L’Arte spesso non si pone limiti, andando contro il pensiero della società ed il buon costume.
Molti registi, nel corso della storia, sono andati contro alcuni dettami, sconvolgendo il popolo, non ancora preparato a determinate immagini o concetti espressi. Autori che hanno deciso di non seguire la morale umana di quei tempi, per regalare più sostanza e forma alle loro storie. Una scelta che, in un modo o nell’altro, ha inciso così il loro nome negli annali, aprendo a loro le porte dell’immortalità. Ecco a voi alcune di queste opere; 10 film controversi di cui non vi dimenticherete facilmente:
1) Qualcosa su Alice – Jan Švankmajer (1988)
10 film controversi di cui non vi dimenticherete
Controversia:Classica fiaba per bambini, trasformata in un’opera surreale orrorifica, con elementi grotteschi inquietanti e disturbanti.
L’opera di Lewis Carroll rivisitata in chiave grottesca e surreale dal regista Jan Svanjmajer, in un’odissea verso la pazzia ed l’incredulità. Un viaggio nel paese delle meraviglie, reso ancora più assurdo e cupo, dallo stile inconfondibile del regista. Un film sperimentale, che al suo tempo ha saputo unire due stili differenti di narrazione, amalgamando sapientemente lo stop-motion con riprese di natura tradizionale, dando vita ad un ibrido affascinante ed inquietante al tempo stesso. Una vera gioia per gli occhi, che sa ammaliare per il suo fascino estetico, che si riversa anche nelle soluzioni visive dell’artista e nelle ambientazioni in cui esse prendono vita. Un film dall’atmosfera malsana e claustrofobica, in grado di rendere il tutto ancora più straniante e controverso. Un classico che si distacca dalla sua forma base, per elevarsi a prodotto nuovo ed audace, capace di dire ancora qualcosa dopo 100 anni dalla sua creazione. Una vera e propria esperienza, da provare almeno una volta nella vita, anche solo per assistere alla regia di Jan Svanjmajer e alla sua incredibile abilità con lo stop-motion.
2) Salò o le 120 giornate di Sodoma – Pier Paolo Pasolini (1975)
L’uomo è un’animale e tale resterà per sempre. Non servono a nulla la cultura, la ricchezza e tutti quei suppellettili di cui si circonda. La sua essenza primordiale rimarrà intatta, pronto a trascinarlo nei peggiori gironi danteschi. Pier Paolo Pasolini con questo suo ultimo film imbastisce una critica non solo al fascismo, ampiamente denigrato al suo interno, ma anche a tutte quelle classi benestanti che ogni giorno schiacciano quella operaia, per arricchirsi maggiormente. Una pellicola in grado di parlare attraverso il sesso, di svariate tematiche sociali, imbastendo un’opera suddivisa in tre parti che mette a nudo la depravazione e la cattiveria umana. Una suddivisione infernale dell’opera dove i dannati non hanno colpa e i padroni, i veri aguzzini della storia, regnano sovrani impunemente.
Un film grottesco in grado di disgustare il suo pubblico e di indurlo a riflettere sulla condizione umana e di quanto essa possa essere ipocrita. Non importano i soldi che una persona riesce a mettere da parte nella vita, la cultura che si riesce a costruire e la posizione sociale che raggiunge, niente di tutto questo cambierà la sua natura. Un’opera praticamente perfetta dal punto di vista tecnico che gioca molto con le simmetrie degli immensi saloni in cui è ambientato e con i colori che si trovano in esso. Salò o le 120 giornate di Sodoma è una pellicola immensa, di rara bellezza che rimane impressa nella mente dello spettatore, trascinandolo in un inferno oltremodo moderno ed abietto.
Un film estremo e fuori dagli schemi. Un’opera pretenziosa che purtroppo non riesce a mantenere le sue alte premesse, ma che ugualmente soddisfa i palati più esigenti. Un’opera capace di turbare, di disgustare e di indignare gli spettatori meno adatti a questo tipo di cinema, sollazzando invece quelli più sadici ed esperti. Un’arte che non si pone limiti, libera nella forma e nel contenuto, consapevole di quel che mostra e del perché vuole farlo. A Serbian Film è uno di quei lavori che una volta visto, ci si pente di averlo fatto. Non perché sia brutto o perché abbia eccessivi difetti, ma per quel che lascia a fine visione. Una sensazione di sporcizia e di infelicità che raramente si possono provare nel corso di una vita sana e lontano dal marcio dell’esistenza. Un’esperienza che, almeno una volta, andrebbe fatta.
4) Be my Cat: A film for Anne – Adrian Tofei (2015)
10 film controversi di cui non vi dimenticherete
Controversia:I fatti del film potrebbero essere reali.
Be My Catè un film malato, grottesco ed inquietante. Un’opera che porta il realismo al suo punto massimo, inducendo lo spettatore a chiedersi più volte se quello che sta guardando non è finzione, ma pura realtà. Un’idea geniale ed una sceneggiatura ineccepibile, fanno di questa pellicola un prodotto unico nel suo genere, capace di rimanere impresso nella mente dello spettatore anche al termine della visione. Adrian Tofei, attore principale e anche regista dell’opera, fornisce un’interpretazione del tutto verosimile, tanto da poter far entrare il suo personaggio nella cerchia delle figure più inquietanti e riuscite della storia del cinema. Be My Cat racconta le vicende di un malato mentale, che dopo essersi innamorato di Anne Hathaway per la sua interpretazione nel “Cavaliere Oscuro – Il ritorno” di Christopher Nolan, decide di dedicargli un intero film, con la speranza di poterla conoscere e conquistare. Una trama semplice, ma che darò modo allo spettatore di avventurarsi nella mente e nella vita di un maniaco capace di tutto, anche di uccidere.
5) Valerie and her week of wonders – Jaromil Jireš (1970)
10 film controversi di cui non vi dimenticherete
Controversia:All’epoca dei fatti la protagonista era minorenne. Fece ugualmente numerose scene di nudo, che in seguito vennero quasi totalmente rimosse e distrutte.
Se Eraserheaddi David Lynch rappresenta un’incubo ad occhi aperti, questa pellicola invece incarna il sogno e le fantasie di una tredicenne che si affaccia all’età adulta e al sesso. Una pellicola grottesca ed onirica che trascina lo spettatore in un teatro allegorico a cielo aperto e che affonda le sue radici nelle ballate medievali, slanciandosi contemporaneamente verso il fantastico e le fiabe della buonanotte. Valerie è una ragazzina tormentata, angosciata da una lotta interna causata dalle prime pulsioni sessuali e dalla religione, che ogni giorno incombe sempre di più sulla sua esistenza. Una bambina che vorrebbe essere semplicemente se stessa e rimanere spensierata, ma finisce contro la sua volontà in universo fatto di scelte, di sacrifici e di maschere grottesche.
Un’opera difficile da capire, soprattutto per l’elevata presenza di allegorie al suo interno e per le numerose censure che ha subito all’epoca. Il morso di vampiro, rappresentazione dell’ossessione e di qualunque cosa che ci incatena e ci consuma dall’interno, è una simbologia ricorrente nella pellicola ed anche la più incisiva. Un messaggio affascinante e circondato da personaggi al limite dell’assurdo come Orlík, figura astrusa e capace di ricordare quella di Pan, fauno della mitologia greca e dalle forti connotazioni sessuali. Questa pellicola grazie ad una fotografia colorata, una regia sapiente ed una sceneggiatura elaborata, entra a pieno diretto nei capolavori da contemplare avidamente.