Immanuel Casto, principe del Porn Groove, è sicuramente un personaggio che si è fatto bandiera dei diritti civili in modo ironico e intelligente.
Lo abbiamo visto in televisione o sui social difendere l’uguaglianza e l’importanza dei diritti del singolo individuo preso come tale senza alcuna differenzazione di colori o orientamento sessuale. Immanuel Casto si è fatto strada in modo esplosivo grazie alla sua musica senza inibizioni e nell’aprile di quest’anno stata annunciata la raccolta L’età del consenso. Sotto possiamo trovare il primo singolo inedito estratto, Piromane, e di seguito l’intervista.
Ciao Immanuel, o posso chiamarti Manuel? So che sei a San Francisco in questo momento, ma grazie per aver trovato il tempo per rispondere alle nostre domande. Cosa fai a San Francisco? Stai lavorando su qualcosa attualmente?
Certo, chiamami pure Manuel, o Casto Divo come fanno i miei fan, come preferisci! In questo momento sono a San Francisco perché ho una comoda relazione intercontinentale.
Ma sto lavorando in previsione di Settembre, quando uscirò con una raccolta e seguirà poi un tour. Ma soprattutto sono impegnato con il fronte ludico. Lavoro molto anche come game designer e in occasione del Lucca Comics usciranno 2 titoli ai quali sto lavorando e ai quali tengo molto.
Tu sei molto impegnato, tra produzioni e concerti. Ma com’è nato tutto questo? Da dove viene un personaggio così provocatorio?
Il personaggio, il progetto se vogliamo, Immanuel Casto è nato per gioco, direi che i miei albori lo testimoniano in pieno. Lo stesso vale per i giochi. I primi giochi che ho fatto sono nati per divertire per me e i miei amici, poi con il tempo la cosa ha preso una piega professionale. Abbiamo deciso di trasformarlo in un progetto vero e proprio.
Per quanto riguarda il mio percorso, Immanuel Casto nasce come un personaggio provocatorio, consapevolmente anche una macchietta, con il tempo però ha assunto un’importanza maggiore nella mia vita, ma devo dire in quella di tante altre persone. Adesso, insomma, ho deciso di iniziare a mostrarmi, di mettere un po’ della persona nel personaggio.
Ti aspettavi di avere un tale successo?
Sono sempre stato ambizioso, quindi ho sempre avuto dei progetti. Se mi chiedi se mi aspettassi il successo, non sono cose che possono essere previste, ma ho sempre pensato in grande. Ecco, non mi aspettavo che il mio percorso sarebbe nato da qualcosa di totalmente sopra le righe, anticonformista, sul quale in realtà a scatola chiusa non mi ritroverei neanche, ma sta di fatto che mi ci sono ritrovato.
Sono nato, come dicevo, per divertimento e poi è diventata la mia vita. Quindi, diciamo che non mi aspettavo che le cose evolvessero, non mi aspettavo di percorrere questa strada. Magari il punto d’arrivo l’avevo in mente, ma non mi aspettavo che sarebbe stato questo il percorso.
Immagino ai tuoi concerti ci si diverta molto. Che rapporto si viene a creare con il tuo pubblico?
Sì, i miei concerti sono un po’ delle messe pop, sono orgoglioso dei miei spettacoli; lo vedo proprio dalla risposta. Sono anche concerti lunghi, ma quando lo show finisce mi rendo conto che ci sarebbe ancora voglia. Com’era la ricetta del piacere di Oscar Wilde? lui parlava della sigaretta, che deve lasciare insoddisfatti. E quindi son contento. In realtà sono show molto studiati a livello di ritmo, a livello musicale. Sono degli spettacoli veri e proprio, dove spazio tra generi. Si va dal pezzo da club tamarro a quelli più recitati.
Vedo che chi viene ai miei concerti ci vede anche qualcosa di liberatorio, nel poter parlare di certi temi, ma facendolo anche con stile. Poi io sono consapevole che parte del mio pubblico mi segue perché ama la risata grassa e va benissimo. Diciamo che non è la parte del pubblico a cui sono più affezionato, che è invece quella che comprende quali sono i miei intenti e conosce il mio percorso.
