Quando si tratta di sperimentare e stupire lo spettatore, non possiamo fare a meno di citare il nome di Steven Soderbergh.
Un regista che ama destreggiarsi in ogni genere e che nel corso degli ultimi anni ha saputo regalarci delle vere e proprie sorprese, come Effetti Collaterali o il lavoro dietro la serie televisiva The Knick. Quest’anno è riuscito a far parlare nuovamente di sé con un progetto piuttosto particolare, ovvero un film girato interamente con un cellulare, precisamente un I-Phone 7 plus. Non che questo sia una novità all’interno del settore, dal momento che Sean Baker, qualche anno prima, realizzò la sua opera più ambiziosa con lo stesso mezzo, ovvero Tangerine.
Con Unsane, Soderbergh si avvale del thriller psicologico per mostrare una realtà spaventosa, ma quanto mai attuale.
La storia narra le vicende di Sawyer Valentini, una giovane donna, vittima di stalking, che lascia Boston per la Pennsylvania in cerca di una nuova vita. Il nuovo lavoro non è l’affascinante opportunità che si aspettava e nella nuova città non si sente così tanto al sicuro, vittima di un passato che la perseguita ogni giorno. La donna decide di consultare una specialista, ma si ritroverà involontariamente sottoposta a un trattamento presso l’Highland Creek Behavioral Center, una clinica psichiatrica in cui lavora un uomo che sembra in qualche modo collegato alla sua storia.
Tutto ciò è reale o è solo frutto della sua mente? Nessuno sembra credere alle sue parole e di fronte ad autorità incapaci o riluttanti ad aiutarla, Sawyer è costretta ad affrontare da sola i fantasmi del passato.
La cosa che colpisce di più del nuovo film di Steven Soderbergh è la sua ambiguità.
Nulla di quello che si vede in questa pellicola si può definire certo e nonostante questa possa sembrare una scelta narrativa a dir poco banale, a fine visione risulterà essere la sua vera forza. Perché Unsane è il ritratto di una donna forte nell’animo, ma insicura psicologicamente, che rimane vittima di un sistema in cui la privacy non esiste più, ormai affogata inevitabilmente dai social network.
Il mezzo con cui viene girato, ovvero il cellulare, diventa il pretesto per scavare ancora di più sotto questo aspetto e man mano che la storia andrà avanti ci dimenticheremo completamente di questa operazione sperimentale.
Soderbergh si dimostra abile nel nascondere i difetti del suo mezzo, grazie a un sapiente uso dei colori e della fotografia, lavorando egregiamente sull’uso delle inquadrature, che conferiscono alla storia un’aria ansiogena e soffocante. Il tutto accompagnato dalle interpretazioni ottime dei suoi protagonisti. Il disagio che riescono a regalare i personaggi di Claire Foy e Joshua Leonard si sente tutto, specialmente nel momento in cui questi due attori recitano nelle stesse scene. Un’alchimia morbosa, ma al tempo stesso instabile, che raggiunge il perfetto equilibrio in un finale agghiacciante e che lascia senza parole lo spettatore.
Tuttavia è opportuno mettere le cose in chiaro: Unsane non è solamente un thriller psicologico, ma il ritratto delle nostre paure. Un film che scava nella mente dei personaggi per restituire qualcosa di identificabile allo spettatore, che nonostante tutto non godrà mai di una vera e propria privacy.