Su Facebook si presenta come regista, newyorkese e “film preservationist”. Il Direttore Artistico della Festa del Cinema di Roma, Antonio Monda, lo introduce in sala come “un genio del cinema”. Dopo ore di attesa il pubblico e la stampa di RomaFF13 vedranno finalmente arrivare Martin Scorsese. E mentre riceve il Premio alla Carriera da Roma Film Fest, consegnato da Paolo Taviani, il premio Oscar Martin Scorsese si rivela soprattutto come un uomo: il fondatore e presidente di The Film Foundation, organizzazione no-profit che dal 1990 ha contribuito in modo determinante alla conservazione e la tutela del patrimonio filmico internazionale.
La fondazione che Scorsese ha dedicato al Film, in questi 28 anni ha restaurato 800 pellicole, offerte gratuitamente al pubblico dei Festival di tutto il mondo, senza contare un celebre progetto nel ramo educational: The Story of Movies. Un programma che ha già offerto lezioni gratuite di Linguaggio e Storia del Cinema a circa 10 milioni di giovani.
Forse non tutti, prima del 22 Ottobre a Roma, sapevano che Martin Scorsese non si limita ad essere l’autore di Taxi driver (1976) Toro scatenato (1980) Fuori Orario (1985) Quei bravi ragazzi (1990) Gangs of New York (2002) The Departed (2006) e The Wolf of Wall Street (2013): è forse il più tecnico, il più innamorato storico del cinema del nostro tempo. Per altro, il ragazzo-prodigio della New Hollywood è nato nel 1942 nel Queens, è italo-americano. A RomaFF13, ancora una volta, ci ha raccontato la Storia del suo amore per il Cinema Italiano, attraverso la scelta di 9 film.
Tra i film e le clip che ha scelto, il primo titolo non ha niente di casuale. Martin Scorsese era ancora uno studente poco in salute, seduto in sala al New York Film Festival 1963. Fino a quel momento il suo film preferito era Fronte del Porto di Elia Kazan. Almeno, finché non è apparso un film: il lungometraggio che segna l’ingresso del poeta Pier Paolo Pasolini nel mondo del Cinema. Quando parla di Accattone (1961), Martin Scorsese racconta un fatto personale, una questione privata: quello che l’ha colpito al cuore è “la santità” di Franco Citti, ovvero del magnaccia Cataldi Vittorio, poi dei due ladroni, della prostituta di nome Maddalena, della morte che è finalmente un momento di sollievo, di liberazione. Prima della seconda clip e del secondo film Martin Scorsese vuole aggiungere qualcosa:
“Quando avevo 5 anni avevamo a casa un piccolo apparecchio televisivo. Era il ’48 -’49. Venivano fatti vedere i film del Neorealismo: Roma città aperta, Paisà, Ladri di biciclette, Sciuscià. Per me non era cinema, non sapevo neanche cosa fosse, era il mondo reale. Li vedevamo a casa. Apparentemente erano stati realizzati su celluloide. Ma a me apparivano come vita reale. A prescindere dalla differenza tra film commerciale e non commerciale. Avevano una connessione con la mia famiglia, con i miei nonni, sembrava proprio vita vera. Non sembrava andare al cinema: sembrava accadere in quel momento a New York, come se fosse la quotidianità.”
La seconda clip non poteva che appartenere a Roberto Rossellini. Ma dell’autore di riferimento del Neorealismo, stavolta Martin Scorsese ha scelto “La presa al potere di Luigi XIV”: film per la televisione del 1966, che inaugura la fase del “cinema didattico”, compresa e apprezzata davvero da pochi.
Il nostro Incontro Ravvicinato con Martin Scorsese prosegue con altre clip: Umberto D. di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini, e poi dal Neorealismo si procede con Il posto di Ermanno Olmi, Salvatore Giuliano di Francesco Rosi, Il Gattopardo di Luchino Visconti, finché arriva la rivoluzione e il Moderno con l’Eclisse di Michelangelo Antonioni.
Non possiamo che sottolineare che nessun libro dedicato al cinema sembra avvincente come le Storie audiovisive, curate del narratore Martin Scorsese. Un maestro che sa restituire con grazia le storie di guerra più reali e strazianti: che siano bande a New York o il dopoguerra in Italia; che quelle pellicole appartengano a lui, oppure appaiano patrimonio dell’umanità. In ogni sua parola c’è un’allusione a presente, passato e futuro. Eppure, sempre con grazia, sta indicando una strada precisa: senza consapevolezza e studio approfondito della Storia, personale e collettiva, del film e del cinema, non siamo niente.
Non serve neanche desiderare che questo Incontro Ravvicinato con Martin Scorsese duri per sempre. Chiunque abbia affrontato ore di coda senza riuscire ad entrare, chi era lontano, non ha del tutto perso un momento irripetibile. Il cinema offre questo strano esempio d’eternità immortale, come L’invenzione di Morel di Adolfo Bioy Casares. Forse è difficile, ma non impossibile reperire un dvd, una videocassetta, un altro formato analogico o digitale per Un secolo di cinema – Viaggio nel cinema americano di Martin Scorsese (1995) oppure Il mio viaggio in Italia(1999).
Ci sono molti dettagli sottili che caratterizzano le lezioni magistrali e le narrazioni cinematografiche di Martin Scorsese. Ne citeremo solo un altro: come nel caso di Rossellini, De Sica e Zavattini, Antonioni e Fellini, Martin Scorsese non sceglie sempre il titolo più famoso, premiato ma quello che ha cambiato la Grande Storia. Come nell’Incontro di Roma, Scorsese sceglie il titolo a lato: quello che rivela il regista, la persona, l’esperienza autobiografica che diventa immaginario e visione del mondo.
Alla Festa del Cinema di Roma Scorsese ha mostrato anche una clip da Le notti di Cabiria di Federico Fellini. “Ho incontrato più volte Fellini, dovevamo anche fare un documentario insieme, ovviamente alla sua maniera. Purtroppo è morto senza che riuscissimo a realizzare questo progetto” – ha rivelato Scorsese a RomaFF113.
La Storia del Cinema è fatta anche di questi aneddoti, raccontati a parole, della nostalgia di un film mancato di Martin Scorsese e Fellini, che non esiste, e ormai non potrà più accadere. Nel frattempo, Mercoledì 24 Ottobre Martin Scorsese incontra ancora il pubblico di Roma e introduce San Michele aveva un gallo di Paolo e Vittorio Taviani. Per questo e altri racconti, siamo pronti alla prossima puntata.