Le tue canzoni sono spesso state riconosciute come semplice fenomeno trash. Tu come la vivi questa considerazione? Noi in realtà sappiamo bene come l’ilaritá e la satira possano diventare uno strumento per sensibilizzare le persone verso argomenti delicati.
Tu mi dici che le mie canzoni sono spesso considerate trash, in realtà lo sento solo ora. Dipende da cosa intendi per trash. Quando ero ragazzino io si intendeva un genere, che conteneva cose per le quali non esisteva una parola per definirle, il grottesco, il politicamente scorretto, il goliardico, il sopra le righe. Tutto rientrava in questo genere, che come ogni genere poteva essere fatto bene o fatto male. Oggi per trash invece si intende solo una cosa fatta male, con basso livello culturale. Viene definita trash l’isola dei famosi, Andrea Diprè. In questo senso quello che faccio non è considerato trash, perché a livello di produzione, a livello di idee c’è dietro tanto lavoro.
Quindi, no, non pensavo che le miei canzoni venissero considerate trash, a meno che tu non intenda politicamente scorrette, in quel caso certo. Cerco sempre di utilizzare la mia visibilità per parlare di certi temi e lo faccio in modo diverso in base al media che sto utilizzando. Se lo faccio con il gioco o con la musica punterò all’emotività, magari anche con immagini forti, magari passando anche per la risata, perché comunque è un modo per veicolare dei messaggi. Se invece sto utilizzando altri media, come una conferenza o un altro tipo di intervento pubblico, al contrario mi piace essere molto razionale e lasciare da parte le provocazioni.
Delegarle all’arte e fare una comunicazione che sia comunicazione, e che quindi cerchi di passare un messaggio da A a B. Provocare, in questo senso, non è una buona soluzione. Provocare serve per attirare l’attenzione, per attirare al tavolo, ma una volta che hai la persona seduta al tavolo, fondamentalmente devi chiederle di cosa ha paura, di cosa ha bisogno. Poi devi spiegargli che le sue paure sono infondate e che non sta a te sopperire i suoi bisogni. Questo è fondamentalmente il dialogo. Quindi si, penso che lo senta proprio come un dovere quello di utilizzare la mia visibilità, sia in termini artistici che mediatici, per diffondere messaggi a cui tengo.
Tra chi si scrive le canzoni e chi se le fa scrivere, tu sei più attivo o passivo nella stesura dei pezzi?
A livello creativo sono assolutamente attivo, faccio veramente tutto per quanto riguarda la creazione dei miei pezzi. Tutto nasce da un’idea, da un tema che voglio affrontare e poi trovo il modo di farlo. Avendo un background da grafico pubblicitario penso sempre a un ritornello, una frase. Mi dico sempre “Se sta bene su una maglietta, allora funziona”, un sound bite. Qualcosa che possa diventare uno slogan e, soprattutto, se riesco a farlo con un minimo di umorismo penso che quella sia la formula giusta. Riuscire a veicolare messaggi importanti, riuscendo anche a fare ridere. Poi sono cose che, come dire? l’arte, l’umorismo, quando lo spieghi lo rovini un po’.
Però ti sto spiegando un pochino il processo. Poi collaboro con dei musicisti, in particolare il mio socio Keen che è il mio produttore storico, che poi danno vita, per quanto riguarda gli arrangiamenti e la produzione, alle mie idee, che poi continuo a seguire a livello artistico anche per quanto riguarda per esempio i videoclip.
Storicamente questo è un periodo in forte fermento per la lotta dei sessi e la parità di genere. In particolare sono emersi numerosi scandali riguardanti il mondo dello spettacolo, che hanno portato alla creazione di un movimento internazionale: il #metoo. Tu cosa ne pensi al riguardo? Ti sei mai trovato coinvolto in situazioni del genere?
