Tito e gli Alieni – Recensione della favola irreale di Paola Randi
Tito e gli Alieni è una commedia irreale sulla famiglia e sulla perdita dei cari, da affrontare con l'ironia e con il sorriso. Il secondo lungometraggio di Paola Randi sarà al cinema dal 7 Giugno.
Uno scenziato pazzo nel bel mezzo del deserto del Nevada, due bambini sfortunati arrivati direttamente da Napoli ed un progetto al limite della fantascienza da portare avanti. È questa la ricetta di Tito e gli Alieni, il nuovo film di Paola Randi dal 7 Giugno al cinema.
Valerio Mastandrea interpreta “il professore”, uno scienziato napoletano trasferitosi negli Stati Uniti per studiare il cosmo. Il Professore è un uomo avvilito sia per la perdita della moglie (avvenuta anni prima) sia per gli insuccessi della sua ricerca scientifica.
La sua vita viene letteralmente sconvolta quando suo fratello muore e gli affida i suoi due figli: il piccolo Tito (Luca Esposito), intelligente, arguto e capriccioso e Anita (Chiara Stella Riccio), una teenager come tante che sta per diventare donna.
L’arrivo dei ragazzi è traumatico, in primis perchè i due partiti con la speranza di vivere a Las Vegas si troveranno in una roulotte nel pieno deserto del Nevada a pochi passi dall’Area 51; in secondo luogo perchè lo zio che li ospiterà è totalmente incapace di badare a loro come farebbe un padre.
Dopo le prime difficoltà di convivenza con i fantasmi del passato e del presente, Tito – il piccolo di casa – darà nuova vita al progetto dello zio che cerca disperatamente di comunicare con gli alieni.
Una favola vera ed emozionale
Tito e gli alieni è una favola moderna totalmente anarchica: sarebbe impossibile paragonarlo ad altri film italiani del genere o associarlo ad un particolare genere. Sia per le location, sia per la perfetta interazione tra italiano ed inglese (ottimo il realismo linguistico), sia per i momenti comici ed i momenti commoventi sapientemente alternati, si è davanti a qualcosa di veramente nuovo ed originale.
Dietro al velo da commedia all’italiana giocata tra gaffe dei protagonisti e misunderstanding linguistico-culturali, c’è una grande riflessione sulla solitudine, ma soprattutto sulla morte.
Tutti i protagonisti hanno subito perdite umane durissime. Il dolore si insinua silenzioso, ma ciò che impone la società è andare avanti. La soppressione del sentimento di abbandono e di solitudine forgia il carattere dei protagonisti, che riusciranno ad uscirne solo attraverso un ritrovato spirito di famiglia.
Questo si cela dietro gli strampalati esperimenti del professore, interpretato da un fenomenale Valerio Mastandrea, colmare la perdita della moglie con la scienza, cercando altri mondi nello spazio sconfinato in cui poter stare insieme.
Lo stesso movente si ciela dietro i due ragazzini, rimasti totalmente soli al mondo e di conseguenza chiusi e diffidenti verso chiunque.
Un deserto tra la Spagna ed il Nevada
A fare da contorno alle vicende umane il cosmo: irrazionale e sconfinato. Le inquadrature proposte dalla Randi rivelano un clima quasi surreale, dove le stelle brillano in una maniera inconsueta.
Non ci sono luci artificiali di notte, se non quelle esaltate da un’ottima fotografia che alterna colori caldi (tipici delle zone desertiche) a blu intensissimi, quasi innaturali.
Il film girato tra il deserto del Nevada, a pochi passi dalla vera Area 51, e il deserto in Almeria, Spagna (location scelta anche da Sergio Leone e Terry Gillam) fa dimenticare allo spettatore la realtà che lo circonda per immergerlo totalemente in un mondo diverso in cui le coscienze possono essere messe a nudo.
L’antico ponte tra le due sponde del Mediterraneo
Molto azzeccata anche la riproduzione di cent’anni e più di storia comune tra Italia e Stati Uniti. I contadini che vivono intorno all’Area 51 sono rappresentati in tutta la loro semplicità ed accoglienza verso lo straniero.
Interessante soprattutto il rapporto di amore ed odio, tra la famiglia di napoletani ed i soldati statunitensi. Come la relazione tra la giovane Anita e Linus, un soldato americano invaghitosi di lei. Una sottotrama semplice ma fondamentale che ricorda storie di tempi passati, come quelle del rapporto tra italiani ed americani dopo il secondo conflitto mondiale.
Dimostrazione palese che il cinema italiano, in un clima di convivenza, ha imparato a rappresentare bene anche le zone meno battute dalla filmografia holliwoodiana.
Ma soprattutto che la filmografia italiana è in ottima salute e che non smette mai di confezionare prodotti di qualità in qualsiasi campo anche se (spesso) di nicchia.Tito e gli Alieniè un film che va visto, magari in una fresca sera di Giugno, per viaggiare altrove in compagnia di umani e presunti alieni.