Sette minuti di applausi. Questo è quanto ha strappato alla prima, proiettata alla mostra del cinema di Venezia, Sulla Mia Pelle, il film sugli ultimi 7 giorni di vita di Stefano Cucchi. Un vero e proprio successo del docufilm diretto da Alessio Cremonini che ha convinto e ottenuto l’approvazione non solo della platea, ma anche della famiglia di Cucchi.
Tuttavia, c’è qualcuno che non ha apprezzato. Infatti, i sindacati delle forze dell’ordine hanno tuonato contro il film, reo di dare un’immagine negativa degli agenti.
Il Consiglio Centrale di Rappresentanza (Co.Ce.R), sezione dell’Arma dei Carabinieri, sottolineando di non voler vedere Sulla Mia Pelle, ha commentato il film in maniera dura, ponendo l’accento sul contributo finanziario concesso dallo Stato per realizzare il docufilm:
“Ci sarebbe da indignarsi se si accertasse che lo stesso è stato prodotto con il contributo dello Stato. Infatti apparterrebbe alquanto strano che, con un processo ancora in corso per appurare la verità , organi dello Stato abbiano finanziato un film che sposta in una sala cinematografica un processo che proceduralmente, in uno Stato di diritto, andrebbe svolto in un’aula di tribunale.”
Dello stesso avviso anche l’ex segretario del Sindacato Autonomo di polizia (Sap), oggi deputato leghista, Gianni Tonelli che ha dichiarato:
“Rabbrividisco. Mi chiedo: si può mandare in mezzo mondo un film che dà allo spettatore un’idea non suffragata da sentenze? Ed è vero che lo Stato ha finanziato il film con 600 mila euro? È questa la cultura italiana da esibire in una mostra internazionale? Io non mi farò intimidire e da parlamentare andrò in fondo a questa storia.”
La questione non è passata inosservata anche a Franco Maccari, vice presidente nazionale di Fsp Polizia di Stato (una delle maggiori organizzazioni sindacali delle Polizia) che ha parlato di una gogna nei confronti degli uomini in divisa:
“È impossibile contenere lo sdegno per l’ennesima storia di ordinaria criminalizzazione di chi veste una divisa. A quando un film sul carabiniere Giangrande ferito a Palazzo Chigi? O sui poliziotti uccisi dal terrorismo rosso? A quando un film, pagato dallo Stato, sugli eroi in divisa? Basta con le gogne, le piaghe e le cicatrici che tanti appartenenti alle Forze dell’Ordine portano a vita ‘sulla loro pelle.”
Diversa è la reazione della polizia penitenziaria. Donato Capece, segretario del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), ha ribadito l’innocenza del corpo di polizia e ha chiesto delle scuse che attende da anni:
“La storia processuale ci ha visti oltraggiati e infamati senza uno straccio di prova: sia la sentenza di primo grado che quella di appello hanno assolto i poliziotti penitenziari. Lo hanno accertato due Corti e lo ha confermato infine la Cassazione. Nessuno deve più aprire o sollevare sospetti, ci aspettiamo da anni scuse che ancora non arrivano. Il carcere, e chi in esso lavora, non c’entra nulla con la triste vicenda Cucchi. E sarebbe giusto che questo venisse evidenziato nel film.”
Più volte Alessio Cremonini ha sostenuto come lo scopo di Sulla Mia Pelle dovesse essere quello di raccontare senza giudicare. Eppure, raccontare porta inevitabilmente a discutere. E, già dopo la prima di Sulla Mia Pelle gli animi si accedono davanti ad un fatto che dal 2009 ancora non ha trovato la parola “fine”.
Sulla Mia Pelle, con Alessandro Borghi (Stefano Cucchi), Jasmine Trinca (Ilaria Cucchi) e Max Tortora uscirà il 12 settembre contemporaneamente su Netflix e nelle sale cinematografiche.
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