Over the Garden Wall, il capolavoro doppiato da Sio e Cristina d’Avena

over the garden wall
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Recensione di Over the Garden Wall, di Patrick McHale.

Over the garden wall, 
I let the baby fall,
My mother came out, 
And gave me a clout, 
Over the garden wall.

“Oltre il muro del giardino ho lasciato cadere il bambino. Mia madre è uscita e mi ha dato una sculacciata. Oltre il muro del giardino.”

Da questa filastrocca inglese Patrick McHale, che è l’autore della serie per i Cartoon Network Studios, ha tratto ispirazione per il titolo di questa psichedelica fiaba dai mille volti, spesso associata ad altre serie d’animazione americane del brand, come Adventure Times (per la quale McHale stesso ha lavorato). Over the Garden Wall è una serie animata del 2015 in 10 episodi da 10 minuti, conditi da colonna sonora originale e interpretata, in lingua inglese, da Elijah Wood, Christopher Lloyd e Tim Curry.

Durante la lettura dell’articolo vi consigliamo di godere della meravigliosa colonna sonora.

Over the garden wall

Over the Garden Wall non è un cartone per bambini. Forse ad un’occhiata superficiale lo si potrebbe reputare fruibile anche da un pubblico più giovane, ma non c’è niente di più limitante. Over the Garden Wall è un’opera complessa, dotata di una notevole consapevolezza culturale, quasi didattica, nel suo stimolare la mente dello spettatore alla ricerca ed analisi delle molteplici interpretazioni e sentieri semantici, ma mai didascalica, grazie soprattutto ad un’ironia vivace che non ha niente da invidiare ad altre recenti serie animate di successo come BoJack Horseman e Rick and Morty.

L’inizio è dei più classici

Wirt, un adolescente con indosso una cappa rossa e blu dal cappuccio a punta, disegnato con tratti quasi pinocchieschi, e suo fratello minore Greg, un bambino con in testa un’enorme teiera, si ritrovano a camminare perduti in un bosco buio. O, se vogliamo essere da subito chiari, i due fratelli si trovano a vagare in una selva oscura. Questo ed altri espliciti riferimenti all’Inferno dantesco non sono infatti casuali, ma frutto di un attento studio tematico e di una costruzione narrativa versatile ad una divina, ma anche ad altre, comunque assimilabili, interpretazioni. Proprio in questo sta la psichedelia di Over the Garden Wall. Se in prima battuta la storia sembra ambientata in una non meglio precisata epoca pre-industriale, coi tratti tipici delle fiabe di Andersen e dei Grimm (anche i riferimenti a opete come La Strega delle Nevi o Hansel e Gretel sono chiari, ma pur mai banali), dopo pochi secondi una battuta di uno dei protagonisti è in grado di ribaltare completamente tutto ciò che si pensa di sapere su quel che si sta guardando. Wirt è infatti il vessillo dell’ironia di McHale, è il pensiero critico ed esplicitato di ogni spettatore, l’arma con cui l’autore sbugiarda ogni clichè. Presto scopriremo che Wirt e Greg si trovano in una sorta di incubo, una realtà onirica (ancora Dante) o quantomeno metafisica, labirintica e paideutica, della quale Wirt non si spiega l’esistenza e della quale Greg non si chiede alcunché.

Over the garden wall

Over the Garden Wall è anche una fiaba di formazione

I suoi due protagonisti rappresentano infanzia e adolescenza; da una parte abbiamo la spontaneità, l’ingenuità, a volte la sfrontatezza e spesso la divertente follia di Greg, che segue i propri istinti più puri nel prendere le decisioni che caratterizzeranno il proprio percorso. Wirt dal canto suo è stanco di limitare la tempestosità del fratellino con la propria presunta e sedicente saggezza, impegnato com’è a trovare una soluzione per uscire dall’obliosa foresta di Edelwood. Il messaggio forte di McHale è rivolto principalmente a chi, come Wirt, si trova in quel momento della vita (tipico dell’adolescenza, ma rintracciabile in ogni azione di un uomo che ha messo alle spalle l’infanzia) in cui gioco e semplicità subiscono uno spietato processo di disillusione e prendono piede le oppressive e stressanti aspettative che caratterizzano la vita adulta, che in Over the Garden Wall sono personificate nella Bestia, il terribile antagonista con cui i protagonisti si confrontano fin dal primo episodio: un cattivo complesso, sfaccettato e profondo. E’ probabilmente il personaggio più geniale e metaforico della serie. La Bestia, come ogni paura e come ogni nemico, è protetta dall’Ignoto. La paura della crescita, del rifiuto, della prigionia, del fallimento e la paura della morte si nascondono tutte quante nell’ignoto, nell’ignoranza e nel timore stesso. L’arma segreta per combatterla non risiede però soltanto nella razionalità di Wirt. Risiede nell’animo spensierato e coraggioso di Greg e Wirt sta dimenticando come usarlo. Sta dimenticando l’importanza del fratellino, ma soprattutto ha dimenticato di aver posseduto, un tempo, tale spensieratezza. Man mano che si prosegue ogni tratto onirico e fantastico della storia viene ridimensionato e ricollocato ad un’interpretazione più razionale, ma non per questo priva della componente emotiva. Questa componente emotiva viene sistematicamente rigettata da Wirt ed anelata da Greg. Sarà sempre nei momenti in cui Wirt e Greg, razionalità e spensieratezza, si allontanano, che la Bestia guadagnerà terreno sui due fratelli. La delineazione di questa contrapposizione tra Wirt e Greg è uno dei fil rouge della storia ed è esplicitata dalle stesse azioni dei due: Greg mette la melassa nelle patate per renderle più buone, adotta una rana, mentre passeggia gonfia le guance con l’aria e le scoppia con le dita; Wirt invece vede minacce ad ogni incontro ed in ogni luogo e non crede che gli uccellini possano parlare. I guai che incontrano sono uno spauracchio, sono delle prove, dei veri e propri step da percorrere per fondere le decisioni e l’animo dei due fratelli.

