Recensione Gustavo – Dischi volanti per il gran finale

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Gustavo: dischi volanti sopra jazz, folk, math e prog.

Gustavo è, autodefinitosi, “un personaggio della fantasia nato nel 1797“. Il suo primo album si intitola Dischi volanti per il gran finale; anche se la title track omonima non è un gran finale, si trova a metà disco.

Lo stile di Gustavo si divide in due direzioni diverse. La prima è quella di un folk/jazz cantautorale che ricorda il primo Van Morrison, con piccoli tocchi di Tim Buckley e Joni Mitchell. La seconda è quella di un prog/fusion con accenni di math rock (specie nella traccia S. B. Docet).

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La tecnica e la complessità degli arrangiamenti non prendono mai il sopravvento sulla componente lirica e sullo scorrere della vocalità. I testi sono spesso surreali e criptici, anche se a volte si limitano a descrivere situazioni quotidiane facendo largo uso di metafore e similitudini. Lo stile vocale appare sovente influenzato da Francesco De Gregori.

Il disco sembra essere una sorta di concept album, come suggerirebbe il tratteggio del personaggio Gustavo, con tanto di anno di nascita. Viene in mente il soldato S. F. Sorrow cantato dai Pretty Things. Tuttavia, è difficile stabilire dei collegamenti concettuali tra le tracce. Le canzoni sembrano più dei quadri a sè stanti, immagini sparse e fantasiose di mondi concreti ma astratti al tempo stesso.

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Il disco è notevole, se si considera che è un album di un artista italiano pubblicato nel 2018. La componente jazz è molto presente, ma viene lasciato poco spazio all’improvvisazione dei fiati (tranne che nell’ultima traccia, Rbpj), ed in generale, come accennato, gli strumenti “non alzano mai troppo la voce”.

Il che è un peccato, perchè delle due direzioni sopra indicate, Gustavo sembra non volerne imboccare una precisa. Così Dischi volanti per il gran finale sembra girare su se stesso, senza concludere nulla.

Forse però è proprio questo l’effetto cercato, una sorta di vagabondaggio sonoro che non deve avere una meta precisa.

Lo può provare anche il fatto che il gran finale del titolo sta a metà disco, e il finale vero e proprio è una specie di divagazione senza apparente scopo. Se così fosse, l’album troverebbe una sua coerenza.

Il disco di Gustavo è comunque relativamente originale, nella scena italiana odierna, di buon livello compositivo e lirico. Notevole tanto per gli appassionati di folk/jazz quanto per i nostalgici dei cantautori. Un pò meno per i fan del prog e del math.

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Genere: Folk Jazz
Anno pubblicazione: 2018