Il nuovo album dei Soft Machine è un ottimo album, ma non un album dei Soft Machine.
Come già vi abbiamo anticipato, i Soft Machine sono tornati. Anche se non esattamente. A pubblicare un nuovo album di inediti dopo 37 anni non sono, infatti, i membri originali della storica formazione prog. I componenti che hanno riformato la band per questo nuovo disco sono tutti musicisti che ne hanno fatto parte nell’ultima fase di attività. E il risultato si sente.
Chi ascoltando Hidden Details si aspetta esattamente quel suono tipico della scena di Canterbury, a metà tra prog e fusion, resterà ovviamente deluso. Hidden Details è certo un buon album progressive, che mostra tutta l’esperienza di musicisti navigati. Un album che può soddisfare i fan del prog, e anche della fusion, ma difficilmente può non far rimpiangere quegli storici lavori della band come Third (1970).
Hidden Details, c’è da dire, riesce meglio nelle sue parti fusion (soprattutto con il sassofonista Theo Travis). E riesce invece decisamente meno nelle sue parti “rock“, specie con il chitarrista John Etheridge, che per quanto bravo (anzi, eccezionale), non può fare a meno di ricadere nei cliché del suo genere. Precisiamo: musica di altissimo livello, nulla da eccepire. Soltanto, è difficile pensare che stiamo ascoltando esattamente i Soft Machine. Piuttosto, un’ottima formazione prog creata da musicisti esperti, questo sì.
Ma una formazione che difficilmente riesce a catturare quel sound, esattamente quello che viene in mente pensando alla band originale. Ci riesce, per esempio, con la composizione Out Bloody Rageous, Pt. 1. E non a caso, dato che si tratta di uno degli originali di quel famoso album del 1970, appunto, Third. Ci riesce meno invece con la traccia d’apertura, che è anche la title track, nella quale pare piuttosto di sentire i King Crimson.
Per concludere: se siete amanti del prog, e specie del prog classico, ascoltate assolutamente questo disco. Se siete amanti della scena di Canterbury, dei Soft Machine e di album come Third, forse fareste invece meglio a non sentirlo affatto.