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Un altro aspetto tipico di Over the Garden Wall è la plasticità del proprio genere.

Di puntata in puntata, come di scena in scena, è capace di cambiare il proprio carattere. Ora fiaba per bambini, ora storia horror, ora avventura adolescenziale, ora invece musical simil-disneyano, ora favola drammatica. La sensazione, guardando la serie, è che le frecce nella faretra di McHale siano infinite e dalle traiettorie sempre imprevedibili. Grazie anche agli interventi sbugiardanti di Wirt di cui parlavamo prima (che potrebbero quasi essere un voice over), l’andamento narrativo di Over the Garden Wall è assolutamente impensabile. Gli eventi non prendono mai la piega che ci si potrebbe aspettare e le azioni dei protagonisti, come quelle degli altri personaggi, hanno conseguenze imponderabili. Le puntate di Over the Garden Wall, scorrono episodiche come fossero i gironi dell’Inferno visitati dal Wirt-Dante ed ogni personaggio fantastico-anima incontrato ha un ruolo preciso nel processo di crescita che attende Wirt e Greg. La continuità è garantita, oltre che dalla storia di fondo, da una semiotica registica eccezionale e quasi senza precedenti in una serie così breve e dal carattere così fiabesco. L’autocitazionismo e la ricorrenza di certe atmosfere è più tipica di certa animazione moderna che non delle fiabe di un tempo e questo melting pot di generi è una pozione inebriante per gli amanti di cinema, animazione e letteratura. Allegoria dantesca, ma anche proiezione mentale onirica, conscia od inconscia: sono numerose le letture che si può dare del significato di Over the Garden Wall e tutte per alcuni tratti sovrapponibili e ridondanti.

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Over the garden wall

I personaggi secondari si susseguono come soggetti di tante piccole fiabe che contribuiscono a comporre le pagine del “libro-sogno” Over the Garden Wall

Riescono in meno di 10 minuti disponibili a delineare un proprio carattere, un proprio ruolo e tratti caratteristici di cui raramente dimenticheremo la profondità. Ognuno si fa foriero di una storia in bilico tra dramma e commedia che rapirà i vostri cuori e giocherà con le vostre emozioni. Impossibile, ad esempio, non commuoversi con la storia di Zia Sospirio (Tim Curry nel doppiaggio inglese). Parallelamente alcuni personaggi, come la rana, un uccellino di nome Beatrice (Cristina d’Avena nel doppiaggio italiano) e il taglialegna (Cristopher Lloyd nel doppiaggio inglese) sono presenti in maniera ricorrente e molto ambigua. Ognuno di loro recita un ruolo essenziale nella trama, che però capiremo solo nelle ultime battute.

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La colonna sonora originale

(che vi abbiamo suggerito di ascoltare durante la lettura dell’articolo) è stata creata da The Blasting Company e, mai come in questo caso, è un fiore all’occhiello della serie, spaziando dal jazz al country e alla musica classica. Pezzi cantati come Into the Darkness, Adelaide Parade, A Courting Song, Old North Wind sono ammirevoli, ma anche i temi musicali più di accompagnamento, tra cui spicca il brano dei titoli di testa Back Train, non lasciano indifferenti, ma si amalgamano alla perfezione col narrato, senza mai abbandonare i protagonisti.

Over the garden wall

Sio e Cristina d’Avena sono la vera bizzarra notizia della versione italiana.

Mai bizzarria si è però rivelata tanto azzeccata. Simone “Sio” Albrigi, youtuber e fumettista dall’animo nerd, doppia i due fratelli Greg e Wirt e le sue “voci buffe” (come lui stesso le definisce) si sposano alla perfezione con le immagini del cartone animato. Lavoro ugualmente adeguato quello di Cristina d’Avena che presta la voce all’ambiguo uccellino Beatrice. L’esperienza dei due è fieramente raccontata in questo breve video, che vi suggeriamo per convincersi definitivamente a guardare quell’immenso capolavoro che è Over the Garden Wall (ammesso che non l’abbiate ancora fatto).