Quando il terrore è in Famiglia: 10 Film da vedere [LISTA]

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8. Carrie – Brian de Palma (1976)

terrore è in famiglia

La religione e la superstizione cambiano in maniera radicale il modo di pensare e di percepire la realtà che ci circonda. Carrie ne è un esempio eclatante. Buona, gentile, altruista, una ragazza come tutte le altre, se non fosse per le sue abilità paranormali, capaci di ribaltare l’apparenza e trasformandola in un vero e proprio demone. Un prodigio della natura, un’eccezione che avvicina l’uomo a dio, ma però travisata e giudicata senza alcun ragionamento motivato. Carrie, che per tutta la pellicola viene dipinta come l’anticristo, non è altro che il personaggio più innocente dell’intera pellicola, un elemento giudicato estraneo nel suo contesto, da chi si conforma e non possiede una sensibilità e una cultura tali da andare oltre quello che si vede. Brian de Palma con quest’opera ci suggerisce che il male, quello vero, risiede nella borghesia e nella religione in sé. Comunità potenti in grado di distorcere quanto ci può essere di bello in questo mondo, cambiandogli erroneamente connotazione.

9. The VVitch – Robert Eggers (2015)

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La religione plasma e altera la percezione che l’uomo ha della realtà. Lo conduce in dimensioni distorte, dove la superstizione crea idoli e demoni da temere. The VVitch è un’opera immensa, che non gioca solo con lo spettatore, ma anche con i protagonisti e in quello in cui credono. Robert Eggers, regista del film, proietta così nell’oscurità tutto quello che i personaggi temono o desiderano di vedere, portando anche il pubblico a credere in ciò che essi vedono, ma non in ciò che realmente accade. In tutto il film quindi potremmo assistere ad una critica contro la religione e a ciò che la sua estremizzazione può portare. Un’opera inquietante, che si rifà ad un tipo di cinema del passato e che ha contribuito insieme ad altri titoli simili a riportare in vita il concetto che il genere horror non è solo sangue e jumpscare.

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10. Strange Circus – Sion Sono (2005)

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La realtà in Strange Circus viene costantemente ribaltata e rimescolata, creando una sensazione di straniamento che accompagna lo spettatore per tutta la visione. Una pellicola grottesca che fa dei colori e delle visioni oniriche, le sue armi più taglienti ed efficaci. Sion Sono imbastisce così un circo degli orrori dove i traumi, quelli più viscerali ed intimi, fuoriescono dal cuore delle persone e vanno ad intaccare la realtà di tutti i giorni, deturpandola in maniera irreversibile. In Strange Circus non c’è spazio per le buone emozioni, ma solo per la parte più marcia e meschina dell’essere umano. Una pellicola con un’ottima regia e fotografia che purtroppo scade in un finale troppo didascalico, in grado di rovinare il costrutto onirico e filosofico che era stato imbastito in precedenza. Un piccolo difetto in una grande opera, che sa utilizzare il genere di riferimento per parlare dell’uomo e delle mostruosità che albergano al suo interno.