Vivi per miracolo è il terzo album pubblicato dalla band bergamasca Spread.
Gli Spread, nome eternamente attuale, sono una band nata nella bergamasca nel 2006. Nel 2009 pubblicano il loro primo album in studio dal titolo Anche i cinghiali hanno la testa, dimostrandosi fin dal principio abili nella sperimentazione rock, che oscilla tra sonorità grunge e stoner.
Dopo essersi esibiti su molti palchi, facendo intendere che la loro indole rock prog si può esprimere a pieno dal vivo, tornano con il secondo disco C’è tutto il tempo per dormire sottoterra.
Negli anni successivi, grazie al riscontro positivo dell’album, gli Spread calcano palchi importanti affiancando band del calibro dei Marlene Kuntz, Afterhours, e Diaframma.
Il terzo disco Vivi per miracolo arriva dopo molti anni di attesa e ci presenta una band matura e consapevole della propria musica.
L’album pubblicato nel 2018 è un mix di generi e influenze differenti. Dal rock tradizionale alla psichedelia, dalle sonorità new wave alla musica orientale, il disco oscilla e si sviluppa gradualmente, definendo un percorso d’ascolto originale e coinvolgente. Incide sul risultato il ruolo in registrazione e mixaggio di Alberto Ferrari, frontman dei Verdena.
Gli Spread sono un gruppo dalle mille sfaccettature, che sempre mantiene la qualità e la sperimentazione al centro della propria opera.
Si inizia con la rapida e travolgente Trumpolino. Ansia, attualità, politica e disordine globale definiscono l’atmosfera iniziale dell’album.
Più dolce, riflessiva e avvolgente la seconda traccia Sottinsù, che si evolve in un vortice sonoro, fino ad esplodere in una efficace aggressività finale.
Ascoltando Koskoosh è difficile non pensare ai momenti d’oro dei Marlene di Cristiano Godano e agli Afterhours di Agnelli. Suoni intrecciati, riff forti e una voce eccezionale che alterna rabbia e grida con momenti di calma e colloquiale naturalezza.
Ccnnpp e Cifre uniche richiamano la musica del passato, passando dalle tastiere del rock sperimentale della prima ai ritmi funk della seconda.
C’è chi non lo sa è un brano rapido e breve. La vena punk sperimentale, richiamando gli Afterhours di Germi, disegna una caotica spirale di suoni e rabbia. Fedora è un brano più melodico e prevedibile, con un finale che esce dagli schemi.
Spaghetti agli e odio è il pezzo più lungo del disco, con un testo interessante e una musica in continua evoluzione, con una voce mutevole e decisa.
A chiudere il disco sono Come nuovi e Fuoco di paglia, più calma e discorsiva la prima, irregolare e caoticamente coinvolgente la seconda.
Con questo lavoro gli Spread dimostrano che, pur essendo un gruppo di nicchia, musicalmente hanno molto da dire. In Italia non ci sono solo canzoni radiofoniche e musica pop che sembra fabbricata con lo stampino, esiste ancora chi ha voglia di sperimentare e mettersi in gioco, in una sala prove e su un palco.