Tredici: le 3 storie vere che hanno ispirato la seconda stagione

La seconda stagione di Tredici si è ispirata, per le sue trame, a fatti realmente accaduti. Secondo gli autori, ciò è stato fatto con l'intento di sensibilizzare il pubblico riguardo certi avvenimenti.

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La seconda stagione di Tredici (qui la nostra recensione) ha delle scene talmente violente, esplicite e controverse, che molte persone si sono chieste se fosse realmente necessario includerle in una serie per adolescenti. Gli sceneggiatori si sono giustificati sostenendo che hanno sviluppato le storie con l’aiuto di esperti e, di fatto, varie trame della seconda stagione si basano su vicende realmente accadute.

L’obiettivo dei creatori di Tredici era proprio questo, ovvero dimostrare che ci sono situazioni apparentemente surreali ma che fin troppo spesso hanno riscontro nella realtà. In questo articolo, grazie a Buzzfeed, vi mostriamo tutte le trame della seconda stagione di Tredici che hanno corrispondenza con fatti realmente accaduti.

Attenzione! allerta SPOILER!

L’ingiusta sentenza a Bryce Yorkey

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Sicuramente sarete rimasti infastiditi nell’ascoltare la sentenza contro il liceo e, poi, contro Bryce Yorkey. La cosa peggiore è che il giudizio è stato ispirato dalla realtà.

L’avvocatessa Carrie Goldberg ha segnalato che il caso fittizio è molto simile a quello di Brock Turner, uno studente dell’università di Stanford che stuprò una giovane che in quel momento si trovava incosciente a causa delle droghe assunte. Vi sembra familiare? Turner fu condannato a sei mesi di prigione, ma ne scontò soltanto tre.

Come ha riportato Buzzfeed, il produttore Brian Yorkey ha spiegato che la volontà di inserire questa sentenza è nata perché “nei casi che riguardano imputati bianchi e ricchi, la maggior parte delle volte le sentenze sono più lievi”. Un’altra similitudine con la serie riguarda il padre dell’imputato, che cercò di influire sul giudizio dei giudici. Il genitore si giustificò così dinanzi alle telecamere della BBC: “la vita di mio figlio è stata cambiata per sempre. La sua vita non tornerà mai come prima”.

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Tyler e Cyrus, gli assassini del Columbine

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Una delle trame più importanti della seconda stagione di Tredici è la relazione tra Tyler e Cyrus. Man mano che gli episodi proseguono si fa chiaro che l’amicizia è malsana per entrambi i ragazzi e che tutto porta ad una escalation di violenza. Probabile, che tale rappresentazione vi abbia portato alla mente il massacro del Columbine, ed è proprio questo l’obiettivo della serie.

Infatti, uno stralcio di dialogo dell’ultimo episodio è preso interamente dall’attacco reale. Tyler dice a Clay: “Vattene da qui. Vattene a casa”. Eric Harris, uno degli assassini, vide uno dei suoi amici prima di entrare nel famoso liceo e gli disse queste esatte parole. La destrezza nel costruire bombe casalinghe o le magliette che vediamo indossare ad entrambi sono anch’esse citazioni a Harris e al suo compagno Dylan Klebold.

La brutale aggressione a Tyler da parte di Montgomery

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Non ci sono dubbi che la scena dell’aggressione ai danni di Tyler non è adatta alle persone sensibili o, meglio, non è adatta a tutti gli esseri umani con dei sentimenti. Un momento brutale che, sfortunatamente, ha dei riscontri nella realtà. Per incredibile che sembri, ci sono stati casi simili nella vita reale e si parla già di “epidemia”. Ad esempio, in una scuola del Tennessee nell’ottobre del 2017, cinque ragazzi tentarono di violentare un coetaneo con un palo di metallo.

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Per gli stessi motivi elencati sopra, Bryan Yorkey ha voluto includerlo nella serie:

“La verità è che non importa quanto sia intensa la scena e quanto siano forti le reazioni, non si avvicina nemmeno lontanamente al dolore provato dalle persone che hanno dovuto subire violenze del genere. Quando parliamo di qualcosa che è “spiacevole” o difficile da vedere, spesso significa che attribuiamo un sentimento di vergogna all’esperienza. Preferiamo non affrontarlo. Preferiamo che sia dimenticato. Per questo motivo, questi attacchi non vengono segnalati. Pertanto, le vittime hanno difficoltà a cercare aiuto. Crediamo che parlarne sia meglio del silenzio”

 

E voi che ne pensate? Trovate che gli autori di Tredici abbiano prestato un servizio utile alla società oppure solo una deplorevole mancanza di sensibilità? A voi la sentenza.

 

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si ringrazia sensacine.com