E’ giunta al termine la quattordicesima edizione del Mi Ami, il festival della musica bella e dei baci.
Lo chiamano così ed è la verità.La creatura di Carlo Pastore e Stefano Bottura ha stupito tutti. La piccola realtà italiana si è trasformata in evento capace di accogliere nelle braccia del Circolo Magnolia circa quindicimila persone. Due date: il 25 ed il 26 maggio. Per la prima volta nella storia del Mi Ami si è raggiunto il sold out nella giornata del venerdì.
Gioia o preoccupazione? Entrambe, come sottolineato da Pastore. Perché la mole inaspettata dei partecipanti ha messo in mano agli organizzatori una bomba ad orologeria. Ordigno pronto ad esplodere loro in faccia ma che, da abili artificieri, sono riusciti a disinnescare.
Tre scenari per accogliere tutti.
Pertini, Havaianas e Mi Fai. Questi i nomi dei tre palchi, tutti diversi per grandezza e peculiarità, che hanno ospitato i numerosi artisti. Il primo, il più capiente, ha visto Cosmo surfare fino al mixer e ritorno, l’entusiasmo di Francesca Michielin, la carica degli Ex Otago, l’aftershow di Sick Luke. Menzione speciale per l’unica data estiva dei Tre Allegri Ragazzi Morti, il cameo dell’ormai navigato Calcutta (qui potrete trovare la recensione di Evergreen) e per l’epico ritorno sul palco dei Prozac+ che, a vent’anni dall’uscita di “Acido Acida”, hanno commosso e fatto pogare almeno tre generazioni di fan.
I palchi Havaianas e Mi Fai hanno sbalordito tutti con una ventata di freschezza grazie alle “new entry“ della scena indie, come Masamasa, con l’energia dei Coma Cose, passando per Galeffi e l’emozione di Frah Quintale, fino ad arrivare all’esordio live di Hotel Califano del battistiano Leo Pari e all’eleganza di Maria Antonietta. Sono tanti gli artisti che hanno regalato emozioni con la loro presenza, forse troppi per parlare di tutti in un solo articolo con l’attenzione che meriterebbero.
L’anno delle sorprese. La strepitosa line up non era abbastanza per questo festival. E’ stato l’anno delle sorprese, con il sopracitato Calcutta, gli Shazami di Russo e Mandelli, i trapper Ketama e Pretty Solero, Giorgio Poi ed il minishow dei Selton.
Un festival che guarda all’ oggi, strizzando l’occhio al passato.
Il Mi Ami può essere visto come lo specchio dell’odierna cultura musicale italiana, che ha attinto da 40 anni di cantautorato contaminandoli con ventate di novità, anche estere. Niente che non si sia già visto, direbbero alcuni. Senza dubbio era da tempo che non si vedeva una tale aggregazione giovanile, una spinta così forte verso la naturalezza e la vicinanza alla musica, a prescindere dai vari generi o gusti.
I veri protagonisti? I giovani.
“Il MI AMI ha un pubblico bellissimo, curioso, educato, gentile e rispettoso. Capace di superare con un sorriso quei piccoli disagi e le inevitabili code che un evento così grande porta con sé. Davvero la meglio gioventù”.
Queste le parole di Stefano Bottura, la chiosa perfetta per questi due giorni indimenticabili.
Perché è vero, quello là fuori è un mondo cane, ma al Mi Ami possiamo ancora farci gli affari nostri.