I primi commenti della critica a due settimane dal debutto di Stefano Sollima in America: “Soldado, a sorpresa, è fantastico”
Sicario: Day of the Soldado, che da noi sarà un laconico Soldado, è forse l’unico grande blockbuster atteso con una certa trepidazione in un’estate tra le più fiacche che si ricordino a livello di uscite. Il motivo è duplice: in USA rappresenta il sequel diretto di uno degli action movie (che pure si fatica a definire tale) più apprezzati degli ultimi anni, quel Sicario che nel 2015 lanciò a livello mainstream il talento visivo di Denis Villeneuve e, forse ancor più importante, Taylor Sheridan come nuovo grande autore della scrittura cinematografica.
In Italia, Soldado ha un motivo in più per farsi attendere: il film rappresenta infatti la prima, attesa prova hollywodiana per Stefano Sollima, probabilmente il regista italiano più influente (e misconosciuto) degli ultimi dieci anni. Autore di Romanzo Criminale, alla regia delle prime due stagioni di Gomorra, e già al cinema con ACAB e soprattutto Suburra (grandissimo successo internazionale via Netflix), il regista romano firma con Soldado il suo primo lavoro americano.