Homer è odioso e Marge una repressa: Vice stronca I Simpson

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Il 29 giugno è apparso su Vice un articolo spregiativo nei confronti della famosa ed amata serie animata, I Simpson.

La rivista canadese che ha conquistato il web ed i social di tutto il mondo, un articolo dell’autrice Nicole Clark dal titolo Ho guardato ‘I Simpson’ per la prima volta e non so come fate a sopportarli, sottotitolo: Veramente non vi mettono i brividi Homer e la sua profonda inutilità?. Per una maggiore completezza vi forniamo anche la versione italiana dell’articolo, andata online dopo pochi giorni, quando purtroppo è capitata anche di fronte ai nostri occhi.

La rivista, che spesso fa incursioni nell’audio-visivo, spaziando dal cinema, alle serie tv, alla musica, si è sempre dimostrata al passo con i tempi, arguta nello scovare gli argomenti di maggiore tendenza e intrigante nello sfornare articoli non banali che offrissero un punto di vista assolutamente interessante e nuovo da cui osservarli.

Lo stesso non si può dire per quanto riguarda l’articolo della Clark, che, nel tentativo di portare una critica incentrata sulla puerilità e arretratezza tematica di una delle serie più progressiste degli anni ’90 ha finito per redigere un articolo pregno di bigottismo.

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Lungi dal voler criticare il lavoro di una rivista come Vice, ma vorremmo comunque porre l’accento sulla superficialità con cui un articolo così povero di contestualizzazione (nonostante sventoli un’articolata metanalisi della serie basata su ben 11 episodi), ma ricco di provocazioni, sia andato online e proposto a milioni di lettori.

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L’analisi della serie animata inizia con un passo falso degno dei peggiori recensori:

l’incapacità di ricollocare il prodotto al genere di appartenenza. L’autrice ammette infatti di non amare le sitcom, in cui viene a mancare un filo narrativo generale. Insomma come se un critico gastronomico si sedesse ad un ristorante dicendo di non amare le portate separate e che preferisce i self service a buffet, dunque già questo influenzerà il proprio giudizio.

Dopo quest’introduzione l’articolo si concentra su di una spietata critica alle caratteristiche dei personaggi principali della serie: Homer è odioso e Marge una donna repressa.

Secondo l’autrice la figura di una Marge sottomessa al marito è da ricercarsi in un’arretratezza figlia del tempo in cui I Simpson sono nati, nell’era in cui il “politically correct” non era ancora di moda. Stesso dicasi di altre ingiustizie dirette verso la popolazione asiatica. Dopo aver ammesso di apprezzare i giochi di parole, i cameo e l’umorismo irriverente dei Simpson, la chiosa finale dell’articolo si concentra nel riaffermare l’importanza della serie animata, pur non dimenticando di ribadire il totale fastidio nel guardarne un episodio. Sicuramente una puntualizzazione degna di quel politically correct che sta tanto a cuore all’autrice.

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I Simpson non solo hanno rappresentato un prodotto di eccezionale progressismo, negli anni in cui la tv proponeva soltanto sitcom con famiglie felici, devote ed inquadrate, ma ancora oggi sono una serie animata di enorme attualità che non cessa di insegnare alle nuove generazioni la vera faccia del mondo.

Inoltre sono ancora un punto di riferimento per qualsiasi autore decida di creare una nuova serie animata e un fantasma di cui liberarsi per provare ad essere originali in tale processo creativo. Lo stile narrativo, che l’autrice liquida come episodico, è assolutamente peculiare ed è stato fortemente imitato da serie più nuove e di grande successo (BoJack Horseman Rick e Morty per citare due dei prodotti più noti al momento). L’imprevedibilità e la totale rottura dei classici schemi narrativi che una sola puntata de I Simpson riesce a mostrare è un obiettivo a dir poco irraggiungibile per la maggior parte delle serie tv.

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Homer Simpson è un personaggio dalle mille sfaccettature, che definire come “un parassita patetico e insopportabile” è a dir poco limitante, oltre che fuori luogo.

L’obiettivo di quest’articolo non è dilungarsi nella recensione di una delle serie animate più importanti ed influenti del nostro tempo, bensì portare una dovuta critica alla facilità con cui si possano esprimere opinioni tanto prive di coscienza e perizia rivolgendosi ad un pubblico così ampio. 

Se ci è permessa una battuta, forse, i genitori dell’autrice avrebbero dovuto permetterle di guardare più cartoni animati.

E voi cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti e continuate a seguire Lascimmiapensa.com