Spari durante il concerto di Eminem. Troppo realismo?
Lo scorso sabato 9 giugno Eminem si è esibito al Bonnaroo Music Festival, in Tennessee. La sua esibizione è stata oggetto di polemiche quando, durante la performance di Kill You (dall’album The Marshall Mathers LP, 2000), sono partiti degli “spari”. Non spari veri, beninteso, ma effetti sonori che riproducono dei colpi di pistola. Effetti voluti, come parte della performance.
Naturalmente la polemica è nata in considerazione dei tempi che stiamo vivendo. L’attacco terrorista al Bataclan di Parigi risale solo a tre anni fa. E da poco è trascorso l’anniversario della strage al concerto di Ariana Grande, a Manchester, nel 2017.
La questione sollevata è molto delicata e complessa. Sappiamo che espressioni di violenza e trauma fanno parte della cultura espressiva dell’hip-hop da anni. Coloro che seguono questo genere lo sanno bene. Basti citare un’altra canzone di Eminem: Encore/Curtains Down, chiusura dell’album Encore (2004). Eminem, o uno dei suoi alter-ego, “spara” sul pubblico, lo si può udire chiaramente.
Quindi, questa idea degli spari si potrebbe quasi definire una “cifra stilistica” di Eminem. Un discorso più approfondito ci porterebbe a ragionare sull’estetizzazione della violenza, e sulla necessità della musica hip-hop di esprimere i propri contenuti con durezza e realismo. Ma non è questa la sede adatta.
Rimane il fatto che parecchi fan di Eminem, specie quelli “storici”, hanno risposto alle accuse citando appunto il fatto che Slim Shady ha sempre fatto uso di tali effetti. E quindi soltanto i fan dell’ultima ora, i “newbies”, si potrebbero spaventare udendo degli spari a un concerto del rapper di Detroit.
La polemica è tuttavia accesa: abbiamo davvero bisogno di così tanto realismo, anche in quest’epoca della super-informazione? O semplicemente, ascoltando musica hip-hop e andando a un concerto di uno dei più importanti artisti del genere, dovremmo sapere cosa aspettarci?