Oltre 30 anni di carriera alle spalle e tanti, tanti film per Ivano Marescotti. Uno degli interpreti più interessati e talentuosi del cinema italiano di oggi, come di ieri. Tante collaborazioni importanti nel suo curriculum. Tra le quali, il ruolo in King Arthur di Antoine Fuqua o Hannibal di Ridley Scott.
E proprio a teatro ha portato in scena uno dei progetti più interessanti, di riscoperta culturale del dialetto romagnolo. Trasponendo le opere di Baldini.
E da lì una carriera vasta, collaborando con tanti registi importanti. Tra cui Risi, Benigni ma anche a livello internazionale con Minghella, Scott e Fuqua. Ha notato differenze tra il cinema italiano e quello americano?
Si, ci sono. La recitazione è la stessa, dipende dal regista che impostazione dà . La differenza è a livello di produzione. In America i soldi di vedono, si vede in tutto. Dalla scenografia alla quantità di persone che ci lavorano, al metodo di lavoro che è molto più professionale, specifico rispetto all’Italia. Lì se si dice “Alle 9 si va sul set” alle 9 si lavora. In italia, insomma, tutto più artigianale ma con lo stesso livello di capacità artistiche, di estro inventivo. Â
Ha qualche aneddoto interessante su queste esperienze fatte all’estero?
Mi ricordo quando ho fatto King Arthur, mi sforzavo di fare la dizione giusta. Al punto che Antoine Fuqua mi disse “Guarda, il tuo personaggio è comunque italiano, viene da Roma. Per cui devi mantenere questa cadenza italiana nella pronuncia”. E io gli risposi: “Dont vorri”.
EÂ invece, tornando al cinema italiano di oggi, che considerazioni ha?
Il cinema italiano dopo gli anni storici c’è poco da fare. Ogni tanto esce qualche buon film, ci sono alcuni bravi registi. Ma non c’è una scuola italiana. Nel dopoguerra c’erano i grandi registi italiani che hanno insegnato al mondo a fare cinema. Dopo gli anni ’60 c’è poco da fare. Ci sono registi di oggi che ogni tanto si fanno valere, c’è ancora forse, c’è stato Nanni Moretti ma è un po’ che non si vede. Ma la grande ondata di grandi registi mi sembra sia finita con Ettore Scola, uno degli ultimi grandi del passato. Degli anni in cui mi sono formato io, nella mia giovinezza. Anche i grandi attori, mattatori dell’epoca.
Una delle sue ultime interpretazioni è stata in Nobili bugie. Film che ho recensito e grazie al quale siamo entrati in contatto. Un film indipendente, una piccola produzione. Come mai ha deciso di collaborarvi? Per qualche legame affettivo con la città di Bologna?
Lei è anche molto attento alla politica, tanto da candidarsi alle europee con Tsipras nel 2014…
Ma sì, io inseguo la politica da sempre. Però i politici, i partiti, la sinistra a cui aderisco continuamente mi sta surclassando, sempre sulla destra. Il pd è diventato un partito di destra, e poi anche con Tsipras è finito, ha fatto un referendum, ha ottenuto il “sì” e poi invece è andato a firmare gli ordini della Troika. E adesso sta facendo quello che gli è stato chiesto di fare, ma non dal suo popolo. Adesso ho votato il movimento 5 stelle per rovesciare il governo precedente.
Questo è avvenuto, ma il 5 stelle rinnega un’anima di sinistra per allearsi, a legarsi con la Lega. Adesso la Lega è al 17%, sta prendendo piazza, e adesso se sparisce l’anima di sinistra del movimento si appiattisce e diventa tutt’uno con la Lega, è finito il movimento 5 stelle. Â
E tornando al mondo dello spettacolo, lei ha tenuto dei corsi teatrali a Ravenna. Quindi quali consigli si sentirebbe di dare ai giovani aspiranti attori?
Non consiglierei mai di fare quello che ho fatto io alla mia età . Oggi in particolare, ho mollato un posto fisso per andare all’avventura. Oggi è molto rischioso. Ma un giovane che vuole fare l’attore deve provarci, mettersi alla prova non un mese o due, ma per tre, quattro anni. Io ho impiegato quattro o cinque anni prima di cominciare a mettere radice e vivere di questo lavoro. Chi ha talento deve cercare l’occasione per mettersi alla prova.
Io dico sempre, nel nostro lavoro ci vuole, in dialetto romagnolo: “oc, stomac e bus de cul”.