Il film dei Tenacious D è il miglior film comico che potrete trovare sulla musica.
I Tenacious D, Jack Black e Kyle Gass, sono un duo di comedy rock emerso a cavallo tra i due millenni con sketch comici unici ad un’attività musicale parodistica. Nei loro album i due omaggiano e al tempo stesso sbeffeggiano i cliché dell’hard rock e dell’heavy metal anni ’70 e ’80. Le apparenze e le movenze stesse del duo, uomini in sovrappeso sulla soglia della mezza età e certo lontani dall’immagine stereotipata della rockstar, aiutano molto.
Nel loro primo film si ritrova tutto questo. The Pick of Destiny (tradotto malamente in italiano come Il destino del rock) narra la vicenda che ha portato all’unione dei due musicisti, con elementi comedy, fantasy e pseudo-horror.
E ovviamente tanta, meravigliosa musica.
JB (Jack Black) è un ragazzino che cresce in una famiglia estremamente cattolica, ma sogna di fare il rocker. Un’apparizione (di Ronnie James Dio in persona) lo spinge a fuggire e a cercare la sua strada a Hollywood. Qui JB incontra il valente chitarrista KG (Kyle Gass), con il quale presto fonda il progetto Tenacious D. Ma i due non riescono a sfondare, e c’è l’affitto da pagare (motivo ricorrente del film).
Allora i due si mettono alla ricerca del leggendario “plettro del destino“, che ha fatto la fortuna di tutti i più grandi chitarristi come Angus Young, Eddie Van Halen e Pete Townshend. A questo punto il film si trasforma in un road movie nel quale i protagonisti dovranno affrontare numerose difficoltà per portare a termine la loro ricerca, inclusa una sfida con il diavolo in persona (il plettro in questione è in realtà un dente di Lucifero).
Tenacious D in The Pick of Destiny è una commedia che funziona da molteplici punti di vista.
Non ambisce a comunicare nulla né a dare lezioni di vita o impartire messaggi (come “credi in te stesso”, “non smettere di sognare”, ecc.). Si limita piuttosto a fare ciò che i due protagonisti (anche sceneggiatori/produttori) sanno fare meglio: divertire, appassionare, e suonare.
Perché, al di là del potere di coinvolgimento della trama del film, dei personaggi e delle vicende, c’è la musica. Una colonna sonora straordinaria, che si esprime in una serie di canzoni specificamente adattate alle varie scene. C’è per esempio Break-In City (Storm the Gate!), nella quale JB canta esattamente quello che gli accade mentre cerca di infiltrarsi in un edificio.
Oppure la parodia hippie Papagenu (He’s My Sassafrass), cantata quando JB incontra il Sasquatch in un mondo incantato mentre si trova sotto l’effetto di funghi allucinogeni. O ancora, il gustoso collage di Classico, nel quale KG unisce Bach, Mozart e Beethoven per mostrare la propria abilità alla chitarra.
Ma un pezzo su tutti in qualche modo può riassumere la concezione che i Tenacious D hanno del fare musica: Master Exploder. Chi conosce questa canzone, e chi conosce la scena del film corrispondente, sa bene quanta potenza comica e artistica fuoriesce in questa canzone. La dimensione della demenzialità viene lasciata indietro nel momento in cui i due comici si ergono iconoclasti di un’intera cultura, quella del rock and roll, riuscendo contemporaneamente a riproporla in maniera ancora più forte.
La parodia sminuisce l’oggetto parodiato e al contempo lo rinnova.
Si superano le ideologie insite nell’apprezzamento della musica rock centrandone in qualche modo il significato più puramente artistico. E ha perfettamente senso che ciò venga fatto tramite il registro comico, ultimo vero sublimatore di un genere che già in quegli anni stava cominciando a diventare appunto la parodia di sé stesso.
Le scene di culto sono poi innumerevoli, anche nei momenti non musicali. Se non bastasse, ad impreziosire l’insieme c’è un numero scandalosamente alto di comparsate di celebrità della musica e non: Ben Stiller, John C. Reilly, Tim Robbins, Meat Loaf, Ronnie James Dio, Dave Grohl.
Un film insomma che non richiede di essere compreso, studiato, analizzato, avendo la grande capacità di parlare a tutti, senza scadere nella banalità o nel prevedibile. Un film che prende il rock and roll, lo parodizza, lo riscopre, lo rivaluta, e lo consegna di nuovo ad una platea che può così godersi il risultato di una delle migliori commedie cinematografiche (musicali e non) degli ultimi vent’anni.