Postino, ovvero: come dovrebbe essere l’indie italiano.
“Se ci fermiamo un attimo, capiamo che Anna in fondo, siamo noi“. Questo verso, della canzone Anna ha vent’anni, riassume tutta la musica, la filosofia e la poesia di Postino, al secolo Samuele Torrigiani. L’identificazione, la spersonalizzazione, l’alienazione e la pressione sociale di un mondo troppo veloce. Un sentire “giovane”, che si perde ma si rafforza nelle piccole cose.
Questo è l’indie italiano, il transfert culturale che si scontra a metà strada con l’indie straniero. La nostra tradizione cantautorale contro i synth anni ’80 stile Depeche Mode, con un po’ di neo-psychedelia che probabilmente molti in Italia nemmeno sanno cos’è. Niente di rivoluzionario: Postino è il cantore pop di una quotidianità frammentaria, divisa tra impressioni fugaci, schermi di smartphone e ritmi new wave.
Ma, in qualche modo, Postino riesce a porsi al di sopra di tutto questo, commentando con lucida laconicità questa realtà così difficile da mettere insieme. Ci riesce appunto in Anna ha vent’anni, pezzo riassuntivo dell’intero disco: storia di una ragazza che non sa cosa vuole, non sa dove andare, non sa cosa fare, si crede migliore ma non lo è, si crede speciale ma non lo è. Storia di tutti noi.
Musicalmente, Latte di soia è un disco del 1981. I ritmi synthpop la fanno da padrone su tutto, e come sempre avviene nella musica italiana, gli strumenti sono solo la base per la voce. Ma questo non è un disco che dovete ascoltare per cercare un assolo di chitarra o particolarità compositive.