La Prima Notte del Giudizio: Recensione del prequel della saga
Al cinema dal 5 Luglio, in concomitanza con l'Independence Day americano, La Prima Notte del Giudizio, film prequel della saga sullo Sfogo. Ecco la recensione del film.
L’ultimo capitolo de La Notte del Giudizio, fortunatissima trilogia statunitense con lo stesso soggetto, quest’anno esce – non a caso – il 4 Luglio negli Stati Uniti e il 5 Luglio in Italia. Il continuo alludere alla politica è sempre stato insito alla serie, ma in La Prima Notte del Giudizio, film prequel della saga diventa un elemento pregnante della narrazione.
Partendo dal tracollo dei due principali partiti statunitensi, i Democratici ed i Repubblicani i cosiddetti Nuovi Padri Fondatori (NFFA) guadagnano consensi e riescono a vincere le elezioni presidenziali. Tramite il classico espediente di mostrare gli antefatti tramite finti servizi giornalistici, lo spettatore apprende di proteste in tutto il paese per il cosiddetto Sfogo(The Purge, in versione originale).
Lo Sfogo consiste nel poter commettere qualsiasi tipo di crimine una notte all’anno. Il quartiere di Staten Island, alle porte di New York, è stato scelto come banco di prova dell’iniziativa da esportare poi in tutto il paese.
Lo scopo è ovviamente duplice: unire suggestioni pseudo-religiose di purificazione tramite la libera violenza e decimare le classi più povere, come ampiamente anticipato all’inizio della narrazione.
Una notte di sfogo popolare diventerà una lotta senza quartiere con protagonisti Dmitri (Y’Lan Noel), il boss della droga dell’isola e Nya (Lex Scott Davis) giovane donna impegnata nel sociale dopo essere stata fidanzata con il boss.
La Prima Notte del Giudizio: troppi stereotipi per dar vita ad un’efficace critica sociale
La sceneggiatura è ovviamente incentrata sul racconto di cosa c’era prima i Padri Fondatori e la delirante lucidità del primo esperimento. La saga, in parole povere, poteva riscattarsi dall’accusa di aver sprecato un ottimo soggetto in film mediocri, ma così non è stato.
La seconda parte del film è incentrata sulla lotta tra le persone del quartiere, spalleggiati dal boss di zona che molla improvvisamente i propri affari per diventare giustiziere della propria gente, e i mercernari assoldati dal Governo.
Si capisce poco della natura di questi ultimi: prima definiti come russi dai protagonisti, poi mostrati come squadre con i cappucci da KKK e poi vestiti come soldati delle SS. Un’accozzaglia di stereotipi per definire lo stesso nemico: il cattivo che ripercorre i tratti dell’“uomo nero” secondo lo spettatore americano.
Neanche i buoni son da meno. Il loro attaccamento al quartiere risulta abbastanza artificiale: pur di dipingerli come buoni, passi che siano gang che seminano panico durante il resto dell’anno. Quello che ciò sottende è la descrizione di un quartiere popolare alle porte di New York, trattato in maniera già trita e ritrita in altre produzioni analoghe.
Nonostante le assurdità della trama, la regia ne esce pulita
Non si può certamente imputare a Gerard McMurray una eventuale lentezza del film o la sua farraginosità. Si riesce con successo ad attrarre lo spettatore alle vicende, senza mai suscitare sensazioni di noia o ripetitività delle scene. Non ci sono abusi di effetti speciali o di altri trucchi del mestiere, la regia è sempre equilibrata bilanciando i vari elementi del film.
La Prima Notte del Giudizio è probabilmente girato anche con un budget più alto dei precedenti film (che non superava i 5-10 milioni di dollari), cosa che permette ambientazioni migliori ed effetti speciali migliori.
Lo spettatore comprende il perchè dell’azione che viene mostrata e ne è anche partecipe dato che il coinvolgimento è un punto cardine della serie; a maggior ragione perchè uno dei produttori è Micheal Bay, criticatissimo per il suo stile ma certamente non per la lentezza dei suoi film.
Anche la performance degli attori, specialmente in lingua originale, è abbastanza buona. Svolgono bene il loro compito e riescono ad immedesimarsi nel clichè che sono tenuti a rappresentare.
La Prima Notte del Giudizio, nel suo complesso, è un buon film estivo che riprende vecchie caratteristiche del cinema degli anni ’90, ma se visto con sguardo sociale e politico – come si vorrebbe enfatizzare – non può far altro che deludere.