Il film con la musica dei Beatles è un omaggio ai Beatles. Sensato. Niente di più, ma è sufficiente così.
Il film Across the Universe è uscito nel 2007 per la regia di Julie Taymor, con gli attori protagonisti Jim Sturgess ed Evan Rachel Wood. Un consiglio preliminare: se volete vedere questo film per la trama, lasciate perdere. Si tratta fondamentalmente di una storia d’amore, abbastanza prevedibile, sullo sfondo degli anni ’60 americani. C’è il Vietnam, c’è la contestazione, c’è il rock and roll, ci sono le droghe.
Ci sono però anche personaggi completamente inutili per la trama (Prudence) e forzature narrative (il viaggio stile Merry Pranksters, bello ma del tutto privo di senso). Ci sono, altresì, momenti molto intelligenti, come il dialogo sulla rivoluzione tra Jude e Lucy. Ma rimane il fatto che Across the Universe è un film fatto non per essere guardato, ma vivisezionato.
Talmente tanti sono i riferimenti incrociati ai Beatles, agli anni ’60 e alla controcultura dell’epoca, che riassumerli ed analizzarli tutti richiederebbe un volume intero. Semplici digressioni della trama che operano ammiccamenti meta-testuali (Prudence compare ai protagonisti entrando dalla finestra del bagno – She Came in Through the Bathroom Window). Ovvie ricostruzioni spaziali (la scena finale, sui tetti, che ricostruisce il Rooftop Concert). Reinterpretazioni fantasiose e psichedeliche (Strawberry Fields Forever come sfondo alla guerra in Vietnam).
Spettacoli e messinscene dal sapore a volte musical (Come Together), a volte teatrale (Being for the Benefit of Mr. Kite!), a volte videomusicale (I Am the Walrus). Gli ospiti: Bono Vox, Salma Hayek, Joe Cocker. Niente è casuale. Qual è la canzone per cui è più famoso Joe Cocker? Esatto: With a Little Help from My Friends. La sua presenza è perfettamente sensata.
Gli stessi nomi dei protagonisti parlano da sè: Jude, Lucy, Jo-Jo (da Get Back), Sadie (da Sexy Sadie), Prudence, Max (da Maxwell’s Silver Hammer). E poi ovviamente il titolo, tratto dall’omonima canzone di John Lennon inserita in Let It Be (1970). E ancora, le ovvie ricostruzioni di altre figure importanti di quel tempo: Ken Kesey, Jimi Hendrix, Janis Joplin.
Insomma, un coacervo potenzialmente enorme di elementi riuniti per far ingolosire qualunque fan dei Beatles. Un perfetto meccanismo di citazioni, a volte sussurrate, a volte urlate, studiato perchè chi siede davanti allo schermo possa dire al suo vicino: “Ecco, questo è un riferimento alla canzone When I’m Sixty-Four!“
Godibilissimo, in altre parole, per i fan del gruppo e per gli appassionati di musica dell’epoca.
Un film da smontare pezzo per pezzo, scena per scena, per poi elencarne ogni singola particolarità. Ogni costume, ogni frase, ogni situazione, ogni nota costruiscono un gigantesco affresco di un’epoca idealizzata, dipinta con affetto nostalgico ma anche con intelligenza. Ad un prodotto del genere, una trama particolarmente originale non serve. Across the Universe è un film destinato ad un pubblico specifico, che infatti non può mancare di goderselo. Se invece siete fan di Piero Scaruffi, lasciate perdere.