Esistono pellicole che nonostante la loro poca visibilità sono in grado di farsi notare. Mustang è una di queste.
Non solo nella propria nazione, ma anche in tutto il mondo per la loro visione unica ed emozionante. Per citarne alcuni, basti pensare a pellicole indipendenti come Another Earth di Mike Cahill o Victoria di Sebastian Schipper. Tuttavia qualche anno fa nelle sale italiane uscì un film passato dannatamente in sordina, riuscendo perlomeno a candidarsi agli Oscar come Miglior Film Straniero. Stiamo parlando di Mustang di Deniz Gamze Ergüven.
Una produzione francese che porta con sé cinque ragazze. Ognuna di loro sconosciuta al mondo del cinema internazionale, bravissime, sensuali e che rispecchiano perfettamente l’essenza della femminilità. La storia è ambientata durante il periodo estivo. In un villaggio turco Lale e le sue quattro sorelle scatenano uno scandalo dalle conseguenze inattese per essersi messe a giocare con dei ragazzini tornando da scuola. La casa in cui vivono con la famiglia si trasforma un po’ alla volta in una prigione, i corsi di economia domestica prendono il posto della scuola e per loro cominciano ad essere combinati i matrimoni. Le cinque sorelle, animate dallo stesso desiderio di libertà, si sottrarranno alle costrizioni loro imposte.
”Ero esattamente a metà della mia gravidanza quando abbiamo terminato, e giravamo 12 ore al giorno, 6 giorni a settimana..” (Deniz Gamze Ergüven) L’ elemento che colpisce sin da subito di questa storia è il coraggio e l’intensità con con il quale viene messa in scena. Un film che nel corso degli anni è stato continuamente oggetto di critiche, non tanto per la storia in sé, scritta in modo veramente sublime ed efficace, ma per i temi che durante il corso del film vengono trattati. Il soggetto, che critica la libertà delle donne nel modo più consono e senza mai esagerare, è in grado di toccare il cuore dello spettatore con una spontaneità veramente invidiabile.
Un risultato perfettamente riuscito grazie anche al suo prezioso cast, composto principalmente da ragazze giovani e promettenti. Il gruppo si dimostra maturo nel gestire le emozioni, caratterizzando i loro personaggi attraverso la loro natura debole, ma al tempo stesso pieno di speranza. Ne è un esempio il personaggio più piccolo, interpretata da Gunes Sensoy, a cui la regista dedica la maggior parte del film. Una regia composta principalmente da movimenti di macchina a mano, elemento che seppur banale oggigiorno, conferisce alla storia un aspetto realistico e totalmente efficace.
Le ispirazioni, dal momento che stiamo parlando di una storia di redenzione, sono tante. La regista in un’intervista dichiara di essersi ispirata a pellicole come Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, Salò o le 120 giornata di Sodoma di Pier Paolo Pasolini e Fuga Da Alcatraz di Don Siegel.
Il tutto accompagnato da una colonna sonora di contorno, ma che riesce benissimo ad emozionare nei momenti più intensi, sopratutto nella parte finale.
In definitiva Mustang è un inno alla vita, un film che mette in mostra la forza e la tenacia della donna, tramite un’ottica claustrofobica, ma pienamente avvincente. Uno dei film più sottovalutati degli ultimi anni.