Questi scandali, e quindi anche la campagna #metoo, hanno sicuramente sollevato questioni molto importanti, che è giusto trattare. Non penso però che siano sempre state trattate nel modo giusto, perché assistiamo a casi in cui il processo mediatico si sostituisce al processo giudiziario. In cui, di fatto, l’accusa vale automaticamente come prova e come sentenza, è sufficiente questa. Questo è sbagliato, anche perché poi quando le parole perdono di valore si può dire tutto. I primi a farne le spese sono soprattutto le vittime, che non hanno il potere di urlare più forte degli altri.
Detto questo, è importante che si denuncino tutte queste situazioni di abusi, anche lì sapendo quello che si sta dicendo. Fondamentalmente non possiamo fare un calderone unico. Specificato che siamo nell’ambito di comportamenti dannosi, specificando questo, è necessario a volte fare una graduatoria. Distinguere da ciò che è la molestia, cioè il comportamento inadeguato che non può essere tollerato sul posto di lavoro, l’avances non gradita, e invece lo stupro, che prevede la coercizione. Insomma, lo spartiacque è il poter dire di no, fra il comportamento molesto, che ripeto non può essere tollerato su un posto di lavoro, e un comportamento illegale che invece viene punito penalmente.
Nello specifico, no non ho mai subito molestie; si insomma, di gente che ci ha provato e non ho gradito ne ho incontrata tanta, però credo che sia anche diverso in base alla propria posizione, in base alla propria età, in base al proprio genere. Ogni esperienza è diversa. Io nello specifico non ho avuto di questi problemi.
Cosa ne pensi delle dichiarazioni dell’attuale governo in tema di diritti civili? Speri di poter usare la tua musica come baluardo ironico ma efficace per far filtrare un messaggio di uguaglianza sociale?
Le dichiarazioni fatte recentemente, in primis quelle del ministro Fontana, sono mostruose. Perché atte proprio a sottolineare e ad intendere che le persone LGBT non siano persone. Una volta ha detto che non esistono, un’altra volta ha detto che sono delle “schifezze”. In entrambi i casi è un modo per dire che non sono essere umani, e affermare che qualcuno non è un essere umano è il primo passo per iniziare a privarlo dei suoi diritti, della sua libertà, della sua vita. Per tutta una serie di conformazioni dello scenario politico internazionali, non mi farei prendere dal panico.
Detto questo, è necessaria la massima allerta. Non credo che questo governo sarà in grado attivamente di fare dei passi indietro, anche perché togliere dei diritti è incostituzionale. Sarebbe addirittura necessario cambiare la costituzione per fare un referendum che conceda di togliere dei diritti. Insomma non impossibile, ma molto improbabile. Anche perché attualmente non ne hanno poi convenienza, alla fine quel che volevano ottenere in questo senso, l’hanno ottenuto. Però sicuramente è un brutto momento, in cui siamo passati dal “non sono razzista” a “sono orgoglioso di essere razzista”, dal “non sono omofobo” al “sono orgoglioso di essere omofobo”. Ed è pericoloso.
Prima abbiamo parlato di come le tue canzoni siano ingenuamente riconosciute come trash. Cosa ne pensi di fenomeni di oggi che lo sembrano a tutti gli effetti trash? Uno su tutti Young Signorino.
Come dicevamo prima, dovrei chiederti cosa intendi quando dici che le mie canzoni vengono considerate trash. Considerando che oggi per trash intendiamo “Il grande fratello vip”, quel modo brutto di intrattenere, che vorrebbe essere figo ma esce proprio male. Anzi soprattutto credo che oggi per trash si intenda il brutto inconsapevole, e penso che sinceramente nessuno di quelli che mi seguano reputi quello che faccio trash. Anzi penso che proprio venga visto come un’alternativa a quel tipo di abbassamento culturale.
Per quanto riguarda Young Signorino, se mi avessi chiesto cosa penso delle sue canzoni, ti avrei risposto che possono essere degli interessanti esperimenti di rottura. Ma mi hai chiesto cosa ne penso di lui, e un’artista non si può far coincidere con l’opera, va valutato nel percorso, è necessario. Quindi staremo a vedere. Può essere che questa fosse una sorta di provocazione fine a se stesso e sotto non ci sia nient’altro da dire a livello artistico, oppure può essere invece che questo sia l’inizio di una carriera trentennale piena di evoluzioni. Staremo a vedere.