Al PerSo – Perugia Social Film Festival abbiamo avuto la possibilità di vedere questo stupefacente film di Ziad Kalthoum, vincitore nella sezione lungometraggi al Visions du Réel a Nyon. Taste of Cement è un film che racconta la vita degli operai edili siriani esiliati a Beirut. Il regista, classe 1981, li filma mentre lavorano sul sito di un grattacielo. Sono rifugiati, imprigionati nello stesso cantiere, costretti a vivere nel seminterrato al di sotto di esso una volta terminato l’orario di lavoro. Lasciare il cantiere è vietato dopo le 19:00 a causa di un coprifuoco imposto ai rifugiati siriani. Mentre gli operai giornalmente, mattone dopo mattone, lavorano al grattacielo, in Siria nello stesso momento, le loro case vengono distrutte dalla guerra.
Taste of Cement: La vita degli operai edili siriani esiliati a Beirut
La macchina da presa accompagna gli operai nelle altezze vertiginose della struttura, catturando panorami mozzafiato, utilizzando abilmente immagini e suoni per immergerci nelle vite sconvolte da un conflitto infinito, intrappolate in un ciclo continuo dove le strutture vengono erette in un luogo e allo stesso tempo distrutte in un altro. Il formidabile occhio del regista cattura l’ombra delle grate che si riflette opprimente sui volti degli operai, nelle loro mani, li accompagna durante l’intera giornata lavorativa tra il cemento e il sole cocente, martellati costantemente dal suono del trapano e dai rumori dei lavori, sotto di loro incombe l’infinita fabbrica dell’uomo della caotica ma inaccessibile Beirut, le sue strade trafficate, il mare che si estende all’orizzonte, ma nel quale non possono nuotare. Terminata la massacrante giornata lavorativa, gli uomini scendono nelle viscere dell’edificio per riposare.
In una sequenza ripresa dall’alto ci vengono mostrati con i loro elmetti e le loro divise che scompaiono scendendo per un buco nel terreno, come formiche operaie.
Sotto il cemento, trascorrono le loro notti guardando e ascoltando in televisione o con il cellulare le immagini e le notizie della guerra che infuria nella loro patria, i primi piani sui volti ci mostrano l’angoscia, la videocamera riprende il riflesso dei bombardamenti che scorrono in televisione nell’occhio impassibile di uno di questi.
Una voce fuori campo, non identificata, ci racconta della storia del padre di uno di loro, che qualche decennio prima viaggiava alla stessa maniera dalla Siria a Beirut, per lavorare quando la guerra cessava da una parte e iniziava dall’altra. Oltre a questo, Kalthoum non intervista nessuno degli operai. Piuttosto lascia che le immagini e i suoni parlino da soli, arrivando a creare una sinfonia audiovisiva che diventa sempre più penetrante, fino ad arrivare a contrapporre gli attentati in Siria con le sequenze di costruzione a Beirut. Così la torretta ruotante del carro armato si alterna al braccio della gru, le esplosioni e gli spari della guerra ai trapani e ai martelli del cantiere. Le immagini delle bombe che cadono e distruggono la loro patria ritornano in sogno. Poi, infine, il risveglio angosciante. Con la consapevolezza che per ogni nuovo piano costruito, c’è un edificio che crolla in patria distrutto dalle bombe o dai carri armati.
Taste of Cement è film di grande impatto audiovisivo, commovente e allo stesso tempo inquietante, Khaltoum compone una straziante opera su cosa significhi vivere in esilio in una realtà dilaniata dalla guerra, senza possibilità di tornare a casa.
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