All’improvviso, Justin Vernon e Aaron Dessner sfornano un disinvolto capolavoro sotto il nome Big Red Machine.
L’album omonimo del progetto Big Red Machine, sorto per vie traverse tra collaborazioni differenti, è uno dei migliori album dell’anno. Immaginate il meglio, ma proprio il meglio, dei Bon Iver e dei The National racchiuso in un unico disco. Quasi troppo bello per essere vero, ma l’album Big Red Machine è esattamente così.
Delicato, profondo, ondeggia tra folk e folktronica, con diverse reminiscenze di 22, A Million, il super-classico dei Bon Iver uscito nel 2016. Il songwriting non cede alla banalità , riuscendo a trascinare l’ascoltatore fino in fondo, in un percorso sonoro che rincuora e riscalda ad ogni canzone.
Imbarazzante dover scegliere una canzone tra le tante: Deep Green, Gratitude, OMDB (Over My Dead Body), People Lullaby, sono tutti capolavori. In queste canzoni gli accenti elettronici si fondono disinvoltamente con lo stile cantautorale dei due musicisti, creando un incrocio perfetto, ricco di sfumature. Ma c’è anche il folk di stile più classico con I Won’t Run from It, e il rock alternativo di Melt, l’ultima traccia.
I fan dei Bon Iver, fan di Justin Vernon, fan dei The National, difficilmente mancheranno di apprezzare questo album. Di più, neppure ogni appassionato di musica dovrebbe mancare di farlo. La ricchezza di questo disco è apprezzabile tanto più che si tratta di un progetto nato in silenzio e di cui tuttora non si parla troppo.
A maggior ragione, la scoperta di questo autentico gioiello rappresenta una vera sorpresa per il 2018. Uno dei migliori album dell’anno, sicuramente il migliore in ambito folk e folktronica. Da ascoltare, riascoltare, e riascoltare ancora.