ANGUS Mc Og: l’emancipazione poliglotta del folk italiano.
Le sonorità di ANGUS Mc Og, all’anagrafe Antonio Tavoni, si possono descrivere con una parola, non italiana: folk. Le chitarre e gli arrangiamenti acustici cercano di creare una versione nostrana del folk contemporaneo, pesantemente indebitato (magari non intenzionalmente) con Fleet Foxes, Mumford & Sons e Bon Iver (i primi due album).
La tradizione cantautorale italiana si tramuta e si perde completamente nell’adozione di uno stile che non è originario del nostro paese. Ma ormai, come tanti altri, è come se lo fosse. Questo, per inciso, non è un male: è ora di rendersi conto che queste sonorità “straniere” sono ormai parte del nostro patrimonio culturale. E d’altro canto, per quasi tutto il ventesimo secolo (e fino a oggi) gli artisti e i gruppi italiani si sono sempre limitati a riprende sonorità estere e ad adattarle alle nostre tradizioni musicali.
Con Beginners, ANGUS Mc Og non cede a questi compromessi: questo vuole essere un album inglese, internazionale. E si rivolge evidentemente ad un pubblico che la musica internazionale folk la ascolta. Laura Marling, The Decemberists (qui nella traccia Ulysses), magari le First Aid Kit. E perchè no? Sarebbe ora che l’Italia, anche con il folk, cercasse di porsi allo stesso livello degli altri paesi, scartando finalmente i rimasugli degli ormai anacronistici cantautori degli anni ’70.
Beginners è un album ambizioso, completo.
Certamente, nonostante il titolo, non un lavoro da principianti. Un disco che, se presentato al pubblico giusto, può certo trovare un seguito ideale. La forma moderna del cantautorato italiano che si emancipa, assume carattere poliglotta ed accoglie disparate influenze. Cioè, tutte quelle necessarie a comunicare ciò che intende comunicare. Questo fa ANGUS Mc Og, proponendo un disco che suona dopotutto onesto, diretto nella sua semplicità, senza pretese nella propria poetica.