Uno dei film horror più iconici e belli di sempre. Una pellicola tecnicamente perfetta, destinata fin dal suo esordio ad entrare nell’immaginario collettivo. Shining è un’opera incredibile, affascinante e inquietante, con la capacità di togliere il sonno allo spettatore, anche grazie agli elementi disturbanti presenti al suo interno, come le carrellate negli angusti corridoi o la famosa scena dell’orso con il maggiordomo. Tutto nella pellicola, dalla colonna sonora fino alla scelta delle luci, mira unicamente a creare un’atmosfera inquietante e capace di enfatizzare le scene di terrore ideate da Stanley Kubrick. Un’orrore che però non sarà solo di origine soprannaturale, ma che sfocerà anche nella follia più cruda e feroce, il cui artefice sarà unicamente l’uomo e la sua cattiveria. Un’opera che punta a demolire le sicurezze dell’uomo, quelle più intime e solide, distruggendole con una crudele sincerità.
6. Rosemary’s Baby – Roman Polanski (1968)
Il male, anche quello peggiore, può provenire dall’interno della propria casa, o nel caso di Rosemary’s Baby,dall’interno del proprio corpo. Roman Polanski prosegue così la sua trilogia dell’appartamento con una pellicola che punta a disarmare l’uomo di ogni certezza, facendolo precipitare in uno stato paranoico nei confronti della società e della realtà stessa. Il mondo diviene un posto ostile, un luogo nel quale nessuno può fidarsi di nessuno e dove non esiste alcun riparo, nemmeno da sé stessi. Un’opera intensa che trascina lo spettatore in una dimensione asfissiante, stringendosi sempre più attorno alla protagonista e a chi, insieme a lei, affronta questa odissea del terrore. Un film in grado di terrorizzare non tanto per quel che mostra, ma per quel che tiene celato e per le sensazione che riesce a trasmettere. Rosemary’s Baby è un film che colpisce nel profondo, nel subconscio del proprio pubblico, privandolo non solo del sonno, ma anche del respiro.
Eraserheadè un incubo ad occhi aperti. Lo spettatore che decide di guardare quest’opera per la prima volta, accetta implicitamente di seguire il bianconiglio nella sua tana più profonda e di lasciarsi trasportare nella follia della mente umana. Henry è un sognatore, un uomo con la testa fra le nuvole che scruta ogni particolare di una realtà troppo grigia e monotona, per una persona come la sua. Una dimensione monocromatica in cui riversa inconsapevolmente tutte le paure e le emozioni più recondite del suo animo, trasformando quel mondo in un inferno a cielo aperto. Ai suoi occhi tutto appare allucinato e grottesco, un’orrore senza fine che non è altro che un’allegoria del suo stato d’animo e del suo essere improvvisamente padre di un figlio che non vuole. Una condanna che lo vuole omologato, uguale a tutti gli altri, a resettare la sua mente e la sua personalità, una volta per tutte. Lynch con quest’opera firma il suo lavoro più sperimentale e controverso, ma anche quello più onirico e surreale di sempre.