Ty Segall e White Fence producono un disco di alternative garage/folk/blues che è un piccolo gioiello, e passerà ingiustamente inosservato.
Il secondo album collaborativo di Ty Segall e White Fence è qui. Dopo Hair (2012), il duo torna insieme per un album altamente sperimentale, una delle uscite più interessanti dell’anno nel panorama blues. Ma blues in questo caso è limitativo: in Joy parliamo anche di alt folk, garage e pop psichedelico.
L’album si potrebbe descrivere come una grande suite, o come li medley di Abbey Road dei Beatles, suonato però dagli Animal Collective. Perchè è proprio questa l’impressione che emerge dagli arrangiamenti. Come se Avey Tare e Panda Bear tentassero di fare garage rock.
Joy ricorda anche la struttura e l’impostazione di un album dei King Gizzard & the Lizard Wizard, con una consecuzione delle canzoni fluente e non dispersiva.
Questo piccolo disco di Ty Segall e White Fence prende grandemente le distanze dall’ultimo lavoro del primo dei due. Il disco del 2018 di Ty Segall, intitolato Freedom’s Goblin, è a tutti gli effetti un album di rock mainstream, nel quale il bluesman californiano dà prova di una statura musicale che non disdegna l’approccio alle masse.
Qui avviene tutto il contrario: i due creano un disco che è difficile apprezzare, e lo si può fare solo se si ascoltano molti generi e artisti underground. Non mancano infatti accenni di rumorismo, tracce essenziali e compresse, sfoghi chitarristici repentini ma non autocelebrativi.
Joy è insomma un disco di rock alternativo che dimostra come ancora nel 2018 un genere come questo possa non solo esistere, ma pure venir fatto bene.