I 7 motivi per cui Il Sacrificio del Cervo Sacro è il miglior film del 2017

Il Sacrificio del Cervo Sacro è uno dei migliori film del 2017. A fronte di una incredibile bravura tecnica ed un soggetto radicato nel mito ecco 7 motivi per cui è il miglior film della scorsa stagione.

il sacrificio del cervo sacro
Condividi l'articolo

Il 2017 è stato un anno molto prolifico per il cinema: basti pensare ai vari Blade Runner 2049, Tre Manifesti, Il Filo Nascosto, La Forma dell’Acqua; ma le sue meraviglie non sono ancora finite.

Il 28 Giugno è uscito in ItaliaIl Sacrificio del Cervo Sacro (stasera alle 21.10 su Rai Movie), ultima fatica di Yorgos Lanthimos a quasi tre anni dalla consacrazione internazionale ottenuta con The Lobster. Il solito Colin Farrel e Nicole Kidman formano una comune famiglia benestante con due figli costretta a fare i conti con i fantasmi del passato.

Il Sacrificio del Cervo Sacro è un thriller psicologico che rimanda ad altro, squarciando la calma piatta di una metropoli statunitense. Vediamo perchè può essere considerato a buon titolo il migliore film dell’anno.

1. “Effetto Shining”

I maestri della tensione non hanno bisogno di partire da una situazione apparentemente tranquilla per poi distorcerla a proprio piacimento. Per loro è la stessa realtà a contenere il germe della follia, intesa come “dark side” dell’animo umano.

Lanthimos non si dimostra da meno e prende larga ispirazione dal capolavoro di Kubrick: i personaggi sono dal primo momento intrappolati in “gabbie” ideali da cui non possono scappare. La loro recitazione è pesante, i loro dialoghi vacui: la normalità di una banale vita borghese è difficile da sostenere.

LEGGI ANCHE:  Nicole Kidman nel trailer di Babygirl: trama, data di uscita

Il sacrificio del cervo sacro

Altro grande omaggio al regista statunitense, oltre quello di scegliere proprio Nicole Kidman in quel particolare ruolo, è l’intro. Schermo nero per circa un minuto e musica in sottofondo non possono fare altro che ricordare il magnifico intro di 2001:Odissea nello Spazio.

2.  Una colonna sonora disturbante

Messaggio chiaro sin dall’inizio: la musica ha un ruolo fondamentale. La tensione è generata anche e soprattutto dall’accostamento di azioni tranquille, abitudinarie associate ad una colonna sonora che preannuncia il climax narrativo.

Stridenti violini che ritornano costantemente sovrastano i pensieri e le parole degli attori come in un nascosto impulso di schizofrenia. Un artificio per rendere più efficace i ruoli dei personaggi facendo intuire che la loro calma è puramente artificiale.

3.  Ifigenia

Lanthimos si premura di rendere palese la suggestione che sta alla base del soggetto: il mito di Ifigenia ripreso anche dal tragico Euripide. Durante un colloquio di Steve Murphy (Colin Farrell) con il preside della scuola dove studiano i suoi figli, quest’ultimo fa riferimento ad un ottimo saggio della figlia maggiore sulla Tragedia di Ifigenia.

LEGGI ANCHE:  Colin Farrell con Denzel Washington in Inner City

Il sacrificio del cervo sacro

Non un riferimento casuale ma portante di tutta l’architettura. Nel mito Agamennone uccide per divertimento un cervo (da qui il titolo) e per punizione viene costretto a sacrificare la propria figlia Ifigenia all’altare. Il riferimento è fornito proprio nel momento di svolta in cui i personaggi si spoglieranno dell’ipocrisia e mostreranno il loro lato più feroce.

Questo è anche il motivo per cui vengono menzionate spesso le prime mestruazioni della ragazza: il passaggio per antonomasia tra l’infanzia e l’età adulta, scopo metaforico del sacrificio nel mondo greco. Nulla è lasciato al caso.

4.   Non esiste privacy nelle inquadrature

Il movimento frenetico della cinepresa è asfissiante. Normali dialoghi vengono spesso ripresi dal basso; i lunghi corridoi bianchi degli ospedali vengono ripresi dall’alto come farebbe una telecamera di sorveglianza; grandi spazi vengono ripresi come angusti e piccoli spazi dilatati all’inverosimile.

Il sacrificio del cervo sacro

La sensazione dello spettatore è che il film sia girato secondo gli occhi di un personaggio taciuto che si muove silenziosamente dentro alle vite dei personaggi. Un’ottimo modo per personificare il rimorso.