del film è proprio questa messa in scena, a dir poco live. Le vicende del film infatti hanno pressappoco la stessa durata di tempo della visione stessa. In un’ora e trenta circa Lucy e Stupe vagano per la città in cerca di un luogo sicuro, ignari delle ragioni di ciò che sta accadendo. Le strade sono pericolose e il romanzo filmico non fa sconti neanche ai protagonisti, che a più riprese si troveranno gravemente feriti e alle strette in uno scenario a dir poco apocalittico.
Il focus della trama di Buswick si sdoppia per la prima metà del film, quando un obiettivo è sì quello di trovare riparo in un luogo sicuro, ma l’altro fondamentale obiettivo è riuscire a capire per quale motivo in strada uomini armati ed in divisa stanno facendo mattanza di cittadini. Tutto il film è esaltato da lunghi piani sequenza, tre principali (per la verità interrotti da vari stacchi – ridondante e piacevole è l’iterato utilizzo dei gradini delle scale per questo) che dividono appunto la trama in tre atti: il lungo e brillante incipit con la presentazione dello scenario, la parte centrale con l’introduzione di nuovi personaggi (forse il momento più debole del film) e la conclusione con la soluzione della trama, classica ma assolutamente non banale.
Bushwick è un film grezzo e crudo, ma proprio per questo molto interessante. Nella fase centrale due o tre personaggi che dovrebbero aggiungere nuovi ingredienti alla vicenda hanno un impatto un po’ anonimo sulla pellicola, ma forse è anche questa la forza di Bushwick: ad un tratto la giovane Lucy, che riesce, vista la tensiva tecnica narrativa dei due registi, a focalizzare le ansie e le speranze dello spettatore, si trova ad essere totalmente in balìa degli eventi, abbandonata dal resto del cast e deve prendere in mano la situazione, vedendo dunque anche un evoluzione caratteriale del proprio personaggio.
Il finale fa il paio col brillante inizio ed eleva Bushwick ad uno dei migliori action dell’anno passato. Nel 2017 quasi nessuno ha parlato di quest’opera e gran parte della critica l’ha stroncato duramente, ma Bushwick è davvero un film singolare e che vale la pena guardare, sia per una piacevole serata dedicata al cinema di intrattenimento, sia per la qualità della messa in scena che anche i cinefili più accaniti non potranno non apprezzare. I tre (finti) piani sequenza sanno variare davvero bene le inquadrature e i movimenti di macchina, dando un ritmo eccezionale al film.