il 2017 è stato un anno davvero di svolta per il mondo del cinema hollywoodiano e non solo.
Le donne hanno deciso di parlare ed agire ed alcune di loro hanno portato alla luce un vero e proprio giro di molestie e sfruttamenti femminili che ha sconvolto e mosso l’intero pianeta, non solo nel campo del cinema. Protagonista di questo tornado è stato, come ormai tutti ben sappiamo, il potente produttore Harvey Weinstein, odiato personaggio ormai etichettato come porco.
Ma ben prima che tutta questa storia venisse a galla, Weinstein è stato per decenni davvero uno degli uomini più potenti di Hollywood.
Uno di quelli che aveva nelle mani la sorta di moltissimi film importanti (quelli di Tarantino per citarne solo uno), e che allo stesso modo faceva paura a molti. Non ad un simpatico e geniale regista giapponese però: Hayao Miyazaki. La disputa nacque infatti con lo spettacolarePrincess Mononoke, del 1997, proprio prodotto dallo Studio Ghibli, realizzato dall’animatore e regista giapponese e distribuito dalla Miramax Films, la potente casa di produzione e distribuzione americana dei fratelli Weinstein.
Al momento del passaggio alla Miramax infatti, Weinstein voleva tagliare il capolavoro a suo piacimento, pretendendo di avere l’ultima parola su tutto, e ovviamente ciò fece infuriare Miyazaki e lo Studio Ghibli, che avevano duramente lavorato sul film.
Miyazaki dichiarò tempo dopo, nel 2005 precisamente, al The Guardian, di aver spedito tramite il suo produttore una katana a Weinstein, affibbiandogli un messaggio con scritto “NO CUTS”, ovvero niente tagli.
“Actually, my producer did that. Although I did go to New York to meet this man, this Harvey Weinstein, and I was bombarded with this aggressive attack, all these demands for cuts” (In realtà, è stato il mio produttore a farlo. Nonostante io sia andato a New York per incontrare quest’uomo, questo Harvey Weinstein, sono stato bombardato da questo attacco aggressivo, tutte queste richieste di tagli)
E Miyazaki sorrideva durante l’intervista, ricordando quel momento vittorioso, dicendo “L’ho sconfitto“. E sì, riuscendoci anche, visto che Princess Mononoke uscì negli Stati Uniti senza nessun taglio.
Miyazaki è certamente non solo un grandissimo artista, ma anche un uomo di solidi principi, come dimostrò anche nel 2003, quando si rifiutò di recarsi negli Stati Uniti per ricevere l’Oscar assegnato a La città Incantata, per protestare contro l’intervento armato statunitense in Iraq.
La vittoria contrò Weinstein, soprattutto in quegli anni in cui lui era potentissimo, valse allo Studio Ghibli un bel po’ di felicità. A Weinstein era stato dato anche il soprannome di “Harvey Scissorhands”, proprio per la reputazione di voler aggiungere “personal, possibly unwanted, touches to his films”.