Shark – Il Primo Squalo, Recensione del film con Jason Statham

Si dice "non svegliare can che dorme". Figuriamoci quanto possa essere consigliato svegliare un megalodonte! Ecco la nostra recensione di Shark - Il Primo Squalo

Shark-Il Primo Squalo
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Rimorsi, rancore, senso di colpa e tanto sangue, nell’eccessiva misura per attirare Shark-Il Primo Squalo. E farlo fuori. Il terrore stavolta proviene dagli abissi più profondi, ancora da scoprire. Più in fondo della Fossa delle Marianne, il punto più profondo della Terra che, scopriamo insieme ad un team di biologi marini, essere solamente una barriera che copre un abisso ancor più misterioso ed incontaminato. E da che mondo è mondo, l’essere umano è curioso e vuole scoprire sempre cose nuove. Per amore della scienza, come Minway Zhang e sua figlia Suyin, per amore dei soldi, come il miliardario invadente Jack Morris. Capita però, come vuole la tradizione, che la prima spedizione fa un incontro poco gradevole: un megalodonte affamato ed anche abbastanza arrabbiato. E ovviamente bisogna salvare la prima spedizione (chiamata Origin) da morte certa. Ma prima, un passo indietro.

Un sottomarino era rimasto incastrato non si sa bene come e perchè ad undici chilometri di profondità. Jonas, nome anagrammatico di Jason Statham, aveva provato a salvare l’equipaggio ma un qualcosa stava distruggendo un sottomarino. Ed ha dovuto fare una scelta che ha portato alla morte ben otto del suo equipaggio di salvataggio.

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Shark-Il Primo Squalo

Torniamo però alla spedizione Origin. Dopo quel tragico incidente che funge da prologo al film, Jonas si è ritirato in Thailandia ad affittare bagnarole e bere birra sempre e comunque. Questa emergenza porta l’intera equipe di biologi marini a contattarlo per chiedergli aiuto. E qui, il senso di colpa affogato dall’alcool, torna a galla nel povero Jonas che quindi accetta l’incarico, seppur con iniziale riluttanza, e parte per la missione Evolution (si noti la differenza non casuale con il primo nome). Anche per scrollarsi di dosso quel rancore e sconfiggere Shark-Il Primo Squalo. O Meg, come viene amorevolmente definito in onore del titolo del libro da cui è tratto il film.

Da lì in poi, vien da sè immaginare, sarà un turbinio di adrenalina e colpi di scena che metteranno a dura prova anche il solito fisico scolpito di Jason Statham. Perchè, in fondo, la tradizione vuole così. In questo Shark-Il Primo Squalo, ci si allontana dal trash diegetico e visivo dei vari Sharknado, così come dall’ansia di Open Water o dal vero primo Squalo di Spielberg. La regia di Turteltaub gioca moltissimo sulla componente orrorifica, sulla paura dell’ignoto e di quell’horror vacui perturbante presente nell’essere umano. Tutti vogliono sapere e vogliono vedere cosa c’è dietro quella membrana di solfato. Ed è proprio quando si apre che subentra la meraviglia tipica del sublime in un’accezione che oscilla tra Kant e Schopenhauer (qui una breve spiegazione).

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Se dal lato narrativo questo Shark-Il Primo Squalo tende ad essere un po’ troppo convenzionale e scontato, dall’altro sfoggia una gestione dei tempi molto buona ed alcune scene degne di nota nonostante una CGI quantomeno rivedibile. Un vero peccato, soprattutto al netto della recente notizia per cui sono stati imposti tagli alle scene più gore che avrebbero dato un ulteriore tocco splatter funzionale a migliorare il lato visivo.  Immancabili le gag esorcizzanti che non disturbano affatto, anzi. Spezzano quell’aria di tensione perenne che Shark-Il Primo Squalo genera sapientemente. Un must per gli appassionati del genere.