Tre anni dopo Kintsugi, tornano con un album di inediti i Death Cab for Cutie.
Il 2018 si sta rivelando un anno ricco di novità musicali. Torna e sorprende Jack White, Eminem entusiasma con l’imprevedibile uscita di Kamikaze. Gli Interpol fanno il proprio dovere con Maraudere pubblicano nuovi lavori anche i Kooks e i Death Cab for Cutie.
Alcuni adolescenti dei primi anni Duemila forse ricordano i Death Cab for Cutie come una delle band preferite da Seth Cohen in The O.C., ma il gruppo di Ben Gibbard è molto più di questo, è una band con oltre vent’anni di carriera internazionale alle spalle.
Thank you for today è il primo album dove Gibbard non è affiancato dal musicista Chris Walla. Infatti, dopo aver lasciato la band nel 2014, Walla aveva dato comunque un contributo alla realizzazione di Kintsugi nel 2015.
Con questo album i Death Cab for Cutie sembrano ritrovare freschezza e idee originali, rispetto ai due album precedenti. Parte del merito va sicuramente anche ai nuovi membri Zac Rae e Dave Depper.
Il disco si apre con I dreamt we spoke again, un pezzo che ci mostra subito la natura dell’album. La voce di Gibbard si muove con leggerezza su una base dal ritmo regolare nella quale si fondono perfettamente tastiere e riff di chitarra.
Si prosegue poi con Summer years, un pezzo alternative rock in pieno stile Death Cab for Cutie. Gli anni passano e Gibbard ci rende partecipi dell’inevitabile nostalgia che avanza tra i suoi pensieri.
“Sometimes I’m overcome
By every choice I couldn’t outrun
The junctions all disappear
You can’t double back to your summer years”
Arriva poi il singolo Gold rush, il cui videoclip vede Gibbard passeggiare per la città come Richard Ashcroft in Bitter sweet symphony. Le citazioni celebri non si limitano al video, il brano si basa sul campionamento del pezzo Mind train di Yoko Ono. Tutto muta rapidamente, le città cambiano forma, le persone si trasformano, la vita scorre e Gibbard lo racconta in maniera eccellente. Il pezzo è orecchiabile, il coro che si ripete per quasi tutta la canzone si fissa in testa fin dal primo ascolto.
Lo stile classico dei Death Cab for Cutie ritorna con forza in altri due pezzi, Your hurricane e Autumn love.
Un morbido intreccio di sintetizzatori crea un’atmosfera romantica in When we drive.
Uno dei brani più interessanti dell’album è l’energica Northern Lights, con un ritmo rapido e travolgente e una gradevole melodia vocale. Non si raggiungono i livelli di Soul meets body o I will follow you into the dark, ma con questo pezzo Gibbard è sicuramente sulla strada giusta.
I punti deboli di Thank you for today sono le tracce You moved away e Near/Far, che non spiccano per originalità e a tratti possono risultare noiose.
Il sentimento nostalgico racchiuso in quest’opera della maturità dei Death Cab for Cutie raggiunge la massima intensità nel pezzo di chiusura 60 & Punk.
“There’s nothing elegant in being a drunk
It’s nothing righteous being sixty and a punk
But when you’re looking in the mirror do you see
That kid that you used to be?”
Il tempo passa per tutti, la disillusione arriva, i sogni del passato sbiadiscono. Il pianoforte accompagna un malinconico Gibbard che ci dimostra con grande forza comunicativa che i Death Cab for Cutie sono cresciuti, maturati, invecchiati, ma hanno ancora molto da dire con la loro musica.
Seth Cohen aveva ragione. I Death Cabfor Cutie sono un’ottima band!