≈Belize≈ sono una band di Varese attiva dal 2014. Il loro sound ricercato ed essenziale esplora le varie sfaccettature della musica urban più attuale, scomponendo e ricomponendo mondi sonori influenzati dal rap, dall’elettronica e dal trip hop con suoni e stili contemporanei di derivazione pop.
“Graffiti” è il secondo album per voi, sembra più autoriale nei testi e sperimentale nelle musiche, com’è nato? E cosa è cambiato rispetto a quello precedente?
Graffiti nasce dall’intenzione (o forse più dal bisogno) di mantenere la nostra musica al passo con noi stessi. Le esperienze che facciamo si accumulano velocemente e le nostre vite sono in continua evoluzione perciò Graffiti ed i suoi testi è tutto quello che siamo diventati o che abbiamo fatto durante i due anni dopo l’uscita di Spazioperso, che per certi aspetti raccontava la nostra ormai lontana vita da studenti.
Questa volta abbiamo lavorato con maggior consapevolezza grazie all’esperienza artistica e tecnica raccolta in questi anni e all’aiuto di Giacomo Carlone che ha seguito il progetto fino in fondo sotto vari aspetti della produzione. Mettendo a confronto Spazioperso con Graffiti si percepisce subito questo progresso, il primo ha grande anima ma è più lo-fi e volutamente meno sfaccettato del secondo.
Graffiti ci ha dato la possibilità di mettere in gioco aspetti più sperimentali mai introdotti prima perché troppo acerbi eccetto qualche eccezione (vedi la title-track “Spazioperso”), come nella parte finale di “Pianosequenza”, nella strumentale “Graffiti” o in “Non Aprite Quella Porta”, nelle quali abbiamo ricercato suoni particolari e diversi da quelli da noi usati in precedenza.
Abbiamo parlato di sperimentazione, che si avverte anche nei vari singoli. Passate da più generi, mantenendo una certa impronta. Il che fornisce un sound interessante al disco. Si possono percepire riferimenti alla musica di oggi, in particolare all’hip hop, l’indie e l’elettronica. E forse anche un po’ di trap?
Contaminare la nostra musica con altri generi è una delle cose che ha dato il via al progetto e ci spinge tutt’ora a creare nuovo materiale. Di base abbiamo una forte connotazione hip hop/trip hop che però viene influenzato dalle mille facce che presenta la musica odierna e che in parte adottiamo per rendere il sound più fresco.
Per quanto riguarda i generi nello specifico abbiamo sperimentato molto di più con la trap in Spazioperso (in “Due” e “Loveless”) che non in Graffiti, a causa dell’onda trap americana che abbiamo percepito tra il 2012 e il 2013, mentre in Graffiti abbiamo voluto buttarci sull’elettronica da club, IDM e noise.
Ci sono 2 collaborazioni interessanti, con Generic Animal e Mecna. Com’è andata? Com’è stato lavorare con loro?
E’ stato stupendo. Collaborare con altri artisti è sempre un onore e questi due featuring ci hanno davvero resi orgogliosi. E’ stato tutto molto spontaneo, solitamente cerchiamo di tenerci saldi ad alcuni nostri tratti distintivi in situazioni del genere ma questa volta tutto è andato liscio, sia perché crediamo di aver ormai metabolizzato del tutto il nostro sound, sia perché probabilmente abbiamo particolare empatia con gli altri due artisti. Ovviamente collaborando con altri artisti ci si influenza e diventa uno scambio di opinioni e di visione delle cose, materiale prezioso nel campo musicale. Lavorare con loro ci ha resi più ricchi e ci ha aiutato a espandere i nostri orizzonti.
Quali sono le vostre influenze musicali? Quelle che vi hanno plasmato?
In linea di massima arriviamo tutti da background e contesti musicali differenti, chi i Blur, chi i Red Hot Chili Peppers, ma il territorio che ci accomuna e che sta alla base del progetto Belize è l’hip hop, meglio se old school/‘90s: Dj Shadow, Beastie Boys, Run DMC, Public Enemy, J Dilla, ecc…
Poi ci sono forti influenze elettroniche/IDM come Venetian Snares, Aphex Twin, Lorenzo Senni, Autechre, Prodigy, Arca oppure più trip hop come Gorillaz, Massive Attack, Air ma anche Goldfrapp e Portishead.
Gli artisti con i quali siamo cresciuti invece sono davvero tra i più disparati: Art of Noise, Blur, Burial, Damon Albarn, Gorillaz, Air, Lucio Dalla, Warpaint, Red Hot Chili Peppers, DJ Shadow e troppi altri per continuare.
La vostra musica, il vostro stile è molto urbano. Quanto siete legate alla vostra città? Ma anche all’idea di città, di metropoli e periferia.
La realtà urbana è una grossa ispirazione per i nostri testi e per la nostra musica. Tutto ciò che ci circonda nel contesto urbano viene filtrato attraverso le nostre produzioni o parole e ora come ora non potremmo farne a meno. Milano ci rappresenta ed è il posto in cui possiamo attingere idee da ogni cosa, dal trovarsi in Porta Venezia con i nostri amici o dal fare serata in un locale fino all’alba con i timpani e la testa squagliati. In ogni modo dallo stile urban non si scappa, abbiamo l’hip hop come riferimento ed è impossibile pensare ad un’altra attitudine accostata al nostro genere.
Si possono notare poi numerosi richiami alla cultura popolare degli anni 80 e 90 all’interno del disco. Vi rappresenta? Una sorta di operazione nostalgia?
La definiremmo come una “crisi di mezz’età” precoce. La nostra generazione sta arrivando ai trent’anni e quando le cose non vanno particolarmente bene piuttosto che guardare avanti ci si guarda indietro per ritrovare un po’ di conforto: ci sta, ovviamente non in modo morboso.
E’ come quando una volta all’anno fai ordine in casa e puntualmente ti imbatti nelle le scatole dei ricordi; che fai, non le apri? E’ sempre bello tuffarsi nella nostalgia e pescare le polaroid, provare a mettere pile nuove al walkman per vedere se funziona ancora, ascoltare le cassette e tirare fuori il castello della Fisher Price per ricordarsi quanto tutto fosse più semplice.
I riferimenti sono numerosi anche al cinema, molti titoli richiamano film o tecniche (come in “Pianosequenza”). Anche il titolo del disco, richiama al film di George Lucas? Quanto siete legati al cinema?
Andiamo pazzi per il cinema, è un’altra grande fonte da cui attingere ispirazione, alcuni film ci segnano davvero tanto e vogliamo portarli anche nella nostra dimensione artistica, un po’ per riferimenti diretti come in “Nuovo Cinema Normale” o in “Non Aprite Quella Porta”, un po’ per immergere nel testo l’ascoltatore come succede in “Pianosequenza”. Graffiti in particolare non richiama American Graffiti, mentre Replica è legato ai replicanti di Blade Runner.
Quali sono i vostri progetti futuri?
Come già detto all’inizio, la nostra musica segue pari passo le nostre vite sia come individui sia come band. Arte ed esperienze di vita sono elementi fortemente dipendenti tra di loro e sicuramente le nostre prossimi passi saranno un risultato naturale di ciò che vivremo.