In un futuro distopico e dal carattere fortemente orwelliano, spazi asettici completamente bianchi, algidi e apatici, accolgono prigionieri simili uno all’altro. Una società in cui domina il conformismo, volto all’annullamento della personalità individuale.
La società ritratta da George Lucas è un’umanità apparentemente senza speranza, perennemente sorvegliata dagli occhi onnipresenti di schermi e di telecamera nascoste, in cui continua a rimbombare l’eco del Grande Fratello di Orwell.
Attraverso giochi virtuali di labirinti e di specchi, attraverso l’alternarsi perenne di immagini attuali e di immagini riflesse, attraverso lo scambio perpetuo di realtà e finzione, in L’uomo che fuggì dal futuro si condensano le maggiori – e più distintive – cifre stilistiche e tematiche della cinematografia del regista statunitense.
Fahreneit 451(François Truffaut, 1966)
Una società tesa alla soppressione della singolarità, dell’essenza individuale del singolo. Una società dove schiere di pompieri bruciano i libri meccanicamente, come automi senz’anima.
Estremizzazione della civiltà consumistica e omologante degli anni Sessanta, il macrocosmo rappresentato in Fahreneit 451 è dominato da un’eco fortemente orwelliana.
Per la creazione della pellicola, Truffaut decise di riadattare l’omonimo romanzo, scritto da Ray Bradbury nel 1953. L’opera letteraria, appartenente al sottogenere distopico inaugurato da George Orwell, si ispira fortemente a 1984: è, quindi, possibile riscontrare numerose analogie con il romando pubblicato nel 1948 dall’autore britannico.
I maggiori punti di tangenza tra il film e il capolavoro dello scrittore inglese si riscontrano nel meccanismo della delazione, così come nell’uso massiccio della censura e della manipolazione informativa, adottate per manipolare una massa adorante simil-1984.
Brazil (Terry Gilliam, 1986)
«Da qualche parte nel Ventesimo Secolo» non c’è spazio per l’onirica speranza dei sognatori.
Delirante ed onnipresente, la società simil-1984 dipinta da Terry Gilliam è governata dalla cinica ipocrisia della classe dirigente, trasmutazione di un invasivo e claustrofobico Grande Fratello, attivo osservatore della massa.
Scenari sontuosi ed imprevedibili si susseguono interrottamente nella pellicola. Opera distopica decisamente eccentrica, Brazilsi caratterizza come un prodotto visionario e rivoluzionario, se confrontato con il restante paesaggio cinematografico fantascientifico.
Generando un’atmosfera grottesca e surreale, l’ironia – tra i segni distintivi del film – che accompagna la rassegna degli eventi cupi che si snodano lungo l’intera pellicola contribuisce a renderlaancora più folle ed allucinante.
Un incubo di colori irreali e luci al neon, miraggi e proiezioni illusorie. Una discesa in un inferno distopico, assurdo e frustrante. Un pugno nello stomaco.