Bad Witch è il disco più forte dei Nine Inch Nails da anni a questa parte.
Possiamo dirlo: dopo quasi trent’anni di carriera, i Nine Inch Nails ci sanno ancora fare. Bad Witch è un album che, nonostante la sua brevità, piacerà molto ai fan storici della band di Trent Reznor. Piuttosto lontano dalle sonorità elettroniche più pulite di Hesitation Marks (2013), l’ultimo lavoro della band industrial è molto sperimentale, sporco, rumoroso e graffiante.
Più di quanto non lo siano stati gli album dei Nine Inch Nails da un bel pò di tempo, diciamo da The Fragile (1999). E d’altra parte il terreno era stato preparato già da due EP, Not the Actual Events (2016) e Add Violence (2017), che andavano in questa direzione.
Bad Witch è un album che dà moltissima importanza alla componente strumentale e di arrangiamento. L’elettronica sperimentale si mescola a un pò di industrial metal vecchio stile, specie in Ahead of Ourselves, il pezzo migliore del disco.
In God Break Down the Door, il singolo che ha anticipato l’album, sembra di sentire il David Bowie periodo Outside (1995). Il che non è troppo strano, dato che, come alcuni di voi ricorderanno, più o meno all’epoca Trent Reznor lavorò su un remix della canzone I’m Afraid of Americans (1997), altro singolo del Duca Bianco.
Il resto dell’album dimostra la concezione forte che Reznor e Atticus Ross hanno oggi della loro musica: un prodotto fortemente artistico, non pacifico, che disdegna le classifiche e vuole recuperare una dimensione “critica”, nei fatti più che nelle parole. Ossia: negli arrangiamenti più che nei testi. Solo di pochi giorni fa sono le parole molto polemiche di Trent Reznor nei confronti delle “Taylor Swift del mondo”.
In Bad Witch la musica dei Nine Inch Nails è più che mai dirompente, esasperata e, per certi versi lo si può dire, ribelle.
L’album lascia spazio ad una rinnovata voglia di inventare ed accogliere influenze diverse (mai nelle canzoni dei NIN si sono sentiti tanti sassofoni), e a collaboratori d’occasione: Ian Astbury, di The Cult, canta in Shit Mirror.
Bad Witch conferma, ed anzi ri-afferma, i Nine Inch Nails come una delle maggiori forze della musica alternativa. Un disco solido, preciso ma schizofrenico, che mette alla prova l’ascoltatore e nel contempo mette alla prova i compositori stessi. Un album di una band che non conosce la parola banalità.